Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/367: differenze tra le versioni

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{{Pt|fo|Delfo}} e a Corinto v’avean pubbliche gare di pittura, alle quali destinati erano i giudici stabiliti al tempo di {{Sc|Fidia}}<ref>{{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plin.}} ''lib. 35. cap. 9. sect. 35.''</ref>. I primi a concorrervi furono {{Sc|Paneo}}, fratello, o come altri vogliono, figlio d’una forella di {{Sc|Fidia}}<ref>{{AutoreCitato|Strabone|Strab.}} ''lib. 8. pag. 543. princ.''</ref>, e {{Sc|Timagora}} di Calci, il quale riportò il premio. A tai giudici si presentò {{Sc|Aezione}} colle sue nozze di Alessandro e Rossane; e ’l presidente di quel tribunale, il quale pronunziò la sentenza, per onorarlo gli diede la sua propria figlia in isposa<ref>{{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Lucian.}} ''Herod. cap. 5. §. 65. op. Tom. I. pag. 834.'' </ref>. Ed è qui da osservarsi che que’ giudici non si lasciavano già acciecare dalla celebrità del nome, a segno di posporre a questa il vero merito e l’equità; imperocché a Samo, nel concorso del quadro che rappresentava il giudizio sulle armi d’Achille, {{Sc|Parrasio}} fu posposto a {{Sc|Timante}}.
{{Pt|fo|Delfo}} e a Corinto v’avean pubbliche gare di pittura, alle quali destinati erano i giudici stabiliti al tempo di {{Sc|Fidia}}<ref>{{AutoreCitato|Gaio Plinio Secondo|Plin.}} ''lib. 35. cap. 9. sect. 35.''</ref>. I primi a concorrervi furono {{Sc|Paneo}}, fratello, o come altri vogliono, figlio d’una forella di {{Sc|Fidia}}<ref>{{AutoreCitato|Strabone|Strab.}} ''lib. 8. pag. 543. princ.''</ref>, e {{Sc|Timagora}} di Calci, il quale riportò il premio. A tai giudici si presentò {{Sc|Aezione}} colle sue nozze di Alessandro e Rossane; e ’l presidente di quel tribunale, il quale pronunziò la sentenza, per onorarlo gli diede la sua propria figlia in isposa<ref>{{AutoreCitato|Luciano di Samosata|Lucian.}} ''Herod. cap. 5. §. 65. op. Tom. I. pag. 834.'' </ref>. Ed è qui da osservarsi che que’ giudici non si lasciavano già acciecare dalla celebrità del nome, a segno di posporre a questa il vero merito e l’equità; imperocché a Samo, nel concorso del quadro che rappresentava il giudizio sulle armi d’Achille, {{Sc|Parrasio}} fu posposto a {{Sc|Timante}}.


§. 23. Non erano que’ giudici semplici amatori, ma conoscitori intelligenti, poiché ne’ bei tempi della Grecia la gioventù veniva istruita al tempo stesso nella filosofia e nelle arti. {{AutoreCitato|Platone|Platone}} imparava il disegno insieme alle più sublimi scienze<ref>{{AutoreCitato|Diogene Laerzio|Diog. Laert.}} ''Plat. lib. 3. segm. 5''. [ {{AutoreCitato|Apuleio|Apulejo}} ''De hab. doctr. Plat. cap. 4. op. Tom. {{Sc|iI}}. pag. 568''.</ref>, e ciò faceasi, siccome osserva {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}}<ref>{{AutoreCitato|Aristotele|Arist.}} ''De Rep. lib. 8. c. 3. in fine, oper. Tom. {{Sc|iiI}}. pag. 604''.</ref>, affinché la gioventù si rendesse capace così di ben conoscere e ben giudicare il bello ({{greco}} '''ὅτι ποιεὶ θεωρητικον τοῦ περὶ τὰ σώματα κάλλους''').
§. 23. Non erano que’ giudici semplici amatori, ma conoscitori intelligenti, poiché ne’ bei tempi della Grecia la gioventù veniva istruita al tempo stesso nella filosofia e nelle arti. {{AutoreCitato|Platone|Platone}} imparava il disegno insieme alle più sublimi scienze<ref>{{AutoreCitato|Diogene Laerzio|Diog. Laert.}} ''Plat. lib. 3. segm. 5''. [ {{AutoreCitato|Apuleio|Apulejo}} ''De hab. doctr. Plat. cap. 4. op. Tom. {{Sc|iI}}. pag. 568''.</ref>, e ciò faceasi, siccome osserva {{AutoreCitato|Aristotele|Aristotele}}<ref>{{AutoreCitato|Aristotele|Arist.}} ''De Rep. lib. 8. c. 3. in fine, oper. Tom. {{Sc|iiI}}. pag. 604''.</ref>, affinché la gioventù si rendesse capace così di ben conoscere e ben giudicare il bello ({{Greco da controllare}} '''ὅτι ποιεὶ θεωρητικον τοῦ περὶ τὰ σώματα κάλλους''').


§. 24. Gli artisti per tanto lavoravano per immortalarsi, e tali ricevevano ricompense alle opere loro, che mettevansi in istato d’essere nell’esercizio dell’arte superiori ad ogni mira di guadagno, siccome sappiamo di {{Sc|Polignoto}}, il quale dipinse senza alcuna mercede il Pecile d’Atene<ref>Plut. ''in Cym. op. Tom. I. p. 4S1. A.''</ref>: e sembra che lo stesso abbia fatto riguardo ad un pubblico edifizio di Delfo, ove rappresentata avea la presa di Troja<ref>{{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 10. cap. 25. pag. 819''.</ref>;<ref follow="pagina366">procedesse da’ giudici nel coronare i vincitori ne’ giuochi e ne’ combattimenti.</ref>
§. 24. Gli artisti per tanto lavoravano per immortalarsi, e tali ricevevano ricompense alle opere loro, che mettevansi in istato d’essere nell’esercizio dell’arte superiori ad ogni mira di guadagno, siccome sappiamo di {{Sc|Polignoto}}, il quale dipinse senza alcuna mercede il Pecile d’Atene<ref>Plut. ''in Cym. op. Tom. I. p. 4S1. A.''</ref>: e sembra che lo stesso abbia fatto riguardo ad un pubblico edifizio di Delfo, ove rappresentata avea la presa di Troja<ref>{{AutoreCitato|Pausania|Paus.}} ''lib. 10. cap. 25. pag. 819''.</ref>;<ref follow="pagina366">procedesse da’ giudici nel coronare i vincitori ne’ giuochi e ne’ combattimenti.</ref>

Versione delle 23:12, 17 set 2015



p r e s s o   i   G r e c i , ec. 257


fo e a Corinto v’avean pubbliche gare di pittura, alle quali destinati erano i giudici stabiliti al tempo di Fidia1. I primi a concorrervi furono Paneo, fratello, o come altri vogliono, figlio d’una forella di Fidia2, e Timagora di Calci, il quale riportò il premio. A tai giudici si presentò Aezione colle sue nozze di Alessandro e Rossane; e ’l presidente di quel tribunale, il quale pronunziò la sentenza, per onorarlo gli diede la sua propria figlia in isposa3. Ed è qui da osservarsi che que’ giudici non si lasciavano già acciecare dalla celebrità del nome, a segno di posporre a questa il vero merito e l’equità; imperocché a Samo, nel concorso del quadro che rappresentava il giudizio sulle armi d’Achille, Parrasio fu posposto a Timante.

§. 23. Non erano que’ giudici semplici amatori, ma conoscitori intelligenti, poiché ne’ bei tempi della Grecia la gioventù veniva istruita al tempo stesso nella filosofia e nelle arti. Platone imparava il disegno insieme alle più sublimi scienze4, e ciò faceasi, siccome osserva Aristotele5, affinché la gioventù si rendesse capace così di ben conoscere e ben giudicare il bello ([testo greco] ὅτι ποιεὶ θεωρητικον τοῦ περὶ τὰ σώματα κάλλους).

§. 24. Gli artisti per tanto lavoravano per immortalarsi, e tali ricevevano ricompense alle opere loro, che mettevansi in istato d’essere nell’esercizio dell’arte superiori ad ogni mira di guadagno, siccome sappiamo di Polignoto, il quale dipinse senza alcuna mercede il Pecile d’Atene6: e sembra che lo stesso abbia fatto riguardo ad un pubblico edifizio di Delfo, ove rappresentata avea la presa di Troja7;

Tom. I. K k per


    procedesse da’ giudici nel coronare i vincitori ne’ giuochi e ne’ combattimenti.

  1. Plin. lib. 35. cap. 9. sect. 35.
  2. Strab. lib. 8. pag. 543. princ.
  3. Lucian. Herod. cap. 5. §. 65. op. Tom. I. pag. 834.
  4. Diog. Laert. Plat. lib. 3. segm. 5. [ Apulejo De hab. doctr. Plat. cap. 4. op. Tom. iI. pag. 568.
  5. Arist. De Rep. lib. 8. c. 3. in fine, oper. Tom. iiI. pag. 604.
  6. Plut. in Cym. op. Tom. I. p. 4S1. A.
  7. Paus. lib. 10. cap. 25. pag. 819.