Rime (Dante)/LXXX - Voi che savete ragionar d'Amore

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LXXX - Voi che savete ragionar d'Amore

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Dante Alighieri - Rime (XIII secolo)
LXXX - Voi che savete ragionar d'Amore
LXXIX - Voi che 'ntendendo il terzo ciel movete LXXXI - Amor che ne la mente mi ragiona
Rime allegoriche e dottrinali

 
Voi che savete ragionar d’Amore,
udite la ballata mia pietosa,
che parla d’una donna disdegnosa,
la qual m’ha tolto il cor per suo valore.
5Tanto disdegna qualunque la mira,

che fa chinare gli occhi di paura,
però che intorno a’ suoi sempre si gira
d’ogni crudelitate una pintura;
ma dentro portan la dolze figura
10ch’a l’anima gentil fa dir: "Merzede!",

sì vertuosa, che quando si vede,
trae li sospiri altrui fora del core.
Par ch’ella dica: "Io non sarò umile
verso d’alcun che ne li occhi mi guardi,
15ch’io ci porto entro quel segnor gentile

che m’ha fatto sentir de li suoi dardi".
E certo i’ credo che così li guardi
per vederli per sé quando le piace,
a quella guisa retta donna face
20quando si mira per volere onore.

Io non ispero che mai per pietate
degnasse di guardare un poco altrui,
così è fera donna in sua bieltate
questa che sente Amor negli occhi sui.
25Ma quanto vuol nasconda e guardi lui,

ch’io non veggia talor tanta salute;
però che i miei disiri avran vertute
contra ’l disdegno che mi dà tremore.