Pagina:Negri - Dal profondo.djvu/205: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Phe-bot (discussione | contributi)
Divudi85: split
 
Divudi85 (discussione | contributi)
Stato della paginaStato della pagina
-
Pagine SAL 25%
+
Pagine SAL 75%
Intestazione (non inclusa):Intestazione (non inclusa):
Riga 1: Riga 1:
{{RigaIntestazione||''La martire''|197|riga=si}}
Corpo della pagina (da includere):Corpo della pagina (da includere):
Riga 1: Riga 1:
<nowiki />


<poem>
.... Silenzio.—Ora dormi, con puro
....Silenzio. — Ora dormi, con puro
sorriso. Non temi più nulla.
sorriso. Non temi più nulla.
Il letto ove stai, muta e rigida,
Il letto ove stai, muta e rigida,
somiglia una bara o una culla.
somiglia una bara o una culla.
Qualche stilla diaccia
Qualche stilla diaccia
risgorga, insistente, dal muro.
risgorga, insistente, dal muro.
Aràcnidi lente traversano
Aràcnidi lente traversano
la vôlta. A un pertugio s’affaccia
la vôlta. A un pertugio s’affaccia
lo sbirro dal volto camuso,
lo sbirro dal volto camuso,
e ghigna, battendo il fucile
e ghigna, battendo il fucile
all’uscio.—Il tuo labbro sottile
all’uscio. — Il tuo labbro sottile
all’ansia d’un sogno è dischiuso.
all’ansia d’un sogno è dischiuso.


E i muri si sfasciano, senza
E i muri si sfasciano, senza
romore. La cella si fa
romore. La cella si fa
deserto ai confini di Patria:
deserto ai confini di Patria:
enorme una folla vi sta.
enorme una folla vi sta.
Ti chiamano, i tuoi
Ti chiamano, i tuoi
compagni. In esilio, in demenza,
compagni. In esilio, in demenza,
in ceppi, in agguato, col cappio
in ceppi, in agguato, col cappio
al collo, ti arridono: A noi!...
al collo, ti arridono: A noi!...
</poem>
....
Piè di pagina (non incluso)Piè di pagina (non incluso)
Riga 1: Riga 1:

<references/>

Versione delle 12:51, 28 feb 2018


La martire 197


....Silenzio. — Ora dormi, con puro
sorriso. Non temi più nulla.
Il letto ove stai, muta e rigida,
somiglia una bara o una culla.
Qualche stilla diaccia
risgorga, insistente, dal muro.
Aràcnidi lente traversano
la vôlta. A un pertugio s’affaccia
lo sbirro dal volto camuso,
e ghigna, battendo il fucile
all’uscio. — Il tuo labbro sottile
all’ansia d’un sogno è dischiuso.

E i muri si sfasciano, senza
romore. La cella si fa
deserto ai confini di Patria:
enorme una folla vi sta.
Ti chiamano, i tuoi
compagni. In esilio, in demenza,
in ceppi, in agguato, col cappio
al collo, ti arridono: A noi!...