Rime (Guittone d'Arezzo)/Sì come no a corpo è malattia

Da Wikisource.
Sì come no a corpo è malattia

../Sì como già dissi anche, alcuna cosa ../O frati miei, voi che disiderate IncludiIntestazione 13 settembre 2008 75% poesie

Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
Sì come no a corpo è malattia
Sì como già dissi anche, alcuna cosa O frati miei, voi che disiderate


[p. 215 modifica]

144

Ogni vizio è veleno, ma nessuno è piú micidiale dell’odio.


     Sí como giá dissi anche, alcuna cosa
non si po dir dannosa,
disorrata, né laida, u’ non peccato;
vivanda tutta, o’ vizio, è venenosa,
5e gioi onni noiosa,
e onni bon, ch’è ’n el, mal è stimato.
     Tutto tanto è rea, quasi gioiosa
onni part’è viziosa,
inver di quello ov’odio è radicato;
10sovente, in vizio catun altro, posa
cosa, ch’è graziosa
a corpo e a podere e cresce stato:
     in vizio d’odio corpo, alma, podere,
agio, poso, piacere,
15padre, filii, amici, terra e regna,
legge e usanza degna,
e temporale ed eternal ben, pere.
     E ’l suo, e i soi, e sé, e Dio desdegna,
e odia om ch’odio tegna:
20e s’alcun vol vantar crescerv’avere,
tegnal, se ’l po tenere:
sol cresce ’nferno, e demon gaudio assegna.

145

L’eresia è allo spirito come la lebbra al corpo.


     Sí come no a corpo è malattia
disorrata né ria,
inver di lebbra, non a spirto è nente
ontosa e perigliosa appo eresia;
5e quanto spirto è via
maggio di corpo, mal fa malamente.

[p. 216 modifica]

Per che nulla prod omo orrato sia
fuggir mai più né pria,
che lui non tocchi error pregio né mente.
10Ahi, che gente gent’om mi sembra stia,
che puro, fedel, bon sia,
se tutto pecca e corre a mal sovente.
     Valent’om dea l’altrui vizio celare
e la vertù laudare;
15e spezialmente po greve scudieri
despregiar cavaleri,
né cavaler baron, né baron ree,
     se tutto ’n vizio alcun sentelo stare.
Come donque biasmare
20pote degno Dio alcun misteri,
rio n’avendo pensieri,
u solacciando, u’ laidir poss’om fee?

146

La ricchezza non appaga e non dá pace.


 
     O frati miei, voi che disiderate
e di gran cor pugnate
in arricchir di van pover riccore,
primamente non poco a Dio peccate,
5se tutto procacciate
for dislealtà e for follore;
e corpo troppo sovente affannate,
e, se talor posate,
tempest’ha dentro, giorn’e notte, core;
10e arricchendo più, non più pagate,
ma, dove più montate,
più pagamento scende e cresce ardore.
E provis’è ciascun, s’è men pag’ora,
e piò travagli e cor’ha
15con molto suo, non già fece col meno;
ond’aver sacco pieno
e voito core, carco è, non aitora.