Rime (Andreini)/Sonetto LVII

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Sonetto LVII

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SONETTO LVII.


S
E da le Sfere, onde ’l valor prendeste

Donna, e ’l bel guardo alteramente humile
     Tolt’eguale havess’io canoro stile
     Vostra lode per me forse udireste.
Ma l’alte doti, e le bellezze honeste
     Gradito ardor d’ogni anima gentile
     Potrieno haver terreno carme à vile,
     Che sol degno è di lor canto celeste.
Dunque bella d’Heroe figlia, e consorte
     Quel, ch’io non posso, e che pur dir vorrei
     Risuonino per me l’eterne Rote.
Chi vi diè la virtù spiegar la puote.
     Hor dica ’l Cielo in chiare voci, e scorte
     Non luce in me quel, che non splende in lei.