Pagina:Poesie varie (Pascoli).djvu/69: differenze tra le versioni
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<poem>Due volte appari candida e vermiglia |
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(e dal tuo roseo pullula una stella |
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come una perla della sua conchiglia). |
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Alba, tu sorgi e attendi il tuo signore |
Alba, tu sorgi e attendi il tuo signore |
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al varco |
al varco orïental, fin ch’ei si levi; |
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e bianca tremi al mattutino gelo: |
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ma poi ch’e’ surse, un subito timore |
ma poi ch’e’ surse, un subito timore |
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di sua beltà ti caccia sì, che in lievi |
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passi di luce tutto corri il cielo. |
passi di luce tutto corri il cielo. |
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Non le gemme cader lascia il tuo velo, |
Non le gemme cader lascia il tuo velo, |
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che par ch’a terra il tintinnìo se n’oda? |
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La bella dalle braccia mie si snoda, |
La bella dalle braccia mie si snoda, |
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e con man vela le ridenti ciglia. |
{{R|47}}e con man vela le ridenti ciglia. |
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Sera, dell’ombra al termine egli sale |
Sera, dell’ombra al termine egli sale |
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il navicello d’oro, e infine ha posa |
il navicello d’oro, e infine ha posa |
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veleggiando a sue piagge erme e lontane: |
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tu lesta accorsa al balzo occidentale, |
tu lesta accorsa al balzo occidentale, |
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tese invano le tue braccia di rosa, |
{{R|52}}tese invano le tue braccia di rosa, |
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ti getti nelle pallide fiumane. |
ti getti nelle pallide fiumane. |
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E tutto dorme; il mar sonnecchia: piane |
E tutto dorme; il mar sonnecchia: piane |
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gemono l’acque, tremano le foglie. |
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La bella nelle braccia sue m’accoglie, |
La bella nelle braccia sue m’accoglie, |
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e il dolce nido, come suol, pispiglia.</poem> |
{{R|57}}e il dolce nido, come suol, pispiglia.</poem> |
Versione delle 18:12, 6 nov 2012
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1872-1880 | 47 |
crepuscolo
Due volte appari candida e vermiglia
nel cielo che di te si rinnovella:
(e dal tuo roseo pullula una stella
37come una perla della sua conchiglia).
Alba, tu sorgi e attendi il tuo signore
al varco orïental, fin ch’ei si levi;
e bianca tremi al mattutino gelo:
ma poi ch’e’ surse, un subito timore
42di sua beltà ti caccia sì, che in lievi
passi di luce tutto corri il cielo.
Non le gemme cader lascia il tuo velo,
che par ch’a terra il tintinnìo se n’oda?
La bella dalle braccia mie si snoda,
47e con man vela le ridenti ciglia.
Sera, dell’ombra al termine egli sale
il navicello d’oro, e infine ha posa
veleggiando a sue piagge erme e lontane:
tu lesta accorsa al balzo occidentale,
52tese invano le tue braccia di rosa,
ti getti nelle pallide fiumane.
E tutto dorme; il mar sonnecchia: piane
gemono l’acque, tremano le foglie.
La bella nelle braccia sue m’accoglie,
57e il dolce nido, come suol, pispiglia.