Rime (Guittone d'Arezzo)/O benigna, o dolce, o preziosa

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O benigna, o dolce, o preziosa

../Solament'è vertù che debitore ../Ahi, como è ben disorrato nescente IncludiIntestazione 13 settembre 2008 75% poesie

Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
O benigna, o dolce, o preziosa
Solament'è vertù che debitore Ahi, como è ben disorrato nescente


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141

Pel poeta nella sua grande miseria unica speranza e rifugio è la Madonna.


 
     O benigna, o dolce, o preziosa,
o del tutt’amorosa
madre del mio signore e donna mia,
ove fugge, o’ chiama, o’ sperar osa
5l’alma mia bisognosa,
se tu, mia miglior madre, haila ’n obbria?

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Chi, se non tu, misericordiosa,
chi saggia u poderosa,
u degna ’n farmi amore u cortesia?
10Mercé, donque: non più mercé nascosa,
né paia ’n parva cosa,
ché grave ’n abondanza è carestia.
     Né sanaria la mia gran piaga fera
medicina leggera.
15Ma, si tutta sí fera e brutta pare,
sdegneraila sanare?
Chi gran mastro, che non gran piaga chera?
     Se non miseria fusse, ove mostrare
se porea, né laudare
20la pietá tua tanta e sí vera?
Conven dunque misera,
a te, Madonna, miserando orrare.

142

È minor male pensare che Dio non esista, anziché credere che non sia buono.


     Ahi, como è ben disorrato nescente
qual piò tiensi saccente,
se divin giudici’onn’intender crede,
e ciò che lo saver suo non ben sente
5reo stimar mantenente,
unde Dio dice iniquo e perde fede!
     Mira, o superbi’om desconoscente,
se ben te scerne mente,
onne opera d’om, che meglio vede:
10ben male e male ben dice sovente.
Come dunque sí gente
devine schernerai? Pens’ov’è fede.
     Minor mal è pensar non sia Deo
che non pensarlo reo;
15ché como necessaro ello pur sia,
è ch’ello bono sia,;
e se non bono, non Dio. Che dunqu’eo?