Sentenza Tribunale penale di Perugia - Vicenda Federconsorzi/3

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- Il commissariamento non forma direttamente oggetto delle imputazioni su cui verte il presente processo, costituendo se mai, secondo la terminologia dei processualcivilisti, un fatto secondario: ma rappresenta, nondimeno, uno dei punti più oscuri dell’intera vicenda. Un ente che fino ad allora aveva goduto di fiducia pressoché illimitata, che disponeva ancora di linee di credito e stava per ottenere nuovi finanziamenti e che soprattutto aveva operato all’unisono con il partito di maggioranza relativa, veniva improvvisamente additato come un gigante dai piedi d’argilla.

Il decreto del Ministro Goria non si limitava a dar atto di un irregolare funzionamento, ma segnalava uno “stato di persistente squilibrio economico e finanziario”, così platealmente creando le condizioni perché nel ceto creditorio si manifestasse il più vivo allarme. Una simile iniziativa, proveniente da un uomo tanto esperto, non può essere altrimenti interpretata che come un clamoroso segno di discontinuità.

Quali che fossero state le strategie del Ministro, certo è che da quel momento in poi la storia di Federconsorzi non sarebbe più potuta essere la stessa.

Può al riguardo ipotizzarsi che si fosse voluto con una cura drastica impiantare un nuovo sistema di ausilio all’agricoltura, molto più leggero, basato sull’intermediazione, piuttosto che sull’acquisto e la vendita diretta dei prodotti e sull’assunzione degli oneri finanziari dei consorzi agrari.

Ma potrebbe anche supporsi che, al di là delle apparenze, il Ministro intendesse privilegiare un nuovo progetto agro-industriale a scapito del modello tradizionale di agricoltura. In ogni caso dalla data del commissariamento scattarono le contromisure delle banche: immediatamente furono revocati i fidi e, com’è ovvio, naufragò l’istruttoria in corso per il nuovo finanziamento del Credito Italiano.

Non è risultato con certezza che il Ministro avesse già preso accordi con gli istituti bancari, anche se da parte di taluno si è genericamente ipotizzato che ciò fosse avvenuto . Ed in effetti appare talmente ingenuo immaginare che un uomo politico particolarmente esperto potesse aver adottato una misura così drastica senza qualche previo coinvolgimento degli istituti di credito, da far apparire la circostanza inverosimile.

Di certo v’è che il Ministro si consultò con il prof. Capaldo, esponente di primissimo piano del mondo finanziario e bancario, il quale, nel confermare la circostanza, ha sostenuto di aver consigliato a Goria di disporre per intanto solo un’ispezione.

Da altre fonti si è inoltre appreso che il Capaldo avrebbe manifestato perplessità di fronte al fatto compiuto di un commissariamento non previamente concertato con gli istituti bancari. Ma è anche singolare che, dopo essersi consultato con il predetto, il Ministro ne avesse di fatto seguito il suggerimento, disponendo un mero simulacro di ispezione (l’invio del Della Valle e del Dezzani), per poi arrivare comunque al commissariamento nel volgere di pochi giorni .

Del resto non sempre ciò che appare, corrisponde perfettamente a ciò che è.