Pagina:Leopardi - Canti, Starita, Napoli 1835.djvu/39: differenze tra le versioni

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{{R|80}}Signor di Roma. Eri pur vaga, ed eri
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Nella stagion ch’ai dolci sogni invita,
Nella stagion ch’ai dolci sogni invita,
Quaudo il rozzo paterno acciar ti ruppe
Quando il rozzo paterno acciar ti ruppe
Il bianchissimo petto,
Il bianchissimo petto,
E all’Erebo scendesti
E all’Erebo scendesti
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della sorella paolina 33

Qual de’ vetusti eroi
Tra le memorie e il grido
70Crescean di Sparta i figli al greco nome;
Finchè la sposa giovanetta il fido
Brando cingeva al caro lato, e poi
Spandea le negre chiome
Sul corpo esangue e nudo
75Quando e’ reddia nel conservato scudo.

     Virginia, a te la molle
Gota molcea con le celesti dita
Beltade onnipossente, e degli alteri
Disdegni tuoi si sconsolava il folle
80Signor di Roma. Eri pur vaga, ed eri
Nella stagion ch’ai dolci sogni invita,
Quando il rozzo paterno acciar ti ruppe
Il bianchissimo petto,
E all’Erebo scendesti
85Volonterosa. A me disfiori e scioglia
Vecchiezza i membri, o padre; a me s’appresti,
Dicea, la tomba, anzi che l’empio letto
Del tiranno m’accoglia.
E se pur vita e lena
90Roma avrà dal mio sangue, e tu mi svena.

     O generosa, ancora
Che più bello a’ tuoi dì splendesse il sole