Pagina:Sotto il velame.djvu/47: differenze tra le versioni
Bot: modifica fittizia Pywikibot |
|||
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 100% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{RigaIntestazione||{{Sc|La selva oscura}}|25}} |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
dei mortali, per via |
{{Pt|olntà|voolntà}} dei mortali, per via de’ lusinghevoli diletti dell’adolescenza, hanno bisogno di chi le ''diriga''”.<ref>{{TestoCitato|Monarchia/Libro I/Capitolo XVII|De Mon. I 17.}}</ref> Per quel meraviglioso unificatore che è {{AutoreCitato|Dante Alighieri|Dante}}, tutto il mondo umano ha, in certo modo, un’anima sola, e quest’anima, finchè ha sola la potenza sensitiva, deve avere chi ''discerna'' per lei, che ancora non sa: il re, l’imperatore. Se no, ella s’inganna, e quest’inganno fa disviare per sempre il mondo che diventa |
||
⚫ | |||
Per quel meraviglioso unificatore che è Dante, tutto il mondo umano ha, in certo modo, un'anima sola, e quest'anima, finchè ha sola la potenza sensitiva, deve avere chi ''discerna'' per lei, che ancora non sa: il re, I'imperatore. Se no, ella s'inganna, e quest'inganno fa disviare per sempre il mondo che diventa |
|||
⚫ | {{Ni}}E dell’anima in particolare de’ singoli uomini, dice il medesimo:<ref>Conv. IV 24.</ref> “Dà... la buona natura a questa etade (l’adolescenza) quattro cose necessarie all’entrare nella città del ben vivere (''la vera cittade''). La prima si è obbedienza... È dunque da sapere, che siccome quelli che mai non fosse stato in una città, non saprebbe tenere le vie senza insegnamento di colui che l’ha usate, così l’adolescente ch’entra nella selva erronea di questa vita, non saprebbe tenere il buon cammino, se dalli suoi maggiori non gli fosse mostrato. Nè il mostrare varrebbe, se alli loro comandamenti non fosse obbediente; e però fu a questa età necessaria l’obbedienza”. Non ai suoi maggiori, ma a Beatrice disubbidì Dante, quando l’anima sua ancora non discerneva; le disubbidì, dopo che per alcun tempo ella coi suoi occhi giovinetti l’avea menato in dritta parte volto, le disubbidì, quando ella lo rivocava in sogno o altrimenti. E necessariamente entrò ed errò nella selva, perchè, non avendo discrezione, non poteva, senza obbedire a qualcuno, tenere il buon cammino. |
||
⚫ | |||
⚫ | E |
||
Piè di pagina (non incluso) | Piè di pagina (non incluso) | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<references/> |
Versione delle 17:50, 4 apr 2020
Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La selva oscura | 25 |
olntà dei mortali, per via de’ lusinghevoli diletti dell’adolescenza, hanno bisogno di chi le diriga”.1 Per quel meraviglioso unificatore che è Dante, tutto il mondo umano ha, in certo modo, un’anima sola, e quest’anima, finchè ha sola la potenza sensitiva, deve avere chi discerna per lei, che ancora non sa: il re, l’imperatore. Se no, ella s’inganna, e quest’inganno fa disviare per sempre il mondo che diventa
di malizia gravido e coperto.2
E dell’anima in particolare de’ singoli uomini, dice il medesimo:3 “Dà... la buona natura a questa etade (l’adolescenza) quattro cose necessarie all’entrare nella città del ben vivere (la vera cittade). La prima si è obbedienza... È dunque da sapere, che siccome quelli che mai non fosse stato in una città, non saprebbe tenere le vie senza insegnamento di colui che l’ha usate, così l’adolescente ch’entra nella selva erronea di questa vita, non saprebbe tenere il buon cammino, se dalli suoi maggiori non gli fosse mostrato. Nè il mostrare varrebbe, se alli loro comandamenti non fosse obbediente; e però fu a questa età necessaria l’obbedienza”. Non ai suoi maggiori, ma a Beatrice disubbidì Dante, quando l’anima sua ancora non discerneva; le disubbidì, dopo che per alcun tempo ella coi suoi occhi giovinetti l’avea menato in dritta parte volto, le disubbidì, quando ella lo rivocava in sogno o altrimenti. E necessariamente entrò ed errò nella selva, perchè, non avendo discrezione, non poteva, senza obbedire a qualcuno, tenere il buon cammino.
- ↑ De Mon. I 17.
- ↑ Purg. XVI 60.
- ↑ Conv. IV 24.