Sonetti (Raffaello)/VI

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VI

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V


 
Come la veggo e chiara sta nel core
tua gran bellezza, il mio pennello franco
non è in pingere egual e viene manco,
4perché debol riman per forte amore.

Sì mi tormenta lo infinito ardore.
Il volto roseo, il seno colmo e bianco,
con lo rotondo delicato fianco,
8ha di vaghezza che abbaglia di splendore.

L’insieme allo pensier tutto commosse,
che atto non fe’ il saper; perciò nemica
11fece la man che al ben ritrar non mosse.

Ognor fisso studiar in dolce amica
quella beltà che ciel credea sol fosse,
14fia che il desiar compirà la mia fatica.


FINE


Note

  1. Questo sonetto è quasi di sicuro apocrifo.