Rime (Andreini)/Sonetto LVII
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Isabella Andreini - Rime (1601)
Sonetto LVII
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SONETTO LVII.
S
E da le Sfere, onde ’l valor prendeste Donna, e ’l bel guardo alteramente humile
Tolt’eguale havess’io canoro stile
Vostra lode per me forse udireste.
Ma l’alte doti, e le bellezze honeste
Gradito ardor d’ogni anima gentile
Potrieno haver terreno carme à vile,
Che sol degno è di lor canto celeste.
Dunque bella d’Heroe figlia, e consorte
Quel, ch’io non posso, e che pur dir vorrei
Risuonino per me l’eterne Rote.
Chi vi diè la virtù spiegar la puote.
Hor dica ’l Cielo in chiare voci, e scorte
Non luce in me quel, che non splende in lei.