Rime di Argia Sbolenfi/Libro secondo/A un vaso nuovo di porcellana Ginori
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A UN VASO NUOVO
DI PORCELLANA GINORI
ODE
Andovvi poi lo Vas d’elezione.
DANTE, Inferno, II.
Te non Pandora da l’abisso a gli uomini
recò, nefasto dono
onde il perenne ancor pianto de’ miseri
4sale di Giove a ’l trono,
ma l’arte ti plasmò tra i colli floridi
che a Doccia son ghirlanda
e l’Arno industre che ti vide nascere
8vergine a noi ti manda;
vergine qual su l’alpe inaccessibile
candor di nevi intatte,
qual ne’ chiusi presepi in larghe ciotole
12de le giovenche il latte.
Il labbro immacolato ecco sorridere
veggio curvato in arco,
e, ingordo, ne ’l candor concavo, accogliere
16de’ lombi miei l’incarco.
Ecco il tuo ventre d’un sonoro crepito
ripete il rauco invito
e de le fauci spalancate a ’l fornice
20tardar sembra il convito.
Ahi, ma ’l candor de l’ermellino perdere
omai dovrà ’l tuo smalto!
Triste a tutti è la vita e cose orribili
24vedrai da ’l basso a l’alto.
Udrai ne l’ampia oscurità le raffiche
de l’uragan possente
e sovra te discatenato d’Eolo
28il soffio pestilente,
e piover caldo e grandinar meteore
precipitate al basso
e rimbombar di male olenti fulmini
32lo scoppio ed il fracasso.
Pender biechi vedrai, ne l’aura torbida,
lo Scorpio ed i Gemelli
e incomber sovra te, negri e monoculi,
36Polifemi novelli.
Quanti atroci dolor le umane viscere
celino, allor saprai
e sotto breve foglio in forme ignobili
40deposti in te li avrai.
Così tra breve, maculato il lucido
onor de ’l ventre bianco,
ti sentirai da crepe immonde infrangere
44l’affaticato fianco,
ed un vil sterquilinio avrà le briciole
de le tue membra rotte!...
Crudo è ’l fato e noi donne a te siam simili,
48o chicchera da notte