Rime (Berni)/LXXII. Capitolo secondo alla sua innamorata

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LXXII. Capitolo secondo alla sua innamorata

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Francesco Berni - Rime (XVI secolo)
LXXII. Capitolo secondo alla sua innamorata
LXXI. Capitolo primo alla sua innamorata LXXIII.


Tu se’ disposta pur ch’io mora affatto,
prima che tu mi voglia soccorrire,
3e farmi andar in frega com’un gatto;
  
ma se per tuo amor ho a morire,
io t’entrarò col mio spirito adosso
6e sfamarommi inanzi al mio uscire.
  
E’ non ti varrà dir: "Non vo’; non posso":
cacciato ch’io t’avrò il mio spirto drento,
9non t’avedrai che ’l corpo sarà grosso.
  
Al tuo dispetto anche sarò contento,
e mi starò nel tuo ventre a sguazzare,
12come se fussi proprio l’argumento.
  
Se’ preti mi vorranno discacciare,
non curarò minaccie né scongiuri:
15ti so dir, avranno agio di gracchiare.
  
Quando avran visto ch’io non me ne curi,
crederanno che sia qualche malìa,
18presa a mangiar gli scaffi troppo duri,
  
e chi dirà che venghi da pazzia;
così alla fin non mi daranno impaccio
21e caverommi la mia fantasia.
  
Ma s’io piglio coi denti quel coraccio,
io gli darò de’ morsi come cane
24e insegnarògli ad esser sì crudaccio.
  
Tel dico, ve’, mi amazzarò domane,
per venir presto con teco a dormire;
27et intrarotti dove t’esce il pane.
  
Sì che vedi or se tu ti puoi pentire:
io ti do tempo sol per tutta sera;
30altramente, diman mi vo’ morire.
  
Non esser, come suoli, cruda e fiera,
perché, s’io ci mettessi poi le mani,
33ti faria far qualche strania matera.
  
Farotti far certi visacci strani
che, specchiandoti, avrai maggior paura
36che non ebbe Atteon in mezzo a’ cani.
  
Se tu provassi ben la mia natura,
tu teneresti via di contentarmi
39e non saresti contra me sì dura.
  
In fine son disposto d’amazzarmi,
perché ti voglio ’n corpo un tratto intrare,
42ch’altro modo non ho da vendicarmi.
  
S’io v’entro, i’ ti vo’ tanto tribulare!
Io uscirò poi per casa la notte
45e ciò che trovarò ti vo’ spezzare.
  
Quand’io t’avrò tutte le veste rotte,
io ti farò ancor maggior dispetto,
48e caverotti il cìpol dalla botte,
  
e levarotti il pannel di sul letto,
e ti farò mostrar quell’infernaccio
51ov’entra et esce ’l diavol maladetto:
  
darotti tanto affanno e tant’impaccio
che non sarai mai più per aver bene,
54s’io non mi scioglio di questo legaccio.
  
Sì che, stu vuoi uscir d’affanni e pene
e se non vuoi diventar spiritata,
57accordarti con meco ti conviene.
  
Ma io ti veggio star tant’ostinata
e non aver pietà de’ miei gran guai,
60ch’è forza farti andar co i panni alzata
  
e di farti mostrar quel che tu hai.