Saggi poetici (Kulmann)/Parte seconda/Il fanciullo e la gru

Da Wikisource.
Parte seconda - Il fanciullo e la gru

../La festa di Pindaro ../Il monumento eroico IncludiIntestazione 24 gennaio 2022 75% Da definire

Parte seconda - La festa di Pindaro Parte seconda - Il monumento eroico
[p. 145 modifica]

IL FANCIULLO E LA GRU


Te cento e cento volte
     Saluto, o gru diletta!
     Da lungo tempo stommi
     Rivolto inverso i monti
     5Meridionali e guardo,
     Se tu, o cara, pur giungi!
     Già della primavera
     Tutti i minori augelli
     Da noi giunti già sono:
     10Lodole, verzellini,
     Rondini, cingallegre,
     Che animano cantando
     La foresta ed i campi.
     Ma tu, perchè tardasti?
     15Scamparo gli altri forse
     Senza la tua saputa?...
     Dimmi, diletta grue,
     Dimmi, dove t’alberghi
     Ne’ giorni dell’autunno,
     20Allor che ratta fuggi?
     Perchè nessun di voi
     Più vedesi ne’ campi
     O sulle case nostre
     Nel crudo verno e rio.
     25Di’, forse avete stanza
     Là nelle erranti nubi,
     O su codeste nude
     Cavernose montagne?
     Più volte inchiesta farne
     30Volli alla rondinella,
     Che sotto il tetto nostro
     Il suo nido sospese.
     Ma non v’ha un sol momento
     Ch’ella stiasi in riposo.
     35Tutto il giorno volando,
     Ora ella porta un fiocco
     Di lana, or un’erbetta,
     Or un pochin di musco,
     Che insiem riunisce e adatta
     40Coll’indefesso becco,
     Ed io la rondinella
     Stogliere non voleva
     Dal fervido lavoro.
     Alfin che mai poteva
     45Dirmi la meschinella?
     Tu, che lo puoi, spiegami
     Ciò che saper vorrei.
     Cheto starommi e attento.

La Gru

Il vendemmiar compito,
     50Allor che già le smorte
     Foglie della foresta
     Cadono sparse al suolo,
     E che de’ venti il soffio
     Più freddo il verno annunzia
     55E non lontana neve;
     Là su quel monticello
     Tutte raccolte in cerchio
     Alto battendo l’ali
     E con acuto strido,
     60Ad un segnal del duce
     Librate a vol scorriamo
     I vasti piani e i monti,
     E notte e dì volando
     L’ottavo Sol ne trova
     65Al vasto mare in riva.
     Che sia tu il mar lo sai?

[p. 146 modifica]


Il Fanciullo
Nol so; dimmelo, prego!

La Gru

Tu vedi, questa valle
     Rinchiusa d’ogni lato
     70È da scoscesi monti;
     E voi, nel di lei fondo
     Assisi state quasi
     In una larga tina.
     Ebben, là, da quel monte
     75Discendono due rivi
     Che, dopo breve corso,
     Unendo le lor acque,
     Formano quel laghetto.
     Immagina ruscelli,
     80Che nella valle cadono
     Anche dagli altri monti;
     Non è vero, che tosto
     Tutta la vostra valle
     Saria coperta d’acqua?

Il Fanciullo

85Ahi! ahi, grue diletta?
     Ahimè, salvami! temo!
     Ecco già vedo l’acqua
     Venire furibonda,
     E strascinarmi seco!

La Gru

90Oh non temer, fanciullo!
     Non havvi acqua nè rivi.
     Acchétati, carino!...
     Ebbene, tale e molto
     Più grande ancora è ’l mare.
     95E noi lo traversiamo
     Senza timore alcuno.
     E tosto innanzi agli occhi
     Immensurabil mostrasi
     Bellissima vallea,
     100Donde ben sette fiumi
     Che strepitosi sboccano,
     Van serpeggiando a correre
     Nel mar che attraversiamo.
In questa valle noi
     105Ritroviamo la state.
     Là tosto ci annidiamo
     In vetta a monti altissimi,
     Il di cui piede ingombra
     Immenso e largo spazio;
     110Ma nell’alzarsi, poi
     A grado a grado stringonsi
     Così che le lor cime
     Altissime, orgogliose,
     Nelle nubi s’ascondono.

115Là ritroviam pur anco
     Quel maestoso augello
     Della stirpe de’ cigni:
     Il vago Fenicoptero,
     Cui le purpuree penne
     120Ornano il collo e il petto.

E poi che i nati nostri
     Forza al volar trovaro,
     Noi pronti attraversiamo
     Di nuovo il vasto mare;
     125E ritorniamo lieti
     A queste valli vostre,
     Ben spesso accompagnati
     Dal vago Fenicoptero.

Il Fanciullo

Grazie ti rendo, o cara,
     130Per ciò che mi dicesti!
     E chi suppor potea
     Tant’e sì belle cose,
     Che tu veder potesti,
     O gru, cogli occhi tuoi?

[p. 147 modifica]

     135Finor io supponeva,
     Che gli scoscesi monti,
     Che chiudono d’intorno
     Qual mura, nostra valle,
     Fosser del ciel sostegno
     140E limiti del mondo;
     Che dietro a lor non fosse
     Sol ch’atra notte e nera;
     Che in cima a questi monti
     Sua stanza il sole avesse
     145Colla luna e la prole,
     Le pargolette stelle;
     Che ’l dì le stelle chete
     Dormano fra le nubi,
     E che di notte fulgide
     150Seguano l’alma luna
     Ne’ vasti eterei campi,
     Quali i fanciulli seguono
     Vacillanti la madre.
     Io mi dicea più volte:
     155«Allor che adulto io sia,
     Ascenderò que’ monti,
     E forse le stelluzze
     Sorprenderò dormenti
     Nelle lor variopinte
     160Aeree liete cune.»