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ho l’onore che di stare in vita m’era cagione. Giá mai non avverrá che persona mi mostri a dito o sugli occhi mi dica: — Ecco gentil fanciulla ch’è diventata puttana e la sua famiglia ha svergognato, che se avesse intelletto si deveria nascondere. — Non vo’ che a nessuno dei miei mai rinfacciato sia, che io volontariamente abbia al cameriero compiaciuto. Il fine mio fará a tutto il mondo manifesto e dará certissima fede che, se il corpo mi fu per forza violato, che sempre l’animo mi restò libero. Queste poche parole v’ho voluto dire a ciò che ai dui miei miseri parenti possiate il tutto riferire, assicurandoli che in me mai non fu consentimento di compiacere al disonesto appetito del cameriero. Rimanetevi in pace. — Detto questo, ella uscí fuori e andava di lungo verso Oglio, e la sua picciola sorella dietro la seguiva piangendo, né sapendo di che. Come Giulia arrivò al fiume, cosí col capo avanti nel profondo de l’Oglio si lanciò. Quivi al pianto de la sorella che gli stridi mandava sino al cielo corsero molti, ma tardi, perciò che Giulia, che volontariamente dentro il fiume s’era gettata per annegarsi, in un tratto se stessa abbandonando vi s’affogò. Il signor vescovo e madama, udito il miserabil accidente, la fecero pescare. In questo il cameriero, chiamato a sé lo staffiero, se ne fuggí. Fu il corpo ritrovato, e divolgatasi la cagione per che s’era affogata, fu con universal pianto di tutte le donne ed anco degli uomini del paese con molte lagrime onorata. L’illustrissimo e reverendissimo signor vescovo la fece su la piazza, non si potendo in sacrato seppellire, in un deposito mettere che ancora v’è, deliberando seppellirla in un sepolcro di bronzo e quello far porre su quella colonna di marmo ch’in piazza ancor veder si puote. E in vero per mio giudicio, quale egli si sia, questa nostra Giulia non minor lode merita, che meriti Lucrezia romana; e forse, se il tutto ben si considera, ella deve esser preposta a la romana. Solo si può la natura accusare che a sí magnanimo e generoso spirito come Giulia ebbe non diede nascimento piú nobile. Ma assai nobile è tenuto chi è de la vertú amico e chi l’onore a tutte le cose del mondo prepone. |
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PARTE PRIMA |
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ho l'onore che di stare in vita m'era cagione. Già mai non av¬ |
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gentil fanciulla eh'è diventata puttana e la sua famiglia ha svergo¬ |
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gnato, che se avesse intelletto si deveria nascondere. — Non vo’ |
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che a nessuno dei miei mai rinfacciato sia, che io volontaria¬ |
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mente abbia al cameriero compiaciuto. Il fine mio farà a tutto |
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il mondo manifesto e darà certissima fede che, se il corpo mi |
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fu per forza violato, che sempre l’animo mi restò libero. Queste |
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poche parole v’ho voluto dire a ciò che ai dui miei miseri |
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parenti possiate il tutto riferire, assicurandoli che in me mai non |
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fu consentimento di compiacere al disonesto appetito del came¬ |
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riero. Rimanetevi in pace. — Detto questo, ella usci fuori e andava |
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di lungo verso Oglio, e la sua picciola sorella dietro la seguiva |
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piangendo, né sapendo di che. Come Giulia arrivò al fiume, cosi |
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col capo avanti nel profondo de l’Oglio si lanciò. Quivi al pianto |
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de la sorella che gli stridi mandava sino al cielo corsero molti, |
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ma tardi, perciò che Giulia, che volontariamente dentro il fiume |
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s’era gettata per annegarsi, in un tratto se stessa abbandonando |
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vi s’affogò. Il signor vescovo e madama, udito il miserabil ac¬ |
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cidente, la fecero pescare. In questo il cameriero, chiamato a |
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sé lo staffiero, se ne fuggi. Fu il corpo ritrovato, e divolgatasi |
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la cagione per che s’era affogata, fu con universal pianto di |
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tutte le donne ed anco degli uomini del paese con molte lagrime |
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onorata. L’illustrissimo e reverendissimo signor vescovo la fece |
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su la piazza, non si potendo in sacrato seppellire, in un depo¬ |
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sito mettere che ancora v’è, deliberando seppellirla in un sepolcro |
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di bronzo e quello far porre su quella colonna di marmo eh’in |
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piazza ancor veder si puote. E in vero per mio giudicio, quale |
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egli si sia, questa nostra Giulia non minor lode merita, che |
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meriti Lucrezia romana; e forse, se il tutto ben si considera, |
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ella deve esser preposta a la romana. Solo si può la natura ac¬ |
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cusare che a si magnanimo e generoso spirito come Giulia ebbe |
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non diede nascimento più nobile. Ma assai nobile è tenuto chi |
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è de la vertù amico e chi l’onore a tutte le cose del mondo |
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prepone. |
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ho l’onore che di stare in vita m’era cagione. Giá mai non avverrá che persona mi mostri a dito o sugli occhi mi dica: — Ecco gentil fanciulla ch’è diventata puttana e la sua famiglia ha svergognato, che se avesse intelletto si deveria nascondere. — Non vo’ che a nessuno dei miei mai rinfacciato sia, che io volontariamente abbia al cameriero compiaciuto. Il fine mio fará a tutto il mondo manifesto e dará certissima fede che, se il corpo mi fu per forza violato, che sempre l’animo mi restò libero. Queste poche parole v’ho voluto dire a ciò che ai dui miei miseri parenti possiate il tutto riferire, assicurandoli che in me mai non fu consentimento di compiacere al disonesto appetito del cameriero. Rimanetevi in pace. — Detto questo, ella uscí fuori e andava di lungo verso Oglio, e la sua picciola sorella dietro la seguiva piangendo, né sapendo di che. Come Giulia arrivò al fiume, cosí col capo avanti nel profondo de l’Oglio si lanciò. Quivi al pianto de la sorella che gli stridi mandava sino al cielo corsero molti, ma tardi, perciò che Giulia, che volontariamente dentro il fiume s’era gettata per annegarsi, in un tratto se stessa abbandonando vi s’affogò. Il signor vescovo e madama, udito il miserabil accidente, la fecero pescare. In questo il cameriero, chiamato a sé lo staffiero, se ne fuggí. Fu il corpo ritrovato, e divolgatasi la cagione per che s’era affogata, fu con universal pianto di tutte le donne ed anco degli uomini del paese con molte lagrime onorata. L’illustrissimo e reverendissimo signor vescovo la fece su la piazza, non si potendo in sacrato seppellire, in un deposito mettere che ancora v’è, deliberando seppellirla in un sepolcro di bronzo e quello far porre su quella colonna di marmo ch’in piazza ancor veder si puote. E in vero per mio giudicio, quale egli si sia, questa nostra Giulia non minor lode merita, che meriti Lucrezia romana; e forse, se il tutto ben si considera, ella deve esser preposta a la romana. Solo si può la natura accusare che a sí magnanimo e generoso spirito come Giulia ebbe non diede nascimento piú nobile. Ma assai nobile è tenuto chi è de la vertú amico e chi l’onore a tutte le cose del mondo prepone.