Rime nuove/Libro IV/Primavere elleniche I

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Libro IV - Ad Alessandro d’Ancona Libro IV - Primavere elleniche II
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LXII.

PRIMAVERE ELLENICHE

(i. eolia)


Lina, brumaio torbido inclina,
Ne l’aër gelido monta la sera:
E a me ne l’anima fiorisce, o Lina,
4La primavera.

In lume roseo, vedi, il nivale
Fedriade vertice sorge e sfavilla,
E di Castalia l’onda vocale
8Mormora e brilla.1

Delfo a’ suoi tripodi chiaro sonanti
Rivoca Apolline co’ nuovi soli,
Con i virginei peana e i canti
12De’ rusignoli.

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Da gl’iperborei lidi al pio suolo
Ei riede, a’ lauri dal pigro gelo:
Due cigni il traggono candidi a volo:
16Sorride il cielo.

Al capo ha l’aurea benda di Giove
Ma nel crin florido l’aura sospira
E con un tremito d’amor gli move
20In man la lira.

D’intorno girano come in leggera
Danza le Cicladi patria del nume,
Da lungi plaudono Cipro e Citera
24Con bianche spume.

E un lieve il séguita pe ’l grande Egeo
Legno, a purpuree vele, canoro:
Armato règgelo per l’onde Alceo
28Dal plettro d’oro.

Saffo dal candido petto anelante
A l’aura ambrosia che dal dio vola,
Dal riso morbido, da l’ondeggiante
32Crin di vïola,2

In mezzo assidesi. Lina, quïeti
I remi pendono: sali il naviglio.
Io, de gli eolii sacri poeti
36Ultimo figlio,

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Io meco traggoti per l’aure achive:
Odi le cetere tinnir: montiamo:
Fuggiam le occidue macchiate rive,
40Dimentichiamo.




Note

  1. [p. 679 modifica]A molti il nivale Fedriade vertice suona ostico. Me ne dispiace: ma è questione di geografia. “Gli altipiani del Parnaso terminano dalla parte di sud in un precipizio alto 2000 piedi che s’inalza a doppio picco chiamato Phaedriades, dalla apparenza sfavillante allora che il sole ci riflette.„ Gugl. Smith. Manuale di geogr. ant., lib. iv cap. xx (trad. ital., Firenze, Barbèra, 1868).
  2. [p. 679 modifica]Da un frammento di Alceo: “Saffo dalle chiome di viola, sublime, dal dolce sorriso„. Ancora nelle strofe iii-iv ho tentato di rifare un passaggio dell’inno di Alceo ad Apolline, il quale doveva essere stupendo, a giudicarne [p. 680 modifica]anche dalla prosa che ce lo conservò disciolto e scolorato. Cfr. Bergk, fragm. 2; Müller, St. d. lett. gr. cap. xiii.