Vai al contenuto

Eneide (Caro)/Libro undecimo: differenze tra le versioni

Da Wikisource.
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m Riportata alla versione precedente di Francesco Gabrielli
Qualc1 (discussione | contributi)
+ poem, + template R
Riga 12: Riga 12:
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Eneide/Libro decimosecondo
|NomePaginaCapitoloSuccessivo=Eneide/Libro decimosecondo
}}
}}
<poem>
Passò la notte intanto, e già dal mare<br />
Passò la notte intanto, e già dal mare
sorgea l'Aurora. Enea, quantunque il tempo,<br />
sorgea l'Aurora. Enea, quantunque il tempo,
l'officio e la pietà piú lo stringesse<br />
l'officio e la pietà piú lo stringesse
a seppellire i suoi, quantunque offeso<br />
a seppellire i suoi, quantunque offeso
da tante morti il cor funesto avesse;<br />
da tante morti il cor funesto avesse;{{R|5}}
tosto che 'l sole apparve, il vóto sciolse<br />
tosto che 'l sole apparve, il vóto sciolse
de la vittoria. E sovra un picciol colle<br />
de la vittoria. E sovra un picciol colle
tronca de' rami una gran quercia eresse;<br />
tronca de' rami una gran quercia eresse;
de l'armi la rinvolse, e de le spoglie<br />
l'adornò di Mezenzio, e per trofeo<br />
de l'armi la rinvolse, e de le spoglie
l'adornò di Mezenzio, e per trofeo{{R|10}}
a te, gran Marte, dedicolla. In cima<br />
a te, gran Marte, dedicolla. In cima
l'elmo vi pose, e 'n su l'elmo il cimiero,<br />
l'elmo vi pose, e 'n su l'elmo il cimiero,
ancor di polve e d'atro sangue asperso.<br />
ancor di polve e d'atro sangue asperso.
L'aste d'intorno attraversate e rotte<br />
L'aste d'intorno attraversate e rotte
stavan quai secchi rami; e 'l tronco in mezzo<br />
stavan quai secchi rami; e 'l tronco in mezzo{{R|15}}
sostenea la corazza che smagliata<br />
sostenea la corazza che smagliata
e da dodici colpi era trafitta.<br />
e da dodici colpi era trafitta.
Dal manco lato gli pendea lo scudo:<br />
Dal manco lato gli pendea lo scudo:
al destr'omero il brando era attaccato,<br />
al destr'omero il brando era attaccato,
che 'l fodro avea d'avorio e l'else d'oro.<br />
che 'l fodro avea d'avorio e l'else d'oro.{{R|20}}
Indi i suoi duci e le sue genti accolte,<br />
Indi i suoi duci e le sue genti accolte,
che liete gli gridâr vittoria intorno,<br />
che liete gli gridâr vittoria intorno,
in cotal guisa a confortar si diede:<br />
in cotal guisa a confortar si diede:
<br />

«Compagni, il piú s'è fatto. A quel che resta<br />
«Compagni, il piú s'è fatto. A quel che resta
nulla temete. Ecco Mezenzio è morto<br />
nulla temete. Ecco Mezenzio è morto{{R|25}}
per le mie mani, e queste che vedete,<br />
per le mie mani, e queste che vedete,
l'opime spoglie e le primizie sono<br />
l'opime spoglie e le primizie sono
del superbo tiranno. Ora a le mura<br />
del superbo tiranno. Ora a le mura
ce n'andrem di Latino. Ognuno a l'armi<br />
ce n'andrem di Latino. Ognuno a l'armi
s'accinga: ognun s'affidi, e si prometta<br />
s'accinga: ognun s'affidi, e si prometta{{R|30}}
guerra e vittoria. In punto vi mettete,<br />
guerra e vittoria. In punto vi mettete,
ché quando dagli augúri ne s'accenne<br />
ché quando dagli augúri ne s'accenne
di muover campo, e che mestier ne sia<br />
di muover campo, e che mestier ne sia
d'inalberar l'insegne, indugio alcuno<br />
d'inalberar l'insegne, indugio alcuno
non c'impedisca, o 'l dubbio o la paura<br />
non c'impedisca, o 'l dubbio o la paura{{R|35}}
non ci ritardi. In questo mezzo a' morti<br />
non ci ritardi. In questo mezzo a' morti
diam sepoltura, e quel che lor dovuto<br />
diam sepoltura, e quel che lor dovuto
è sol dopo la morte, eterno onore.<br />
è sol dopo la morte, eterno onore.
Itene adunque, e quell'anime chiare<br />
Itene adunque, e quell'anime chiare
che n'han col proprio sangue e con la vita<br />
che n'han col proprio sangue e con la vita{{R|40}}
questa patria acquistata e questo impero,<br />
questa patria acquistata e questo impero,
d'ultimi doni ornate. E primamente<br />
d'ultimi doni ornate. E primamente
al mesto Evandro il figlio si rimandi,<br />
al mesto Evandro il figlio si rimandi,
che, di virtú maturo e d'anni acerbo,<br />
che, di virtú maturo e d'anni acerbo,
cosí n'ha morte indegnamente estinto».<br />
cosí n'ha morte indegnamente estinto».{{R|45}}
<br />

Ciò detto, lagrimando il passo volse<br />
Ciò detto, lagrimando il passo volse
vèr la magione, u' di Pallante il corpo<br />
vèr la magione, u' di Pallante il corpo
dal vecchierello Acete era guardato.<br />
dal vecchierello Acete era guardato.
Era costui già del parrasio Evandro<br />
Era costui già del parrasio Evandro
donzello d'armi; e poscia per compagno<br />
donzello d'armi; e poscia per compagno{{R|50}}
fu (ma non già con sí lieta fortuna)<br />
fu (ma non già con sí lieta fortuna)
dato al suo caro alunno. Avea con lui<br />
dato al suo caro alunno. Avea con lui
d'Arcadi suoi vassalli e di Troiani<br />
d'Arcadi suoi vassalli e di Troiani
una gran turba. Scapigliate e meste<br />
una gran turba. Scapigliate e meste
le donne d'Ilio, sí com'era usanza,<br />
le donne d'Ilio, sí com'era usanza,{{R|55}}
gli piangevano intorno; e non fu prima<br />
gli piangevano intorno; e non fu prima
Enea comparso che le strida e i pianti<br />
Enea comparso che le strida e i pianti
si rinnovaro. Il batter de le mani,<br />
si rinnovaro. Il batter de le mani,
il suon de' petti, e de l'albergo i mugghi<br />
il suon de' petti, e de l'albergo i mugghi
n'andâr fino a le stelle. Ei poi che vide<br />
n'andâr fino a le stelle. Ei poi che vide{{R|60}}
il suo corpo disteso, e 'l bianco volto,<br />
il suo corpo disteso, e 'l bianco volto,
e l'aperta ferita che nel petto<br />
e l'aperta ferita che nel petto
di man di Turno avea larga e profonda,<br />
di man di Turno avea larga e profonda,
lagrimando proruppe: «O miserando<br />
lagrimando proruppe: «O miserando
fanciullo, e che mi val s'amica e destra<br />
fanciullo, e che mi val s'amica e destra{{R|65}}
mi si mostra fortuna? E che m'ha dato,<br />
mi si mostra fortuna? E che m'ha dato,
se te m'ha tolto? Or che, vincendo, ho fatto?<br />
se te m'ha tolto? Or che, vincendo, ho fatto?
Che, regnando, farò, se tu non godi<br />
Che, regnando, farò, se tu non godi
de la vittoria mia, né del mio regno?<br />
de la vittoria mia, né del mio regno?
Ah! non fec'io queste promesse allora<br />
Ah! non fec'io queste promesse allora{{R|70}}
al buon Evandro, ch'a l'acquisto venni<br />
al buon Evandro, ch'a l'acquisto venni
di questo impero. E ben temette il saggio,<br />
di questo impero. E ben temette il saggio,
e ben ne ricordò che duro intoppo,<br />
e ben ne ricordò che duro intoppo,
e d'aspra gente, avremmo. E forse ancora<br />
e d'aspra gente, avremmo. E forse ancora
il meschino or fa vóti e preci e doni<br />
il meschino or fa vóti e preci e doni{{R|75}}
per la nostra salute, e vanamente<br />
per la nostra salute, e vanamente
vittoria s'impromette. E noi con vana<br />
vittoria s'impromette. E noi con vana
pompa gli riportiam questo infelice<br />
pompa gli riportiam questo infelice
giovine di già morto, e di già nulla<br />
giovine di già morto, e di già nulla
piú tenuto a' celesti. Ahi, sconsolato<br />
piú tenuto a' celesti. Ahi, sconsolato{{R|80}}
padre! vedrai tu dunque una sí cruda<br />
padre! vedrai tu dunque una sí cruda
morte del figlio tuo? Questo ritorno,<br />
morte del figlio tuo? Questo ritorno,
questo trionfo ohimè! d'ambi aspettavi?<br />
questo trionfo ohimè! d'ambi aspettavi?
E da me questa fede? Oh pur, Evandro,<br />
E da me questa fede? Oh pur, Evandro,
no 'l vedrai già di vergognose piaghe<br />
no 'l vedrai già di vergognose piaghe{{R|85}}
ferito il tergo; e non gli arai tu stesso<br />
ferito il tergo; e non gli arai tu stesso
(se con infamia a te vivo tornasse)<br />
(se con infamia a te vivo tornasse)
a desïar la morte. Ahi, quanto manca<br />
al sussidio d'Italia, e quanto perdi,<br />
a desïar la morte. Ahi, quanto manca
al sussidio d'Italia, e quanto perdi,
mio figlio Iulo!» E, posto al pianto fine,<br />
mio figlio Iulo!» E, posto al pianto fine,{{R|90}}
ordine diè che 'l miserabil corpo<br />
ordine diè che 'l miserabil corpo
via si togliesse; e del suo campo tutto<br />
via si togliesse; e del suo campo tutto
scelse di mille una pregiata schiera<br />
scelse di mille una pregiata schiera
che scorta gli facesse e pompa intorno,<br />
che scorta gli facesse e pompa intorno,
e d'Evandro a le lagrime assistesse,<br />
e d'Evandro a le lagrime assistesse,{{R|95}}
e le sue gli mostrasse, a tanto lutto<br />
e le sue gli mostrasse, a tanto lutto
assai debil conforto, e pur dovuto<br />
assai debil conforto, e pur dovuto
al suo misero padre. Altri al suo corpo,<br />
al suo misero padre. Altri al suo corpo,
altri a la bara intenti, avean di quercia,<br />
altri a la bara intenti, avean di quercia,
d'àrbuto e di tali altri agresti rami<br />
d'àrbuto e di tali altri agresti rami{{R|100}}
fatto un ferètro di virgulti intesto<br />
fatto un ferètro di virgulti intesto
e di frondi coperto, ove altamente<br />
e di frondi coperto, ove altamente
del giovinetto il delicato busto<br />
del giovinetto il delicato busto
composto si giacea qual di vïola,<br />
composto si giacea qual di vïola,
o di giacinto un languidetto fiore<br />
o di giacinto un languidetto fiore{{R|105}}
còlto per man di vergine, e serbato<br />
còlto per man di vergine, e serbato
tra le sue stesse foglie, allor che scemo<br />
tra le sue stesse foglie, allor che scemo
non è del tutto il suo natio colore<br />
non è del tutto il suo natio colore
né la sua forma; e pur da la sua madre<br />
né la sua forma; e pur da la sua madre
punto di cibo o di vigor non ave.<br />
punto di cibo o di vigor non ave.{{R|110}}
<br />

Enea due prezïose vesti intanto,<br />
Enea due prezïose vesti intanto,
l'una d'òr fino e l'altra di scarlatto,<br />
l'una d'òr fino e l'altra di scarlatto,
addur si fece, ambe ornamenti e doni<br />
addur si fece, ambe ornamenti e doni
de la sidonia Dido, e da lei stessa<br />
de la sidonia Dido, e da lei stessa
con dolce studio e con mirabil arte<br />
con dolce studio e con mirabil arte{{R|115}}
ricamate e distinte. E l'una indosso<br />
ricamate e distinte. E l'una indosso
gli pose, e l'altra in capo, ultimo onore<br />
gli pose, e l'altra in capo, ultimo onore
con che dolente la dorata chioma<br />
con che dolente la dorata chioma
allor velogli, ch'era additta al foco.<br />
allor velogli, ch'era additta al foco.
De le prede oltre a ciò di Laürento<br />
De le prede oltre a ciò di Laürento{{R|120}}
gli fa gran parte. Fagli in ordinanza<br />
gli fa gran parte. Fagli in ordinanza
spiegar l'armi, i cavalli e l'altre spoglie<br />
spiegar l'armi, i cavalli e l'altre spoglie
tolte a' nimici. Gli fa gir legati<br />
tolte a' nimici. Gli fa gir legati
con le man dietro i destinati a morte<br />
con le man dietro i destinati a morte
per ordinanza del funereo rogo.<br />
per ordinanza del funereo rogo.{{R|125}}
Portar gli fa davanti a' duci loro<br />
Portar gli fa davanti a' duci loro
l'armi ai tronchi sospese, e i nomi scritti<br />
l'armi ai tronchi sospese, e i nomi scritti
degli occisi e de' vinti. Il vecchio Acete<br />
degli occisi e de' vinti. Il vecchio Acete
che, sí com'era afflitto e d'anni grave,<br />
che, sí com'era afflitto e d'anni grave,
gli era appresso condotto, or con le pugna<br />
gli era appresso condotto, or con le pugna{{R|130}}
si battea 'l petto, ed or con l'ugna il volto<br />
si lacerava, e tra la polve e 'l fango<br />
si battea 'l petto, ed or con l'ugna il volto
si lacerava, e tra la polve e 'l fango
si volgea tutto. Ivano i carri aspersi<br />
si volgea tutto. Ivano i carri aspersi
del sangue de' Latini, iva lugúbre,<br />
del sangue de' Latini, iva lugúbre,
e d'ornamenti ignudo, Eto, il piú fido<br />
e d'ornamenti ignudo, Eto, il piú fido{{R|135}}
suo caval da battaglia, che gemendo<br />
suo caval da battaglia, che gemendo
in guisa umana e lagrimando andava.<br />
in guisa umana e lagrimando andava.
Seguian le meste squadre i Teucri, i Toschi<br />
Seguian le meste squadre i Teucri, i Toschi
e gli Arcadi, con l'armi e con l'insegne<br />
e gli Arcadi, con l'armi e con l'insegne
rivolte a terra. Or poi ch'oltrepassata<br />
rivolte a terra. Or poi ch'oltrepassata{{R|140}}
con quest'ordine fu la pompa tutta,<br />
con quest'ordine fu la pompa tutta,
Enea fermossi, e verso il morto amico<br />
Enea fermossi, e verso il morto amico
ad alta voce sospirando disse:<br />
ad alta voce sospirando disse:
<br />

«Noi quinci ad altre lagrime chiamati<br />
dal medesimo fato, altre battaglie<br />
«Noi quinci ad altre lagrime chiamati
dal medesimo fato, altre battaglie{{R|145}}
imprenderemo. E tu, magno Pallante,<br />
imprenderemo. E tu, magno Pallante,
vattene in pace, e con eterna gloria<br />
vattene in pace, e con eterna gloria
godi eterno riposo». Indi partendo<br />
godi eterno riposo». Indi partendo
vèr l'alte mura, al campo si ritrasse.<br />
vèr l'alte mura, al campo si ritrasse.
<br />

Eran nel campo già co' rami avanti<br />
Eran nel campo già co' rami avanti{{R|150}}
di pacifera oliva ambasciatori<br />
di pacifera oliva ambasciatori
de la città latina a lui venuti,<br />
de la città latina a lui venuti,
che tregua a' vivi e sepoltura a' morti,<br />
che tregua a' vivi e sepoltura a' morti,
pregando, gli mostrâr che piú co' vinti<br />
pregando, gli mostrâr che piú co' vinti
né co' morti è contrasto, e che Latino<br />
né co' morti è contrasto, e che Latino{{R|155}}
gli era d'ospizio amico, e che chiamato<br />
gli era d'ospizio amico, e che chiamato
l'avea genero in prima. Il buon Troiano<br />
l'avea genero in prima. Il buon Troiano
a le giuste preghiere, ai lor quesiti,<br />
a le giuste preghiere, ai lor quesiti,
che di grazia eran degni, incontinente<br />
che di grazia eran degni, incontinente
grazïoso mostrossi; e da vantaggio<br />
grazïoso mostrossi; e da vantaggio{{R|160}}
cosí lor disse: «E qual indegna sorte<br />
cosí lor disse: «E qual indegna sorte
contra me, miei Latini, in tanta guerra<br />
contra me, miei Latini, in tanta guerra
cosí v'intrica? Che pur vostro amico<br />
cosí v'intrica? Che pur vostro amico
son qui venuto: né venuto ancora<br />
son qui venuto: né venuto ancora
vi sarei, se da' fati e dagli dèi<br />
vi sarei, se da' fati e dagli dèi{{R|165}}
mandato io non vi fossi. E non pur pace,<br />
mandato io non vi fossi. E non pur pace,
siccome voi chiedete, io vi concedo<br />
siccome voi chiedete, io vi concedo
per color che son morti, ma co' vivi<br />
per color che son morti, ma co' vivi
ve l'offro, e la vi chieggo. E la mia guerra<br />
ve l'offro, e la vi chieggo. E la mia guerra
non è con voi; ma 'l vostro re s'è tolto<br />
non è con voi; ma 'l vostro re s'è tolto{{R|170}}
da l'amicizia mia: s'è confidato<br />
da l'amicizia mia: s'è confidato
piú ne l'armi di Turno, e Turno ancora<br />
piú ne l'armi di Turno, e Turno ancora
meglio e piú giustamente in ciò farebbe,<br />
meglio e piú giustamente in ciò farebbe,
s'a questa guerra sol con suo periglio<br />
s'a questa guerra sol con suo periglio
ponesse fine. E poiché si dispose<br />
ponesse fine. E poiché si dispose{{R|175}}
di cacciarmi d'Italia, il suo dovere<br />
di cacciarmi d'Italia, il suo dovere
fôra stato che meco, e con quest'armi<br />
fôra stato che meco, e con quest'armi
difinita l'avesse. E saria visso<br />
difinita l'avesse. E saria visso
cui la sua propria destra, e dio concesso<br />
cui la sua propria destra, e dio concesso
piú vita avesse; e i vostri cittadini<br />
piú vita avesse; e i vostri cittadini{{R|180}}
non sarian morti. Or poiché morti sono,<br />
non sarian morti. Or poiché morti sono,
io me ne dolgo, e voi gli seppellite».<br />
io me ne dolgo, e voi gli seppellite».
<br />

Restaro al dir d'Enea stupidi e cheti<br />
Restaro al dir d'Enea stupidi e cheti
i latini oratori, e l'un con l'altro<br />
i latini oratori, e l'un con l'altro
si guardarono in volto. Indi il piú vecchio,<br />
si guardarono in volto. Indi il piú vecchio,{{R|185}}
Drance nomato, a cui Turno fu sempre<br />
Drance nomato, a cui Turno fu sempre
per sua natura e per sua colpa in ira,<br />
per sua natura e per sua colpa in ira,
rotto il silenzio, in tal guisa rispose:<br />
rotto il silenzio, in tal guisa rispose:
«O di fama e piú d'arme eccelso e grande<br />
«O di fama e piú d'arme eccelso e grande
troiano eroe, qual mai fia nostra lode<br />
troiano eroe, qual mai fia nostra lode{{R|190}}
che 'l tuo gran merto agguagli? e di che prima<br />
che 'l tuo gran merto agguagli? e di che prima
ti loderemo? ch'io non veggio quale<br />
ti loderemo? ch'io non veggio quale
in te maggior si mostri, o la giustizia,<br />
in te maggior si mostri, o la giustizia,
o la gloria de l'armi. A questa tanta<br />
o la gloria de l'armi. A questa tanta
grazia che tu ne fai, grati saremo:<br />
grazia che tu ne fai, grati saremo:{{R|195}}
rapporto ne faremo; e s'al consiglio<br />
rapporto ne faremo; e s'al consiglio
nostro è fortuna amica, amico ancora<br />
nostro è fortuna amica, amico ancora
ti fia Latino. E cerchisi d'altronde<br />
ti fia Latino. E cerchisi d'altronde
Turno altra lega. A noi co' sassi in collo<br />
Turno altra lega. A noi co' sassi in collo
gioverà di trovarne a fondar vosco<br />
gioverà di trovarne a fondar vosco{{R|200}}
questa vostra fatal novella Troia».<br />
questa vostra fatal novella Troia».
<br />

Poi che Drance ebbe detto, ai detti suoi<br />
Poi che Drance ebbe detto, ai detti suoi
tutti gli altri fremendo acconsentiro,<br />
tutti gli altri fremendo acconsentiro,
e per dodici dí commercio e pace<br />
e per dodici dí commercio e pace
fur tra l'un oste e l'altro. E senza offesa<br />
fur tra l'un oste e l'altro. E senza offesa{{R|205}}
entrambi si mischiaro, e per gli monti<br />
entrambi si mischiaro, e per gli monti
e per le selve a lor diletto andaro.<br />
e per le selve a lor diletto andaro.
Allor sonare accette e strider carri<br />
Allor sonare accette e strider carri
per tutto udissi. In ogni parte a terra<br />
per tutto udissi. In ogni parte a terra
ne gîro i cerri e gli orni e gli alti pini<br />
ne gîro i cerri e gli orni e gli alti pini{{R|210}}
e gli odorati cedri al funebre uso<br />
e gli odorati cedri al funebre uso
svèlti, squarciati e tronchi. E già la Fama,<br />
svèlti, squarciati e tronchi. E già la Fama,
che di Pallante a Pallantèo volata<br />
che di Pallante a Pallantèo volata
dicea pria le sue prove, e vincitore<br />
dicea pria le sue prove, e vincitore
l'avea gridato, or d'ogni parte grida<br />
l'avea gridato, or d'ogni parte grida{{R|215}}
che morto si riporta. In ciò commossa<br />
che morto si riporta. In ciò commossa
la città tutta in vedovile aspetto<br />
la città tutta in vedovile aspetto
di funeste facelle e d'atri panni<br />
di funeste facelle e d'atri panni
si vide piena; e vèr le porte ognuno<br />
si vide piena; e vèr le porte ognuno
gli usciro incontro. Si vedea di lumi<br />
gli usciro incontro. Si vedea di lumi{{R|220}}
e di genti una fila che le strade<br />
e di genti una fila che le strade
e i campi in lunga pompa attraversava.<br />
e i campi in lunga pompa attraversava.
I Frigi e gli altri col suo corpo intanto<br />
I Frigi e gli altri col suo corpo intanto
piangendo ne venian da l'altra parte,<br />
piangendo ne venian da l'altra parte,
e con pianto incontrârsi. Indi rivolti<br />
e con pianto incontrârsi. Indi rivolti{{R|225}}
tutti vèr la città, non pria fûr giunti,<br />
tutti vèr la città, non pria fûr giunti,
che di pianti di donne e d'ululati<br />
che di pianti di donne e d'ululati
risonar d'ogn'intorno il cielo udissi.<br />
risonar d'ogn'intorno il cielo udissi.
Né forza, né consiglio, né decoro<br />
Né forza, né consiglio, né decoro
fu ch'Evandro tenesse. Uscí nel mezzo<br />
fu ch'Evandro tenesse. Uscí nel mezzo{{R|230}}
di tutta gente; e la funerea bara<br />
di tutta gente; e la funerea bara
fermando, addosso al figlio in abbandono<br />
fermando, addosso al figlio in abbandono
si gittò, l'abbracciò, stretto lo tenne<br />
si gittò, l'abbracciò, stretto lo tenne
lunga fïata, e da l'angoscia oppresso<br />
lunga fïata, e da l'angoscia oppresso
pria lagrimando, e sospirando, tacque.<br />
pria lagrimando, e sospirando, tacque.{{R|235}}
Poscia, la strada al gran dolore aperta,<br />
Poscia, la strada al gran dolore aperta,
cosí proruppe: «O mio Pallante, e queste<br />
cosí proruppe: «O mio Pallante, e queste
fûr le promesse tue, quando partendo<br />
fûr le promesse tue, quando partendo
il tuo padre lasciasti? In questa guisa<br />
il tuo padre lasciasti? In questa guisa
d'esser guardingo e cauto mi dicesti<br />
d'esser guardingo e cauto mi dicesti{{R|240}}
ne' perigli di Marte? Ah! ben sapeva,<br />
ne' perigli di Marte? Ah! ben sapeva,
ben sapev'io quanto ne l'armi prime<br />
ben sapev'io quanto ne l'armi prime
fosse, in cor generoso, ardente e dolce<br />
fosse, in cor generoso, ardente e dolce
il desio de la gloria e de l'onore.<br />
il desio de la gloria e de l'onore.
Primizie infauste, infausti fondamenti<br />
Primizie infauste, infausti fondamenti{{R|245}}
de la tua gioventú! vane preghiere,<br />
de la tua gioventú! vane preghiere,
vóti miei non accetti e non intesi<br />
vóti miei non accetti e non intesi
da nïun dio! Santissima consorte,<br />
da nïun dio! Santissima consorte,
che morendo fuggisti un dolor tale,<br />
che morendo fuggisti un dolor tale,
quanto sei tu di tua morte felice!<br />
quanto sei tu di tua morte felice!{{R|250}}
Quanto infelice e misero son io,<br />
Quanto infelice e misero son io,
che vecchio e padre al mio diletto figlio<br />
che vecchio e padre al mio diletto figlio
sopravvivendo, i miei fati e i miei giorni<br />
sopravvivendo, i miei fati e i miei giorni
prolungo a mio tormento! Ah! foss'io stesso<br />
prolungo a mio tormento! Ah! foss'io stesso
uscito co' Troiani a questa guerra!<br />
uscito co' Troiani a questa guerra!{{R|255}}
ch'io sarei morto! e questa pompa avrebbe<br />
ch'io sarei morto! e questa pompa avrebbe
me cosí riportato, e non Pallante.<br />
me cosí riportato, e non Pallante.
Né per questo di voi, né de la lega,<br />
Né per questo di voi, né de la lega,
né de l'ospizio vostro io mi rammarco,<br />
né de l'ospizio vostro io mi rammarco,
Troiani amici. Era a la mia vecchiezza<br />
Troiani amici. Era a la mia vecchiezza{{R|260}}
questa sorte dovuta. E se dovea<br />
questa sorte dovuta. E se dovea
cader mio figlio, perché tanta strage<br />
io vedessi de' Volsci, e perché Lazio<br />
cader mio figlio, perché tanta strage
io vedessi de' Volsci, e perché Lazio
fosse a' Teucri soggetto, in pace io soffro<br />
fosse a' Teucri soggetto, in pace io soffro
che sia caduto. E piú compíto onore<br />
che sia caduto. E piú compíto onore{{R|265}}
non aresti da me, Pallante mio,<br />
non aresti da me, Pallante mio,
di questo che 'l pietoso e magno Enea<br />
di questo che 'l pietoso e magno Enea
e i suoi magni Troiani e i toschi duci<br />
e i suoi magni Troiani e i toschi duci
e tutte insieme le toscane genti<br />
e tutte insieme le toscane genti
t'han procurato. Con sí gran trofei<br />
t'han procurato. Con sí gran trofei{{R|270}}
del tuo valor sí chiara mostra han fatto,<br />
del tuo valor sí chiara mostra han fatto,
e de' vinti da te. Né fôra meno<br />
e de' vinti da te. Né fôra meno
tra questi il tuo gran tronco, s'a te fosse,<br />
tra questi il tuo gran tronco, s'a te fosse,
Turno, stato d'età pari il mio figlio,<br />
Turno, stato d'età pari il mio figlio,
e par de la persona e de le forze<br />
e par de la persona e de le forze{{R|275}}
che ne dan gli anni. Ma che piú trattengo<br />
che ne dan gli anni. Ma che piú trattengo
quest'armi a' Teucri? Andate, e da mia parte<br />
quest'armi a' Teucri? Andate, e da mia parte
riferite ad Enea che, quel ch'io vivo<br />
riferite ad Enea che, quel ch'io vivo
dopo Pallante, è sol perché l'invitta<br />
dopo Pallante, è sol perché l'invitta
sua destra, come vede, al figlio mio<br />
sua destra, come vede, al figlio mio{{R|280}}
ed a me deve Turno. E questo solo<br />
ed a me deve Turno. E questo solo
gli manca per colmar la sua fortuna<br />
gli manca per colmar la sua fortuna
e 'l suo gran merto; ché per mio contento<br />
e 'l suo gran merto; ché per mio contento
no 'l curo; e contentezza altra non deggio<br />
no 'l curo; e contentezza altra non deggio
sperare io piú che di portare io stesso<br />
sperare io piú che di portare io stesso{{R|285}}
questa novella di Pallante a l'ombra».<br />
questa novella di Pallante a l'ombra».
<br />

Avea l'Aurora col suo lume intanto<br />
Avea l'Aurora col suo lume intanto
il giorno e l'opre e le fatiche insieme<br />
il giorno e l'opre e le fatiche insieme
ricondotte a' mortali. Il padre Enea<br />
ricondotte a' mortali. Il padre Enea
e 'l buon Tarconte, ambi, in su 'l curvo lito<br />
e 'l buon Tarconte, ambi, in su 'l curvo lito{{R|290}}
i cadaveri addotti, a' suoi ciascuno<br />
i cadaveri addotti, a' suoi ciascuno
com'era l'uso, un'alta pira eresse,<br />
com'era l'uso, un'alta pira eresse,
la compose e l'incese. E mentre il foco<br />
la compose e l'incese. E mentre il foco
di fumo e di caligine coverto<br />
di fumo e di caligine coverto
tenea l'aëre intorno, in ordinanza<br />
tenea l'aëre intorno, in ordinanza{{R|295}}
tre volte, armati, a piè la circondaro,<br />
e tre volte a cavallo, in mesta guisa<br />
tre volte, armati, a piè la circondaro,
e tre volte a cavallo, in mesta guisa
ululando, piangendo, e l'armi e 'l suolo<br />
ululando, piangendo, e l'armi e 'l suolo
di lagrime spargendo. Infino al cielo<br />
di lagrime spargendo. Infino al cielo
penetrâr de le genti e de le tube<br />
penetrâr de le genti e de le tube{{R|300}}
i dolorosi accenti. Altri gridando<br />
i dolorosi accenti. Altri gridando
le pire intorno, elmi, corazze e dardi<br />
le pire intorno, elmi, corazze e dardi
e ben guernite spade e freni e ruote<br />
e ben guernite spade e freni e ruote
avventaron nel foco, e de' nemici<br />
avventaron nel foco, e de' nemici
armi d'ogni maniera, arnesi e spoglie;<br />
armi d'ogni maniera, arnesi e spoglie;{{R|305}}
altri i lor propri doni, e degli occisi<br />
altri i lor propri doni, e degli occisi
medesmi vi gittâr l'aste infelici,<br />
medesmi vi gittâr l'aste infelici,
e gl'infelici scudi, ond'essi invano<br />
e gl'infelici scudi, ond'essi invano
s'eran difesi. A le cataste intorno<br />
s'eran difesi. A le cataste intorno
molti gran buoi, molti setosi porci,<br />
molti gran buoi, molti setosi porci,{{R|310}}
molte fûr pecorelle occise ed arse.<br />
molte fûr pecorelle occise ed arse.
A sí mesto spettacolo in sul lito<br />
A sí mesto spettacolo in sul lito
stavan altri piangendo, altri osservando<br />
stavan altri piangendo, altri osservando
ciascuno i suoi piú cari, infin che 'l foco<br />
ciascuno i suoi piú cari, infin che 'l foco
gli consumasse. E questi l'ossa, e quelli<br />
gli consumasse. E questi l'ossa, e quelli{{R|315}}
le ceneri accogliendo, il giorno tutto<br />
le ceneri accogliendo, il giorno tutto
in sí pietoso officio trapassaro:<br />
in sí pietoso officio trapassaro:
né se ne tolser finché, spenti i fochi,<br />
né se ne tolser finché, spenti i fochi,
non s'acceser le stelle. In altra parte<br />
non s'acceser le stelle. In altra parte
i miseri Latini ai corpi loro<br />
i miseri Latini ai corpi loro{{R|320}}
fêr cataste infinite. Altri sotterra<br />
fêr cataste infinite. Altri sotterra
ne seppelliro; altri a le ville intorno,<br />
ne seppelliro; altri a le ville intorno,
ed altri a la città ne trasportaro.<br />
ed altri a la città ne trasportaro.
E quei che senza numero confusi<br />
giacean nel campo, senza onore a mucchi<br />
E quei che senza numero confusi
giacean nel campo, senza onore a mucchi{{R|325}}
furon combusti: onde i villaggi insieme<br />
furon combusti: onde i villaggi insieme
e le campagne di funesti incendi<br />
e le campagne di funesti incendi
lucean per tutto. E tre luci e tre notti<br />
lucean per tutto. E tre luci e tre notti
durâr gli afflitti amici e i dolorosi<br />
durâr gli afflitti amici e i dolorosi
parenti a ricercar le tiepid'ossa,<br />
parenti a ricercar le tiepid'ossa,{{R|330}}
e ne l'urne riporle e ne' sepolcri.<br />
e ne l'urne riporle e ne' sepolcri.
<br />

Ma la confusïone e 'l pianto e 'l duolo<br />
Ma la confusïone e 'l pianto e 'l duolo
era ne la città per la piú parte,<br />
e ne la reggia al re Latino avanti.<br />
era ne la città per la piú parte,
e ne la reggia al re Latino avanti.
Qui le madri, le nuore, le sorelle<br />
Qui le madri, le nuore, le sorelle{{R|335}}
e i miseri pupilli, che de' padri,<br />
e i miseri pupilli, che de' padri,
de' figli, de' mariti e de' fratelli<br />
de' figli, de' mariti e de' fratelli
erano in questa guerra orbi rimasi,<br />
erano in questa guerra orbi rimasi,
la guerra abbominavano e le nozze<br />
la guerra abbominavano e le nozze
detestavan di Turno. «Ei da se stesso, -<br />
detestavan di Turno. «Ei da se stesso, -{{R|340}}
dicendo, - ei che d'Italia al regno aspira,<br />
dicendo, - ei che d'Italia al regno aspira,
e le grandezze e i primi onori agogna,<br />
e le grandezze e i primi onori agogna,
con l'armi e col suo sangue le s'acquisti,<br />
con l'armi e col suo sangue le s'acquisti,
e non col nostro». In ciò Drance aggravando<br />
e non col nostro». In ciò Drance aggravando
vie piú le cose, come a Turno infesto,<br />
vie piú le cose, come a Turno infesto,{{R|345}}
attestando dicea che sol con Turno<br />
volea briga il Troiano, e che sol esso<br />
attestando dicea che sol con Turno
volea briga il Troiano, e che sol esso
era a pugna con lui cerco e chiamato.<br />
era a pugna con lui cerco e chiamato.
Altri d'altro parere, altre ragioni<br />
Altri d'altro parere, altre ragioni
dicean per Turno: e 'l gran nome d'Amata<br />
dicean per Turno: e 'l gran nome d'Amata{{R|350}}
e 'l suo favore e di lui stesso il merto<br />
e 'l suo favore e di lui stesso il merto
con la fama de' suoi tanti trofei<br />
con la fama de' suoi tanti trofei
sostenean la sua causa. Ed ecco, intanto<br />
sostenean la sua causa. Ed ecco, intanto
che cosí si tumultua e si travaglia,<br />
che cosí si tumultua e si travaglia,
mesti sopravvenir gl'imbasciadori<br />
mesti sopravvenir gl'imbasciadori{{R|355}}
ch'in Arpi a Dïomede avean mandati;<br />
ch'in Arpi a Dïomede avean mandati;
e riportar, che le fatiche e i passi<br />
e riportar, che le fatiche e i passi
avean perduti: che né dono alcuno,<br />
avean perduti: che né dono alcuno,
né promesse, né preci, né ragioni<br />
né promesse, né preci, né ragioni
furon bastanti ad impetrar soccorso<br />
furon bastanti ad impetrar soccorso{{R|360}}
né da lui né da' suoi: ch'era d'altronde<br />
né da lui né da' suoi: ch'era d'altronde
di mestiero a' Latini avere altr'armi,<br />
di mestiero a' Latini avere altr'armi,
o trattar co' nemici accordo e pace.<br />
o trattar co' nemici accordo e pace.
<br />

Gran cordoglio sentinne, e gran rammarco<br />
Gran cordoglio sentinne, e gran rammarco
ne fece il re Latino. E ben conobbe<br />
ne fece il re Latino. E ben conobbe{{R|365}}
che manifestamente Enea da' fati<br />
che manifestamente Enea da' fati
era portato; e via piú manifesta<br />
era portato; e via piú manifesta
si vedea degli dèi l'ira davanti<br />
si vedea degli dèi l'ira davanti
in tanta che de' suoi negli occhi avea<br />
in tanta che de' suoi negli occhi avea
strage recente. Il gran consiglio adunque,<br />
strage recente. Il gran consiglio adunque,{{R|370}}
e de' suoi primi, ne la regia corte<br />
e de' suoi primi, ne la regia corte
chiamar si fece. In un momento piene<br />
chiamar si fece. In un momento piene
ne fûr le strade; e di già tutti accolti<br />
ne la gran sala, il re, di grado e d'anni<br />
ne fûr le strade; e di già tutti accolti
ne la gran sala, il re, di grado e d'anni
il primo, a tutti in mezzo, in non sereno<br />
il primo, a tutti in mezzo, in non sereno{{R|375}}
sembiante, comandò che primamente<br />
sembiante, comandò che primamente
i legati che d'Arpi eran tornati,<br />
i legati che d'Arpi eran tornati,
fossero uditi; ed a lor vòlto disse:<br />
fossero uditi; ed a lor vòlto disse:
«Esponete per ordine il seguíto<br />
«Esponete per ordine il seguíto
de la vostra ambasciata, e la risposta<br />
de la vostra ambasciata, e la risposta{{R|380}}
che ritratta n'avete». A tal precetto<br />
che ritratta n'avete». A tal precetto
tacquero tutti; e Vènolo sorgendo,<br />
tacquero tutti; e Vènolo sorgendo,
cosí pria incominciò: «Noi dopo molti<br />
cosí pria incominciò: «Noi dopo molti
superati pericoli e fatiche,<br />
superati pericoli e fatiche,
egregi cittadini, al campo argivo<br />
egregi cittadini, al campo argivo{{R|385}}
ne la Puglia arrivammo; e Dïomede<br />
ne la Puglia arrivammo; e Dïomede
vedemmo alfine; e quell'invitta destra<br />
vedemmo alfine; e quell'invitta destra
toccammo, ond'è 'l grand'Ilio arso e distrutto.<br />
toccammo, ond'è 'l grand'Ilio arso e distrutto.
In Iapigia il trovammo a le radici<br />
In Iapigia il trovammo a le radici
del gran monte Gargàno, ove fondava,<br />
del gran monte Gargàno, ove fondava,{{R|390}}
già vincitore, Argíripa, una terra<br />
già vincitore, Argíripa, una terra
che dal patrio Argirippo ha nominata.<br />
che dal patrio Argirippo ha nominata.
Intromessi che fummo, il presentammo;<br />
Intromessi che fummo, il presentammo;
gli esponemmo la patria, il nome e 'l fatto<br />
gli esponemmo la patria, il nome e 'l fatto
de la nostra imbasciata, e la cagione,<br />
de la nostra imbasciata, e la cagione,{{R|395}}
onde a lui venivamo. Il tutto udito,<br />
onde a lui venivamo. Il tutto udito,
cosí benignamente ne rispose:<br />
cosí benignamente ne rispose:
<br />

"O fortunate genti, o di Saturno<br />
"O fortunate genti, o di Saturno
felice regno, o degli antichi Ausoni<br />
felice regno, o degli antichi Ausoni
famosa terra! E quale iniqua sorte<br />
famosa terra! E quale iniqua sorte{{R|400}}
da la vostra quïete or vi sottragge?<br />
da la vostra quïete or vi sottragge?
Qual consiglio, qual forza vi costringe<br />
Qual consiglio, qual forza vi costringe
di nemicarvi e guerreggiar con gente<br />
di nemicarvi e guerreggiar con gente
che non v'è nota? Noi quanti già fummo<br />
che non v'è nota? Noi quanti già fummo
col ferro a vïolar di Troia i campi<br />
col ferro a vïolar di Troia i campi{{R|405}}
(non parlo degli strazi e de le stragi<br />
(non parlo degli strazi e de le stragi
di quei che vi rimasero, ché pieni<br />
di quei che vi rimasero, ché pieni
ne sono i fossi e i fiumi); ma quanti anco<br />
ne sono i fossi e i fiumi); ma quanti anco
n'uscimmo con la vita, in ogni parte<br />
n'uscimmo con la vita, in ogni parte
siam poi giti del mondo tapinando,<br />
siam poi giti del mondo tapinando,{{R|410}}
con nefandi supplíci, e con atroci<br />
con nefandi supplíci, e con atroci
morti pagando il fio, come d'un grave<br />
morti pagando il fio, come d'un grave
e scellerato eccesso. E non ch'altrui,<br />
e scellerato eccesso. E non ch'altrui,
Prïamo stesso a pietà mosso avrebbe<br />
Prïamo stesso a pietà mosso avrebbe
il fiero, che di noi s'è fatto, scempio.<br />
il fiero, che di noi s'è fatto, scempio.{{R|415}}
Di Palla il sa la sfortunata stella;<br />
Di Palla il sa la sfortunata stella;
sallo il vendicator Cafàreo monte<br />
sallo il vendicator Cafàreo monte
e gli euboïci scogli: il san di Proteo<br />
e gli euboïci scogli: il san di Proteo
le longinque colonne, insino a dove,<br />
le longinque colonne, insino a dove,
dopo quella milizia, andò ramingo<br />
dopo quella milizia, andò ramingo{{R|420}}
l'un de' figli d'Atreo. D'Etna i Ciclopi<br />
l'un de' figli d'Atreo. D'Etna i Ciclopi
ne vide Ulisse. Il suo regno a' suoi servi<br />
ne vide Ulisse. Il suo regno a' suoi servi
ne lasciò Pirro. Idomeneo cacciato<br />
ne lasciò Pirro. Idomeneo cacciato
ne fu dal patrio seggio. Esso re stesso,<br />
ne fu dal patrio seggio. Esso re stesso,
condottier degli Argivi, il piede a pena<br />
condottier degli Argivi, il piede a pena{{R|425}}
nel suo regno ripose, che del regno,<br />
nel suo regno ripose, che del regno,
del letto e de la vita anco privato<br />
del letto e de la vita anco privato
fu da la scellerata sua consorte.<br />
fu da la scellerata sua consorte.
Né gli giovò che doma l'Asia e spento<br />
Né gli giovò che doma l'Asia e spento
l'uno adultero avesse; ché de l'altro<br />
l'uno adultero avesse; ché de l'altro{{R|430}}
scherno e preda rimase. A me l'invidia<br />
scherno e preda rimase. A me l'invidia
ha degli dèi di piú veder disdetto<br />
ha degli dèi di piú veder disdetto
la mia bella città di Calidóna,<br />
e la mia cara e desïata donna.<br />
la mia bella città di Calidóna,
e la mia cara e desïata donna.
Né di ciò sazi, orribili spaventi<br />
Né di ciò sazi, orribili spaventi{{R|435}}
mi dànno ancora. E pur dianzi in augelli<br />
mi dànno ancora. E pur dianzi in augelli
conversi i miei compagni (o miseranda<br />
conversi i miei compagni (o miseranda
lor pena!) van per l'aura e per gli scogli<br />
lor pena!) van per l'aura e per gli scogli
di lacrimosi accenti il cielo empiendo.<br />
di lacrimosi accenti il cielo empiendo.
Questi sono i profitti e le speranze<br />
Questi sono i profitti e le speranze{{R|440}}
ch'io fin qui ne ritraggo, da che, folle!<br />
ch'io fin qui ne ritraggo, da che, folle!
stringer contro a' celesti il ferro osai,<br />
stringer contro a' celesti il ferro osai,
e che di Citerea la destra offesi.<br />
e che di Citerea la destra offesi.
Or ch'io di nuovo una tal pugna imprenda<br />
Or ch'io di nuovo una tal pugna imprenda
testé con voi? No, no, ch'io co' Troiani,<br />
testé con voi? No, no, ch'io co' Troiani,{{R|445}}
dopo Troia espugnata, altra cagione<br />
dopo Troia espugnata, altra cagione
non ho di guerra; e de' passati mali<br />
non ho di guerra; e de' passati mali
volentier mi dimentico, e dolore<br />
volentier mi dimentico, e dolore
ancor ne sento. E, quanto a' doni, andate,<br />
ancor ne sento. E, quanto a' doni, andate,
riportateli vosco, e 'l magno Enea<br />
riportateli vosco, e 'l magno Enea{{R|450}}
ne presentate. E solo a me credete<br />
ne presentate. E solo a me credete
del valor suo, che fui con esso a fronte<br />
del valor suo, che fui con esso a fronte
con l'armi in mano; e so di scudo e d'asta<br />
con l'armi in mano; e so di scudo e d'asta
qual mi rese buon conto, e quanto vaglia.<br />
qual mi rese buon conto, e quanto vaglia.
Se due tali altri avea la terra idèa,<br />
Se due tali altri avea la terra idèa,{{R|455}}
d'Ida fôra piuttosto ita la gente<br />
d'Ida fôra piuttosto ita la gente
ai danni de la Grecia; e 'l troian fato<br />
ai danni de la Grecia; e 'l troian fato
piangerebb'ella. Enea sol con Ettorre<br />
piangerebb'ella. Enea sol con Ettorre
fu la cagion che tanto s'indugiasse<br />
fu la cagion che tanto s'indugiasse
la ruina di Troia, e che diece anni<br />
la ruina di Troia, e che diece anni{{R|460}}
durammo a conquistarla. Ambedue questi<br />
durammo a conquistarla. Ambedue questi
eran di cor, di forze e d'arme uguali,<br />
eran di cor, di forze e d'arme uguali,
ma ben fu di pietate Enea maggiore.<br />
ma ben fu di pietate Enea maggiore.
Io vi consiglio che, comunque sia,<br />
Io vi consiglio che, comunque sia,
lega seco, amicizia e pace aggiate,<br />
lega seco, amicizia e pace aggiate,{{R|465}}
e l'incontro fuggiate e l'armi sue".<br />
e l'incontro fuggiate e l'armi sue".
Questa è la sua risposta; e quinci avete,<br />
Questa è la sua risposta; e quinci avete,
ottimo re, qual sia di questa guerra<br />
ottimo re, qual sia di questa guerra
il suo parere e 'l nostro». A pena uditi<br />
il suo parere e 'l nostro». A pena uditi
furo i legati, che bisbiglio e fremito<br />
furo i legati, che bisbiglio e fremito{{R|470}}
infra i turbati Ausoni udissi, in guisa<br />
infra i turbati Ausoni udissi, in guisa
che di rapido fiume un chiuso gorgo<br />
che di rapido fiume un chiuso gorgo
mormora allor che fra gli opposti sassi<br />
mormora allor che fra gli opposti sassi
s'apre la strada, e gorgogliando cade,<br />
s'apre la strada, e gorgogliando cade,
e frange e rugghia, e le vicine ripe<br />
e frange e rugghia, e le vicine ripe{{R|475}}
ne risuonan d'intorno. Or poiché un poco<br />
ne risuonan d'intorno. Or poiché un poco
restò 'l tumulto, e gli animi acquetârsi,<br />
restò 'l tumulto, e gli animi acquetârsi,
gli dèi prima invocando, un'altra volta<br />
gli dèi prima invocando, un'altra volta
il re da l'alto seggio a dir riprese:<br />
il re da l'alto seggio a dir riprese:
<br />

«Latini miei, lo mio parere e 'l meglio<br />
«Latini miei, lo mio parere e 'l meglio{{R|480}}
sarebbe stato, che d'un tanto affare<br />
sarebbe stato, che d'un tanto affare
si fosse prima consultato, e fermo<br />
si fosse prima consultato, e fermo
il nostro avviso; e non chiamar consiglio,<br />
il nostro avviso; e non chiamar consiglio,
quando il nimico in su le porte avemo.<br />
quando il nimico in su le porte avemo.
Una importuna e perigliosa guerra<br />
Una importuna e perigliosa guerra{{R|485}}
s'è, cittadini, impresa, e per nimica<br />
s'è, cittadini, impresa, e per nimica
tolta una gente, che dal ciel discesa,<br />
tolta una gente, che dal ciel discesa,
da' celesti e da' fati è qui mandata;<br />
da' celesti e da' fati è qui mandata;
feroce, insuperabile, indefessa,<br />
feroce, insuperabile, indefessa,
ne l'armi invitta, che né vinta ancora<br />
ne l'armi invitta, che né vinta ancora{{R|490}}
cessa dal ferro. Se speranza alcuna<br />
cessa dal ferro. Se speranza alcuna
negli esterni soccorsi e ne l'aíta<br />
negli esterni soccorsi e ne l'aíta
aveste degli Etòli, ora del tutto<br />
aveste degli Etòli, ora del tutto
la deponete: e sia speme a se stesso<br />
la deponete: e sia speme a se stesso
ciascun per sé. Ma noi per noi, che speme<br />
ciascun per sé. Ma noi per noi, che speme{{R|495}}
e che possanza avemo? Ecco davanti<br />
e che possanza avemo? Ecco davanti
agli occhi vostri, e fra le vostre mani<br />
agli occhi vostri, e fra le vostre mani
vedete la strettezza e la ruina<br />
vedete la strettezza e la ruina
in che noi siamo. Né però ne 'ncolpo<br />
in che noi siamo. Né però ne 'ncolpo
alcun di voi. Tutto 'l valor s'è mostro<br />
alcun di voi. Tutto 'l valor s'è mostro{{R|500}}
che mostrar si potea: con tutto 'l corpo,<br />
che mostrar si potea: con tutto 'l corpo,
e con quanto ha di forza il nostro regno<br />
e con quanto ha di forza il nostro regno
s'è combattuto. Or quale in tanto dubbio<br />
s'è combattuto. Or quale in tanto dubbio
sia la mia mente, udite. È nel mio stato<br />
sia la mia mente, udite. È nel mio stato
vicino al Tebro un territorio antico,<br />
vicino al Tebro un territorio antico,{{R|505}}
che in vèr l'occaso per lunghezza attinge<br />
che in vèr l'occaso per lunghezza attinge
fin dove de' Sicani era il confine.<br />
fin dove de' Sicani era il confine.
Dagli Rutuli è cólto e dagli Aurunci,<br />
Dagli Rutuli è cólto e dagli Aurunci,
che i duri colli e i piú deserti paschi<br />
che i duri colli e i piú deserti paschi
ne tengon da l'un canto: a questo aggiungo<br />
ne tengon da l'un canto: a questo aggiungo{{R|510}}
quella piaggia di pini e quella costa<br />
quella piaggia di pini e quella costa
de la montagna; e tutto è mio disegno<br />
de la montagna; e tutto è mio disegno
che si ceda a' Troiani e ch'amicizia,<br />
che si ceda a' Troiani e ch'amicizia,
accordo e patti e lega e leggi eguali<br />
accordo e patti e lega e leggi eguali
abbiam con essi; e qui, s'a qui fermarsi<br />
abbiam con essi; e qui, s'a qui fermarsi{{R|515}}
sono o da' fati o dal desire indotti,<br />
sono o da' fati o dal desire indotti,
ferminsi; e i loro alberghi e le lor mura<br />
ferminsi; e i loro alberghi e le lor mura
fondino a lor diletto. E s'altra parte<br />
fondino a lor diletto. E s'altra parte
cercano e d'altre genti (se pur ponno<br />
cercano e d'altre genti (se pur ponno
tôrsi da noi) quando di venti navi,<br />
tôrsi da noi) quando di venti navi,{{R|520}}
o di piú sovvenir ne gli bisogni,<br />
o di piú sovvenir ne gli bisogni,
su la stessa marina apparecchiata<br />
su la stessa marina apparecchiata
è la materia. Essi de' legni il modo<br />
è la materia. Essi de' legni il modo
e 'l numero diranno: e noi le selve,<br />
e 'l numero diranno: e noi le selve,
la maestranza, i ferramenti e tutto<br />
la maestranza, i ferramenti e tutto{{R|525}}
che fia lor di mestiero appresteremo.<br />
che fia lor di mestiero appresteremo.
Con questa offerta io manderei de' primi<br />
Con questa offerta io manderei de' primi
de la nostra città cento oratori<br />
de la nostra città cento oratori
co' rami de la pace, col mandato<br />
co' rami de la pace, col mandato
di contrattarla, co' presenti appresso<br />
di contrattarla, co' presenti appresso{{R|530}}
d'avorio e d'oro e col seggio e col manto<br />
d'avorio e d'oro e col seggio e col manto
del nostro regno. Consultate or voi,<br />
del nostro regno. Consultate or voi,
ed a l'afflitte e mal condotte cose<br />
ed a l'afflitte e mal condotte cose
d'aíta provvedete e di soccorso».<br />
d'aíta provvedete e di soccorso».
<br />

Surse allor Drance, quei che già s'è detto<br />
Surse allor Drance, quei che già s'è detto{{R|535}}
avversario di Turno. Era costui<br />
avversario di Turno. Era costui
del regno de' Latini un de' piú ricchi<br />
del regno de' Latini un de' piú ricchi
e de' piú reputati cittadini:<br />
e de' piú reputati cittadini:
di fazïon, di sèguito e di lingua<br />
di fazïon, di sèguito e di lingua
possente assai; ne le consulte avuto<br />
possente assai; ne le consulte avuto{{R|540}}
di qualche stima; nel mestier de l'armi<br />
di qualche stima; nel mestier de l'armi
codardo, anzi che no. La sua chiarezza<br />
codardo, anzi che no. La sua chiarezza
e 'l suo fasto venia da la sua madre<br />
e 'l suo fasto venia da la sua madre
ch'era d'alto legnaggio. Il padre a pena<br />
ch'era d'alto legnaggio. Il padre a pena
era noto a le genti. Or questo, infesto<br />
era noto a le genti. Or questo, infesto{{R|545}}
a la gloria di Turno, asperso il core<br />
a la gloria di Turno, asperso il core
d'amarezza e d'invidia, in questa guisa<br />
d'amarezza e d'invidia, in questa guisa
il suo fatto aggravando, e l'ire altrui<br />
il suo fatto aggravando, e l'ire altrui
irritando, parlò: «Chiaro, evidente<br />
irritando, parlò: «Chiaro, evidente
e necessario, ottimo re, n'è tanto<br />
e necessario, ottimo re, n'è tanto{{R|550}}
quel che tu ne consigli, che bisogno<br />
quel che tu ne consigli, che bisogno
d'altro non ha che di comune assenso.<br />
d'altro non ha che di comune assenso.
Ognun vede, ognun sa quel che conviene<br />
Ognun vede, ognun sa quel che conviene
in sí dura fortuna: e nullo ardisce<br />
in sí dura fortuna: e nullo ardisce
pur d'aprir bocca. Libertate almeno<br />
pur d'aprir bocca. Libertate almeno{{R|555}}
di parlar ne si dia. Scemi una volta<br />
di parlar ne si dia. Scemi una volta
tanta sua tracotanza e tanto orgoglio<br />
tanta sua tracotanza e tanto orgoglio
chi co' suoi male avventurosi auspíci,<br />
co' sinistri suoi modi (io pur dirollo,<br />
chi co' suoi male avventurosi auspíci,
co' sinistri suoi modi (io pur dirollo,
benché d'armi e di morte mi minacci)<br />
benché d'armi e di morte mi minacci){{R|560}}
n'ha qui condotti, e per cui tanti duci,<br />
n'ha qui condotti, e per cui tanti duci,
tanta gente è perita, e tutta in pianto<br />
tanta gente è perita, e tutta in pianto
questa cittade e questo regno è vòlto;<br />
questa cittade e questo regno è vòlto;
mentre ne la sua furia, o ne la fuga<br />
mentre ne la sua furia, o ne la fuga
confidando piuttosto, il troian campo<br />
confidando piuttosto, il troian campo{{R|565}}
ha d'assalire osato, e fin nel cielo<br />
ha d'assalire osato, e fin nel cielo
posto ha con l'armi sue téma e scompiglio.<br />
posto ha con l'armi sue téma e scompiglio.
Solo un dono, signor, fra tanti doni<br />
Solo un dono, signor, fra tanti doni
che si mandano a' Teucri, un sol n'aggiungi;<br />
che si mandano a' Teucri, un sol n'aggiungi;
né consentir che vïolenza altrui<br />
né consentir che vïolenza altrui{{R|570}}
tel proibisca. Da', buon padre, ancora<br />
tel proibisca. Da', buon padre, ancora
questa tua figlia a genero sí degno<br />
questa tua figlia a genero sí degno
e con sí degno maritaggio eterna<br />
e con sí degno maritaggio eterna
fa questa pace. E se 'l terrore è tanto<br />
fa questa pace. E se 'l terrore è tanto
che s'ha di lui, da lui stesso impetriamo<br />
che s'ha di lui, da lui stesso impetriamo{{R|575}}
grazia e licenza che la patria sua,<br />
grazia e licenza che la patria sua,
che 'l suo re prevaler si possa almeno<br />
che 'l suo re prevaler si possa almeno
del suo sangue a suo modo. E tu cagione,<br />
del suo sangue a suo modo. E tu cagione,
tu di tanta ruina autore e capo,<br />
tu di tanta ruina autore e capo,
a che pur tante volte, a tanti strazi,<br />
a che pur tante volte, a tanti strazi,{{R|580}}
a tanti rischi, a manifesta morte<br />
a tanti rischi, a manifesta morte
questi tuoi meschinelli cittadini<br />
questi tuoi meschinelli cittadini
esponi indarno? e qual è ne la guerra<br />
esponi indarno? e qual è ne la guerra
piú salute e speranza? A te noi tutti<br />
piú salute e speranza? A te noi tutti
pace, Turno, chiedemo, e de la pace<br />
pace, Turno, chiedemo, e de la pace{{R|585}}
quel ch'è sol fermo e 'nviolabil pegno;<br />
quel ch'è sol fermo e 'nviolabil pegno;
ed io prima di tutti, io cui tu fingi<br />
ed io prima di tutti, io cui tu fingi
che nimico ti sia (né tal mi curo<br />
che nimico ti sia (né tal mi curo
che tu mi tenga) a supplicar ti vegno<br />
che tu mi tenga) a supplicar ti vegno
umilemente. Abbi pietà de' tuoi;<br />
umilemente. Abbi pietà de' tuoi;{{R|590}}
pon giú la stizza; e poi che sei cacciato,<br />
pon giú la stizza; e poi che sei cacciato,
vattene. Assai di strage, assai di morti<br />
vattene. Assai di strage, assai di morti
s'è visto: assai ne son le genti afflitte;<br />
s'è visto: assai ne son le genti afflitte;
vedovi i tetti e desolati i campi;<br />
vedovi i tetti e desolati i campi;
ma se l'onor ti muove, e se concepi<br />
ma se l'onor ti muove, e se concepi{{R|595}}
di te tanto in te stesso, e tanto agogni<br />
di te tanto in te stesso, e tanto agogni
o la donna o la dote, a che non osi<br />
o la donna o la dote, a che non osi
contro a chi te ne priva? A Turno adunque<br />
contro a chi te ne priva? A Turno adunque
regno col nostro sangue e regia moglie<br />
regno col nostro sangue e regia moglie
procureremo: e noi vili alme, e turba<br />
procureremo: e noi vili alme, e turba{{R|600}}
non sepolta e non pianta, a' cani in preda<br />
non sepolta e non pianta, a' cani in preda
giaceremo in su' campi? Or tu, tu stesso,<br />
giaceremo in su' campi? Or tu, tu stesso,
se tanto hai d'ardimento e di valore<br />
se tanto hai d'ardimento e di valore
dal paterno legnaggio, a lui rispondi,<br />
dal paterno legnaggio, a lui rispondi,
a lui ti volgi, che ti sfida e chiama».<br />
a lui ti volgi, che ti sfida e chiama».{{R|605}}
<br />

Turno, ch'impetuoso e vïolento<br />
Turno, ch'impetuoso e vïolento
era da sé, questo parlare udito,<br />
era da sé, questo parlare udito,
alto un gemito trasse, e d'ira acceso<br />
alto un gemito trasse, e d'ira acceso
cosí proruppe: «Usanza tua fu sempre,<br />
cosí proruppe: «Usanza tua fu sempre,
Drance, allor che di mani è piú bisogno,<br />
Drance, allor che di mani è piú bisogno,{{R|610}}
oprar la lingua; essere in corte il primo,<br />
oprar la lingua; essere in corte il primo,
l'ultimo in campo. Ma non piú parole<br />
l'ultimo in campo. Ma non piú parole
in questo loco, ché già pieno troppo<br />
ne l'hai; pur troppo grandi e troppo gonfie<br />
in questo loco, ché già pieno troppo
ne l'hai; pur troppo grandi e troppo gonfie
l'avventi, e senza rischio or ch'i nemici<br />
l'avventi, e senza rischio or ch'i nemici{{R|615}}
son lunge, e buone fosse e buone mura<br />
ci son di mezzo, e non c'inonda il sangue.<br />
son lunge, e buone fosse e buone mura
ci son di mezzo, e non c'inonda il sangue.
Apri qui bocca al solito, e rintuona<br />
Apri qui bocca al solito, e rintuona
con la facondia tua. Tu, che se' Drance,<br />
con la facondia tua. Tu, che se' Drance,
me, che son Turno, imbelle e vile appella;<br />
me, che son Turno, imbelle e vile appella;{{R|620}}
tu la cui dianzi sanguinosa destra<br />
tu la cui dianzi sanguinosa destra
pieni i campi di morti, e pieni i colli<br />
pieni i campi di morti, e pieni i colli
ha di trofei. Ma che non pruovi ancora<br />
ha di trofei. Ma che non pruovi ancora
questa tua gran virtú? Forse, ch'avemo<br />
questa tua gran virtú? Forse, ch'avemo
a cercar de' nemici? Ecco d'intorno<br />
a cercar de' nemici? Ecco d'intorno{{R|625}}
ci sono, e 'n su le porte. Andrem lor contra?<br />
ci sono, e 'n su le porte. Andrem lor contra?
Che badi? Ov'è la tua tanta prodezza?<br />
Che badi? Ov'è la tua tanta prodezza?
sempre è nel vento, sempre è ne la fuga<br />
sempre è nel vento, sempre è ne la fuga
de la lingua e de' piè? tu mi rinfacci<br />
de la lingua e de' piè? tu mi rinfacci
ch'io sia cacciato? tu, vituperoso,<br />
ch'io sia cacciato? tu, vituperoso,{{R|630}}
di dirlo osasti? e chi meritamente<br />
di dirlo osasti? e chi meritamente
sarà che 'l dica? Oh! non s'è visto il Tebro<br />
sarà che 'l dica? Oh! non s'è visto il Tebro
fatto gonfio da me del frigio sangue?<br />
fatto gonfio da me del frigio sangue?
non s'è vista la casa e 'l seme tutto<br />
non s'è vista la casa e 'l seme tutto
spento d'Evandro, e gli Arcadi spogliati<br />
spento d'Evandro, e gli Arcadi spogliati{{R|635}}
d'armi e di vita? Io non fui già da Pandaro<br />
d'armi e di vita? Io non fui già da Pandaro
cacciato, né da Bizia, né da mille<br />
cacciato, né da Bizia, né da mille
che in un dí vincitore a morte io diedi,<br />
che in un dí vincitore a morte io diedi,
circondato da loro e cinto e chiuso<br />
circondato da loro e cinto e chiuso
da le lor mura. Nulla è ne la guerra<br />
da le lor mura. Nulla è ne la guerra{{R|640}}
piú salute o speranza: al teucro duce,<br />
piú salute o speranza: al teucro duce,
a te, folle, al tuo capo, a le tue cose<br />
a te, folle, al tuo capo, a le tue cose
fa' questo annunzio. E non tutto in soqquadro<br />
fa' questo annunzio. E non tutto in soqquadro
por con tanta paura, e tanta stima<br />
por con tanta paura, e tanta stima
che fai de la prodezza e de le forze<br />
che fai de la prodezza e de le forze{{R|645}}
d'una gente che già due volte è vinta;<br />
d'una gente che già due volte è vinta;
e non tanto avvilir da l'altro canto<br />
e non tanto avvilir da l'altro canto
l'armi del re Latino. Ai Mirmidóni<br />
l'armi del re Latino. Ai Mirmidóni
son ora, al gran Dïomede, al grande Achille<br />
son ora, al gran Dïomede, al grande Achille
i Teucri formidabili e tremendi;<br />
i Teucri formidabili e tremendi;{{R|650}}
e dal mar se ne torna per paura<br />
e dal mar se ne torna per paura
l'Àufido indietro. E forse che non finge<br />
l'Àufido indietro. E forse che non finge
temer di me, perché il mio fallo aggravi?<br />
temer di me, perché il mio fallo aggravi?
Malvagia astuzia! Ma non piú per nulla<br />
Malvagia astuzia! Ma non piú per nulla
vo' che ne tema. Un'anima sí vile<br />
vo' che ne tema. Un'anima sí vile{{R|655}}
non ti torrà la mia destra già mai.<br />
non ti torrà la mia destra già mai.
Stiesi pur teco, e nel tuo petto alloggi,<br />
Stiesi pur teco, e nel tuo petto alloggi,
di lei ben degno albergo. Or a te vegno,<br />
di lei ben degno albergo. Or a te vegno,
gran padre, e 'l tuo parer discorro, e dico:<br />
gran padre, e 'l tuo parer discorro, e dico:
Se tu piú non t'affidi, e piú non credi<br />
Se tu piú non t'affidi, e piú non credi{{R|660}}
ne l'armi tue; s'abbandonati affatto<br />
ne l'armi tue; s'abbandonati affatto
siam d'ogni parte; se una volta rotti,<br />
siam per sempre perduti; e se fortuna,<br />
siam d'ogni parte; se una volta rotti,
siam per sempre perduti; e se fortuna,
varïando le veci, unqua non cangia,<br />
varïando le veci, unqua non cangia,
signor, pace imploriamo; e l'armi in terra<br />
signor, pace imploriamo; e l'armi in terra{{R|665}}
gittando, a giunte mani accordo e vènia<br />
gittando, a giunte mani accordo e vènia
impetriam dai nemici. Ancorché, quando<br />
impetriam dai nemici. Ancorché, quando
oh! del nostro valor punto in noi fosse!<br />
oh! del nostro valor punto in noi fosse!
sopra tutti felice, riposato,<br />
sopra tutti felice, riposato,
e glorïoso spirito sarebbe<br />
e glorïoso spirito sarebbe{{R|670}}
chi, per ciò non veder, morto si fosse!<br />
chi, per ciò non veder, morto si fosse!
Ma se le nostre forze ancor son verdi,<br />
Ma se le nostre forze ancor son verdi,
la nostra gioventú florida, intatta,<br />
la nostra gioventú florida, intatta,
disposta e pronta a l'armi; e per sussidio<br />
disposta e pronta a l'armi; e per sussidio
i popoli d'Italia e le cittadi<br />
i popoli d'Italia e le cittadi{{R|675}}
son con noi tutte; e s'a' nemici ancora<br />
son con noi tutte; e s'a' nemici ancora
sanguinosa, dannosa e poco lieta<br />
sanguinosa, dannosa e poco lieta
è questa gloria; ed han de' morti anch'essi<br />
è questa gloria; ed han de' morti anch'essi
la parte loro; e la tempesta è pari<br />
la parte loro; e la tempesta è pari
d'ambe le parti; a che nel primo intoppo<br />
d'ambe le parti; a che nel primo intoppo{{R|680}}
con tanto scorno, a noi stessi mancando,<br />
con tanto scorno, a noi stessi mancando,
gittarne a terra? a che tremare avanti<br />
gittarne a terra? a che tremare avanti
che la tromba si senta? A la giornata<br />
che la tromba si senta? A la giornata
il tempo stesso, il varïar de' casi,<br />
il tempo stesso, il varïar de' casi,
l'industria, le vicende, il moto e 'l giuoco<br />
l'industria, le vicende, il moto e 'l giuoco{{R|685}}
potria de la fortuna in molte guise,<br />
potria de la fortuna in molte guise,
come suol l'altre cose, ancor le nostre,<br />
come suol l'altre cose, ancor le nostre,
cangiando, risarcire, e porre in saldo.<br />
cangiando, risarcire, e porre in saldo.
Non avrem Dïomede in nostro aiuto;<br />
Non avrem Dïomede in nostro aiuto;
avrem Messapo; avremo il fortunato<br />
avrem Messapo; avremo il fortunato{{R|690}}
Tolunnio; avrem tant'altri incliti duci<br />
Tolunnio; avrem tant'altri incliti duci
di tant'altre città. Né di men gloria,<br />
di tant'altre città. Né di men gloria,
né di minor virtú saranno i nostri<br />
né di minor virtú saranno i nostri
di Laurento e di Lazio. Avrem Camilla,<br />
di Laurento e di Lazio. Avrem Camilla,
la gran volsca virago, che n'addusse<br />
la gran volsca virago, che n'addusse{{R|695}}
di cavalieri e di caterve armate<br />
di cavalieri e di caterve armate
sí bella gente. E se me solo appella<br />
sí bella gente. E se me solo appella
il nemico a battaglia, e se v'aggrada<br />
il nemico a battaglia, e se v'aggrada
che sol io gli risponda ed io sol osto<br />
che sol io gli risponda ed io sol osto
al ben comune, io solamente assumo<br />
al ben comune, io solamente assumo{{R|700}}
sopra me questa impresa. E già non credo<br />
sopra me questa impresa. E già non credo
che le mie man sí la vittoria abborra,<br />
che le mie man sí la vittoria abborra,
che per tanta ch'io n'aggia, e speme e gioia,<br />
che per tanta ch'io n'aggia, e speme e gioia,
accettar non la deggia. Androgli incontro<br />
accettar non la deggia. Androgli incontro
con l'animo, se fosse anco maggiore<br />
con l'animo, se fosse anco maggiore{{R|705}}
del magno Achille, e come Achille, anch'egli<br />
del magno Achille, e come Achille, anch'egli
l'armi di Mongibello indosso avesse.<br />
l'armi di Mongibello indosso avesse.
Io Turno, io che non punto a qual si fosse<br />
Io Turno, io che non punto a qual si fosse
mai degli antichi di valor non cedo,<br />
mai degli antichi di valor non cedo,
questa mia vita stessa a voi, Latini,<br />
questa mia vita stessa a voi, Latini,{{R|710}}
ed a Latin mio suocero consacro<br />
ed a Latin mio suocero consacro
solennemente. Enea me solo invita;<br />
solennemente. Enea me solo invita;
l'accetto, il bramo e 'l prego, anzi che Drance,<br />
l'accetto, il bramo e 'l prego, anzi che Drance,
s'ira è questa di dio, con la sua morte<br />
s'ira è questa di dio, con la sua morte
la purghi, o che la gloria me ne tolga,<br />
la purghi, o che la gloria me ne tolga,{{R|715}}
s'è pur gloria o vertute». In cotal guisa<br />
s'è pur gloria o vertute». In cotal guisa
consultando i Latini avean tra loro<br />
consultando i Latini avean tra loro
dispareri e tenzoni. Usciti a campo<br />
dispareri e tenzoni. Usciti a campo
erano i Teucri intanto. Ed ecco un messo<br />
erano i Teucri intanto. Ed ecco un messo
venir volando, che la reggia tutta<br />
venir volando, che la reggia tutta{{R|720}}
e tutta la città pose in tumulto,<br />
e tutta la città pose in tumulto,
annunzïando che dal tosco fiume<br />
annunzïando che dal tosco fiume
già mosso de' Troiani e de' Tirreni<br />
già mosso de' Troiani e de' Tirreni
se ne venia l'esercito in battaglia<br />
se ne venia l'esercito in battaglia
in vèr Laurento; e che di genti e d'armi<br />
in vèr Laurento; e che di genti e d'armi{{R|725}}
si vedean piene le campagne e i colli.<br />
si vedean piene le campagne e i colli.
<br />

Gli animi incontinente si turbaro;<br />
Gli animi incontinente si turbaro;
sgomentossene il volgo: ai valorosi<br />
sgomentossene il volgo: ai valorosi
s'acceser l'ire. Trepidando ognuno<br />
s'acceser l'ire. Trepidando ognuno
discorrea per le strade; arme fremea<br />
discorrea per le strade; arme fremea{{R|730}}
la gioventú; dolenti e lagrimosi<br />
la gioventú; dolenti e lagrimosi
i padri discordando, e chi per Turno<br />
i padri discordando, e chi per Turno
sentendo e chi per Drance, avean tra loro<br />
sentendo e chi per Drance, avean tra loro
vari bisbigli. E tutto il corpo insieme<br />
vari bisbigli. E tutto il corpo insieme
facea de la città tale un trambusto,<br />
facea de la città tale un trambusto,{{R|735}}
e tal ne l'aura unitamente un suono,<br />
e tal ne l'aura unitamente un suono,
qual è se spaventata esce d'un bosco<br />
qual è se spaventata esce d'un bosco
torma di rochi augelli, o qual talora<br />
torma di rochi augelli, o qual talora
da le pescose rive di Padusa<br />
da le pescose rive di Padusa
van per gli stagni schiamazzando a schiere<br />
van per gli stagni schiamazzando a schiere{{R|740}}
turbati i cigni. In tale occasïone<br />
turbati i cigni. In tale occasïone
gridava Turno: «Or questo è, padri, il tempo<br />
gridava Turno: «Or questo è, padri, il tempo
di seder a consiglio: or consigliate<br />
di seder a consiglio: or consigliate
agiatamente: aggiate sopra tutto<br />
agiatamente: aggiate sopra tutto
cura a la pace, or ch'i nemici armati<br />
cura a la pace, or ch'i nemici armati{{R|745}}
ne son già sopra». E, cosí detto a pena,<br />
ne son già sopra». E, cosí detto a pena,
saltò fuor de la reggia; e vòlto a torno:<br />
saltò fuor de la reggia; e vòlto a torno:
«Arma, - disse, - tu, Vòluso, i tuoi Volsci,<br />
«Arma, - disse, - tu, Vòluso, i tuoi Volsci,
e tu, Messapo, i rutuli cavalli.<br />
e tu, Messapo, i rutuli cavalli.
Tu, Catillo, e tu Cora, uscite a campo:<br />
Tu, Catillo, e tu Cora, uscite a campo:{{R|750}}
va tu con la tua gente a la muraglia<br />
va tu con la tua gente a la muraglia
incontinente; e tu dispensa i tuoi<br />
incontinente; e tu dispensa i tuoi
fra le porte e le torri. Ite voi meco,<br />
fra le porte e le torri. Ite voi meco,
che rimanete; e ciascuno armi i suoi».<br />
che rimanete; e ciascuno armi i suoi».
<br />

Per tutta la città si va scorrendo<br />
Per tutta la città si va scorrendo{{R|755}}
a le mura. A l'insegne, ai capitani<br />
a le mura. A l'insegne, ai capitani
ognun s'adduce. I padri irresoluti<br />
ognun s'adduce. I padri irresoluti
se n'escon dal consiglio. Il re turbato<br />
se n'escon dal consiglio. Il re turbato
si ritira, e si pente che non aggia<br />
si ritira, e si pente che non aggia
per sé, senza consulta, il frigio duce<br />
per sé, senza consulta, il frigio duce{{R|760}}
per amico e per genero accettato.<br />
per amico e per genero accettato.
Dansi tutti a munire, a cavar fosse,<br />
tutti a somministrar chi sassi e travi,<br />
Dansi tutti a munire, a cavar fosse,
tutti a somministrar chi sassi e travi,
e chi dardi e chi strali. E già la roca<br />
e chi dardi e chi strali. E già la roca
tromba ne va per la città squillando<br />
tromba ne va per la città squillando{{R|765}}
de la battaglia il sanguinoso accento.<br />
de la battaglia il sanguinoso accento.
Le matrone, i fanciulli, i vecchi, ognuno<br />
Le matrone, i fanciulli, i vecchi, ognuno
d'ogni età, d'ogni sesso e d'ogni grado<br />
d'ogni età, d'ogni sesso e d'ogni grado
a l'ultimo periglio, al gran bisogno<br />
a l'ultimo periglio, al gran bisogno
corrono a la muraglia. E d'altra parte<br />
corrono a la muraglia. E d'altra parte{{R|770}}
da gran corteo di donne accompagnata<br />
da gran corteo di donne accompagnata
con doni e preci di Minerva al tempio<br />
con doni e preci di Minerva al tempio
va la regina, ed ha Lavinia seco,<br />
va la regina, ed ha Lavinia seco,
la vergine sua figlia, onde venuta<br />
la vergine sua figlia, onde venuta
era tanta ruina: e di ciò mesta,<br />
era tanta ruina: e di ciò mesta,{{R|775}}
porta i begli occhi lagrimosi e chini.<br />
porta i begli occhi lagrimosi e chini.
Seguon le madri e d'odorati incensi<br />
Seguon le madri e d'odorati incensi
vaporando il delúbro, in flebil voce<br />
vaporando il delúbro, in flebil voce
pregano in su la soglia: «Armipotente<br />
pregano in su la soglia: «Armipotente
Tritonia, tu che puoi, la possa e l'armi<br />
Tritonia, tu che puoi, la possa e l'armi{{R|780}}
frangi al frigio ladrone, e di tua mano<br />
frangi al frigio ladrone, e di tua mano
anciso in su la porta me lo stendi».<br />
anciso in su la porta me lo stendi».
<br />

Esso re Turno da la furia spinto<br />
Esso re Turno da la furia spinto
ricorre a l'armi; e di squamoso acciaro<br />
ricorre a l'armi; e di squamoso acciaro
e d'òr già tutto orribile e splendente,<br />
e d'òr già tutto orribile e splendente,{{R|785}}
cinto di brando, e sol del capo ignudo<br />
cinto di brando, e sol del capo ignudo
lieto mostrossi, e di speranza altiero<br />
lieto mostrossi, e di speranza altiero
di vedere il nemico. E 'n quella guisa<br />
di vedere il nemico. E 'n quella guisa
da la ròcca scendea che da' presepi<br />
da la ròcca scendea che da' presepi
sciolto destriero esce ruzzando in campo,<br />
sciolto destriero esce ruzzando in campo,{{R|790}}
o ch'amor di giumente, o che vaghezza<br />
o ch'amor di giumente, o che vaghezza
di verde prato, o pur desio lo tragga<br />
di verde prato, o pur desio lo tragga
del noto fiume; che sbuffando freme,<br />
del noto fiume; che sbuffando freme,
e ringhia e drizza il collo e squassa il crine.<br />
e ringhia e drizza il collo e squassa il crine.
<br />

A l'uscir de la porta ecco davanti<br />
A l'uscir de la porta ecco davanti{{R|795}}
gli si fa co' suoi volsci cavalieri<br />
gli si fa co' suoi volsci cavalieri
la vergine Camilla: e sí com'era<br />
la vergine Camilla: e sí com'era
non men gentil che valorosa e bella,<br />
non men gentil che valorosa e bella,
tosto che l'incontrò con tutti i suoi<br />
tosto che l'incontrò con tutti i suoi
dismontò da cavallo, e vèr lui disse:<br />
dismontò da cavallo, e vèr lui disse:{{R|800}}
«Turno, se degnamente uom forte ardisce,<br />
«Turno, se degnamente uom forte ardisce,
io mi rincoro, e ti prometto io sola<br />
io mi rincoro, e ti prometto io sola
di gire ai cavalier toscani incontro.<br />
di gire ai cavalier toscani incontro.
Lascia me col mio stuolo assalir prima<br />
Lascia me col mio stuolo assalir prima
la troiana oste, e che primiera io tragga<br />
la troiana oste, e che primiera io tragga{{R|805}}
di questa pugna e de' suoi rischi un saggio;<br />
di questa pugna e de' suoi rischi un saggio;
e tu qui co' pedoni a piè rimanti<br />
e tu qui co' pedoni a piè rimanti
a guardia de la terra». A tal proposta<br />
a guardia de la terra». A tal proposta
Turno ne la terribile virago<br />
Turno ne la terribile virago
gli occhi fissando: «O de l'Italia, - disse -<br />
gli occhi fissando: «O de l'Italia, - disse -{{R|810}}
ornamento e sostegno, e di che lode,<br />
ornamento e sostegno, e di che lode,
e di che premio al tuo gran merto uguale<br />
e di che premio al tuo gran merto uguale
ristorar ti poss'io? Ma (poiché cosa<br />
ristorar ti poss'io? Ma (poiché cosa
non è che la pareggi) abbi, famosa<br />
non è che la pareggi) abbi, famosa
guerriera, in grado ch'io con te comparta<br />
guerriera, in grado ch'io con te comparta{{R|815}}
questa fatica. Enea, come dal grido<br />
questa fatica. Enea, come dal grido
avemo e da le spie fin qui ritratto,<br />
avemo e da le spie fin qui ritratto,
spinte ha le schiere de' cavalli avanti<br />
spinte ha le schiere de' cavalli avanti
per batter la campagna: ed egli altronde<br />
per batter la campagna: ed egli altronde
presa la via del monte, per alpestro<br />
presa la via del monte, per alpestro{{R|820}}
sentiero a la città di sopra al giogo<br />
sentiero a la città di sopra al giogo
vien con l'altre sue genti. Il mio disegno<br />
vien con l'altre sue genti. Il mio disegno
è fargli agguato, e collocarmi appresso<br />
è fargli agguato, e collocarmi appresso
là, 've sopra la foce il doppio bosco<br />
là, 've sopra la foce il doppio bosco
del curvo monte ambe le strade accoglie.<br />
del curvo monte ambe le strade accoglie.{{R|825}}
Tu, raünati i tuoi con gli altri tutti<br />
Tu, raünati i tuoi con gli altri tutti
nostri cavalli, i suoi nel piano assagli<br />
nostri cavalli, i suoi nel piano assagli
a spiegate bandiere. Il fier Messapo<br />
a spiegate bandiere. Il fier Messapo
sarà con te: saranvi de' Latini,<br />
sarà con te: saranvi de' Latini,
vi saran di Corace e di Catillo<br />
vi saran di Corace e di Catillo{{R|830}}
le squadre tutte; e tu con essi il carco<br />
le squadre tutte; e tu con essi il carco
prendi di comandarle». Indi esortando<br />
prendi di comandarle». Indi esortando
parimente Messapo e gli altri duci<br />
parimente Messapo e gli altri duci
a la lor fazïone, egli a la sua<br />
a la lor fazïone, egli a la sua
tostamente si volse. È tra due branche<br />
tostamente si volse. È tra due branche{{R|835}}
del monte una vallea che d'ambi i lati<br />
del monte una vallea che d'ambi i lati
ha folte selve, e luoghi occulti e chiusi,<br />
ha folte selve, e luoghi occulti e chiusi,
a l'insidie de l'armi accomodati.<br />
a l'insidie de l'armi accomodati.
Ha ne l'imo una sèmita per mezzo<br />
Ha ne l'imo una sèmita per mezzo
angusta, malagevole e scontorta<br />
angusta, malagevole e scontorta{{R|840}}
che d'ogn'intorno è da le ripe offesa.<br />
In cima, in su l'uscita, è tra le selve<br />
che d'ogn'intorno è da le ripe offesa.
In cima, in su l'uscita, è tra le selve
ascosa una pianura, con ridotti<br />
ascosa una pianura, con ridotti
acconci a ritirarsi, ed opportuni<br />
acconci a ritirarsi, ed opportuni
a spingersi o dal destro o dal sinistro<br />
a spingersi o dal destro o dal sinistro{{R|845}}
lato, che si rincontri o che s'aspetti<br />
lato, che si rincontri o che s'aspetti
nemica gente, o pur che di gran sassi<br />
nemica gente, o pur che di gran sassi
si tempesti di sopra. A questo loco,<br />
si tempesti di sopra. A questo loco,
di cui ben era pratico, in agguato<br />
di cui ben era pratico, in agguato
Turno si pose, e i suoi nimici attese.<br />
Turno si pose, e i suoi nimici attese.{{R|850}}
<br />

Dïana intanto timorosa e mesta<br />
Dïana intanto timorosa e mesta
favellando con Opi, una del coro<br />
favellando con Opi, una del coro
de le sue Ninfe, in tal guisa le disse:<br />
de le sue Ninfe, in tal guisa le disse:
«Vedi a che perigliosa e mortal guerra<br />
«Vedi a che perigliosa e mortal guerra
a morir se ne va la mia Camilla,<br />
a morir se ne va la mia Camilla,{{R|855}}
ne le nostr'armi ammaestrata invano.<br />
ne le nostr'armi ammaestrata invano.
E pur m'è cara, e sovr'ogni altra io l'amo.<br />
E pur m'è cara, e sovr'ogni altra io l'amo.
Né questo è nuovo, o repentino amore.<br />
Né questo è nuovo, o repentino amore.
Fin da le fasce è mia. Mètabo, il padre<br />
Fin da le fasce è mia. Mètabo, il padre
di lei, fu per invidia e per soverchia<br />
di lei, fu per invidia e per soverchia{{R|860}}
potenza da Priverno, antica terra,<br />
potenza da Priverno, antica terra,
da' suoi stessi cacciato; e da l'insulto,<br />
da' suoi stessi cacciato; e da l'insulto,
che gli fece il suo popolo, fuggendo,<br />
che gli fece il suo popolo, fuggendo,
nel suo misero esiglio ebbe in campagna<br />
nel suo misero esiglio ebbe in campagna
questa sola bambina che, mutato<br />
questa sola bambina che, mutato{{R|865}}
di Casmilla sua madre il nome in parte,<br />
di Casmilla sua madre il nome in parte,
fu Camilla nomata. Andava il padre<br />
fu Camilla nomata. Andava il padre
con essa in braccio per gli monti errando<br />
con essa in braccio per gli monti errando
e per le selve, e de' nemici Volsci<br />
e per le selve, e de' nemici Volsci
sempre d'intorno avea l'insidie e l'armi.<br />
sempre d'intorno avea l'insidie e l'armi.{{R|870}}
Ecco un giorno assalito con la caccia<br />
Ecco un giorno assalito con la caccia
dietro, fuggendo, a l'Amasèno arriva.<br />
dietro, fuggendo, a l'Amasèno arriva.
Per pioggia questo fiume era cresciuto,<br />
Per pioggia questo fiume era cresciuto,
e rapido spumando, infino al sommo<br />
e rapido spumando, infino al sommo
se ne gia de le ripe ondoso e gonfio;<br />
se ne gia de le ripe ondoso e gonfio;{{R|875}}
tal che, per téma de l'amato peso<br />
tal che, per téma de l'amato peso
non s'arrischiando di passarlo a nuoto,<br />
non s'arrischiando di passarlo a nuoto,
fermossi; e poiché a tutto ebbe pensato,<br />
fermossi; e poiché a tutto ebbe pensato,
con un súbito avviso entro una scorza<br />
con un súbito avviso entro una scorza
di salvatico súvero rinchiuse<br />
di salvatico súvero rinchiuse{{R|880}}
la pargoletta figlia. E poscia in mezzo<br />
la pargoletta figlia. E poscia in mezzo
d'un suo nodoso, inarsicciato e sodo<br />
d'un suo nodoso, inarsicciato e sodo
tèlo, ch'avea per avventura in mano,<br />
tèlo, ch'avea per avventura in mano,
legolla acconciamente; e l'asta e lei<br />
legolla acconciamente; e l'asta e lei
con la sua destra poderosa in alto<br />
con la sua destra poderosa in alto{{R|885}}
librando, a l'aura si rivolse, e disse:<br />
librando, a l'aura si rivolse, e disse:
<br />

"Alma latonia virgo, abitatrice<br />
"Alma latonia virgo, abitatrice
de le selve e de' monti, io padre stesso<br />
de le selve e de' monti, io padre stesso
questa mia sfortunata figlioletta<br />
questa mia sfortunata figlioletta
per ministra ti dedico e per serva.<br />
per ministra ti dedico e per serva.{{R|890}}
Ecco ch'a te devota, a l'armi tue<br />
Ecco ch'a te devota, a l'armi tue
accomandata, dal nimico in prima<br />
accomandata, dal nimico in prima
sol per te la sottraggo. In te sperando<br />
sol per te la sottraggo. In te sperando
a l'aura la commetto; e tu per tua<br />
a l'aura la commetto; e tu per tua
prendila, te ne prego, e tua sia sempre".<br />
prendila, te ne prego, e tua sia sempre".{{R|895}}
<br />

Ciò detto, il braccio in dietro ritraendo,<br />
Ciò detto, il braccio in dietro ritraendo,
oltre il fiume lanciolla; e 'l fiume e 'l vento<br />
oltre il fiume lanciolla; e 'l fiume e 'l vento
e 'l dardo ne fêr suono e fischio e rombo.<br />
e 'l dardo ne fêr suono e fischio e rombo.
Mètabo, da la turba sopraggiunto<br />
Mètabo, da la turba sopraggiunto
de' suoi nemici, a nuoto alfin gettossi<br />
de' suoi nemici, a nuoto alfin gettossi{{R|900}}
e salvo a l'altra riva si condusse.<br />
e salvo a l'altra riva si condusse.
Ivi d'un verde cespo, ove piantato<br />
Ivi d'un verde cespo, ove piantato
avea Trivia il suo dono, il dardo e lei<br />
avea Trivia il suo dono, il dardo e lei
divelse, e via fuggissi; e piú mai poscia<br />
divelse, e via fuggissi; e piú mai poscia
non fu da tetti o da cittadi accolto;<br />
non fu da tetti o da cittadi accolto;{{R|905}}
ché per natia fierezza a legge altrui<br />
ché per natia fierezza a legge altrui
non si fôra unqua additto. Il tempo tutto<br />
non si fôra unqua additto. Il tempo tutto
de la sua vita, di pastore in guisa,<br />
de la sua vita, di pastore in guisa,
menò per monti solitari ed ermi;<br />
menò per monti solitari ed ermi;
e per grotte e per dumi e per orrende<br />
e per grotte e per dumi e per orrende{{R|910}}
selve e tane di fere ebbe ricetto<br />
selve e tane di fere ebbe ricetto
con la fanciulla, a cui fu cibo un tempo<br />
con la fanciulla, a cui fu cibo un tempo
ferino latte, e balia una d'armento<br />
ferino latte, e balia una d'armento
ancor non doma e pavida giumenta.<br />
ancor non doma e pavida giumenta.
Ne le tenere labbra il padre stesso<br />
Ne le tenere labbra il padre stesso{{R|915}}
de la fera premea l'orride mamme;<br />
de la fera premea l'orride mamme;
né pria tenne de' piè salde le piante,<br />
né pria tenne de' piè salde le piante,
che d'arco, di faretra e di nodosi<br />
che d'arco, di faretra e di nodosi
dardi le mani e gli omeri gravolle.<br />
dardi le mani e gli omeri gravolle.
Non d'òr le chiome, o di monile il collo,<br />
men di lunga, o di fregiata gonna<br />
Non d'òr le chiome, o di monile il collo,{{R|920}}
né men di lunga, o di fregiata gonna
la ricoverse; ma di tigre un cuoio<br />
la ricoverse; ma di tigre un cuoio
le facea veste intorno, e cuffia in capo.<br />
le facea veste intorno, e cuffia in capo.
Il fanciullesco suo primo diletto<br />
Il fanciullesco suo primo diletto
e 'l primo studio fu lanciar di palo,<br />
e 'l primo studio fu lanciar di palo,{{R|925}}
e trar d'arco e di fromba; e 'n fin d'allora<br />
e trar d'arco e di fromba; e 'n fin d'allora
facea strage di gru, d'oche e di cigni.<br />
facea strage di gru, d'oche e di cigni.
Molte la desiâr tirrene madri<br />
Molte la desiâr tirrene madri
per nuora indarno. Ed ella di me sola<br />
per nuora indarno. Ed ella di me sola
contenta, intemerata e pura e casta,<br />
contenta, intemerata e pura e casta,{{R|930}}
la sua verginità, l'amor de l'armi<br />
la sua verginità, l'amor de l'armi
sol ebbe in cale. Or mio fôra disio<br />
sol ebbe in cale. Or mio fôra disio
che di questa milizia e de la pugna,<br />
che presa ha co' Troiani e co' Tirreni,<br />
che di questa milizia e de la pugna,
che presa ha co' Troiani e co' Tirreni,
fosse digiuna; per sí cara io l'aggio,<br />
fosse digiuna; per sí cara io l'aggio,{{R|935}}
e tale or mi saria grata compagna.<br />
e tale or mi saria grata compagna.
Ma poi che acerbo fato la persegue,<br />
Ma poi che acerbo fato la persegue,
scendi, ninfa, dal cielo, e nel paese<br />
scendi, ninfa, dal cielo, e nel paese
va de' Latini. Ivi al conflitto assisti,<br />
va de' Latini. Ivi al conflitto assisti,
che per Lazio e per lei mal s'apparecchia.<br />
che per Lazio e per lei mal s'apparecchia.{{R|940}}
Prendi quest'arco e prendi questa mia<br />
Prendi quest'arco e prendi questa mia
stessa faretra, e di qui traggi il tèlo<br />
stessa faretra, e di qui traggi il tèlo
per vendicarmi di qualunque ardito<br />
per vendicarmi di qualunque ardito
sarà di vïolar quest'a me sacra<br />
sarà di vïolar quest'a me sacra
e devota virago, Italo, o Teucro<br />
e devota virago, Italo, o Teucro{{R|945}}
che sia. Poscia io verrò di nube involta<br />
che sia. Poscia io verrò di nube involta
a provveder che 'l miserabil corpo<br />
a provveder che 'l miserabil corpo
non sia d'armi spogliato, e che raccolto<br />
non sia d'armi spogliato, e che raccolto
sia ne la patria, e seppellito e pianto».<br />
sia ne la patria, e seppellito e pianto».
<br />

Cosí dicendo, entro un sonoro nembo,<br />
Cosí dicendo, entro un sonoro nembo,{{R|950}}
da' mortali occhi non veduta, a terra<br />
da' mortali occhi non veduta, a terra
lievemente calossi. I teucri intanto<br />
lievemente calossi. I teucri intanto
e i toschi duci le lor genti avanti<br />
e i toschi duci le lor genti avanti
spingendo, a la città s'avvicinaro.<br />
spingendo, a la città s'avvicinaro.
Piena d'armi, d'insegne, di cavalli<br />
Piena d'armi, d'insegne, di cavalli{{R|955}}
e di schierati fanti e di squadroni<br />
e di schierati fanti e di squadroni
si vedea la campagna. Eran per tutto<br />
si vedea la campagna. Eran per tutto
gualdane, giramenti, scorribande<br />
gualdane, giramenti, scorribande
di cavalieri: in secche selve i colli<br />
di cavalieri: in secche selve i colli
parean conversi: ardea la terra e 'l cielo<br />
parean conversi: ardea la terra e 'l cielo{{R|960}}
di ferrigni splendori, e d'ogni parte<br />
di ferrigni splendori, e d'ogni parte
s'udian fremer cavalli e squillar trombe.<br />
s'udian fremer cavalli e squillar trombe.
<br />

Incontro a lor da l'altra parte usciro<br />
Incontro a lor da l'altra parte usciro
il fier Messapo, i cavalier latini,<br />
il fier Messapo, i cavalier latini,
Corace col suo frate, e di Camilla<br />
Corace col suo frate, e di Camilla{{R|965}}
la bellicosa banda. Era il concorso<br />
la bellicosa banda. Era il concorso
tuttavia de le genti, e de' cavalli<br />
tuttavia de le genti, e de' cavalli
il fremito maggiore. E già la massa<br />
il fremito maggiore. E già la massa
ristretta, e già vicine ambe le parti<br />
ristretta, e già vicine ambe le parti
a tiro d'asta, a fronte si fermaro<br />
a tiro d'asta, a fronte si fermaro{{R|970}}
l'una de l'altra; e con le lance in resta,<br />
l'una de l'altra; e con le lance in resta,
con saette e con dardi incominciaro<br />
con saette e con dardi incominciaro
primamente da lunge a salutarsi.<br />
primamente da lunge a salutarsi.
Poi di subite grida udito un tuono<br />
Poi di subite grida udito un tuono
al ciel levossi; e due contrari nembi<br />
al ciel levossi; e due contrari nembi{{R|975}}
da la terra sorgendo, armi fioccaro<br />
da la terra sorgendo, armi fioccaro
di neve in guisa, e coprîr d'ombra il sole.<br />
di neve in guisa, e coprîr d'ombra il sole.
Alfin da ciascun lato i destrier punti<br />
Alfin da ciascun lato i destrier punti
andâr tutti con tutti a rincontrarsi.<br />
andâr tutti con tutti a rincontrarsi.
<br />

Era Tirreno al fiero Aconte opposto<br />
Era Tirreno al fiero Aconte opposto{{R|980}}
ne la battaglia; e questi primamente<br />
ne la battaglia; e questi primamente
s'urtaro, e per la furia e per la forza<br />
s'urtaro, e per la furia e per la forza
de l'urto ambe le lance, ambi i cavalli,<br />
de l'urto ambe le lance, ambi i cavalli,
ed ambi i corpi infranti, stramazzati,<br />
ed ambi i corpi infranti, stramazzati,
l'un da l'altro disgiunti, quai percossi<br />
l'un da l'altro disgiunti, quai percossi{{R|985}}
da fulmine o da macchine avventati,<br />
da fulmine o da macchine avventati,
caddero a terra. E pria ne l'aura Aconte<br />
caddero a terra. E pria ne l'aura Aconte
lasciò la vita. Conturbate e sparse<br />
lasciò la vita. Conturbate e sparse
le schiere de' Latini, incontinente<br />
le schiere de' Latini, incontinente
con le targhe rivolte a tutta briglia<br />
con le targhe rivolte a tutta briglia{{R|990}}
vèr le mura spronando in fuga andaro.<br />
vèr le mura spronando in fuga andaro.
Gli seguiro i Troiani; e primo Asila<br />
Gli seguiro i Troiani; e primo Asila
gli assalse e gli cacciò fin su le porte.<br />
gli assalse e gli cacciò fin su le porte.
Qui fermi e rincorati alzan le grida,<br />
Qui fermi e rincorati alzan le grida,
volgon le teste, e si rifan lor sopra,<br />
volgon le teste, e si rifan lor sopra,{{R|995}}
ch'eran lor contra. Cosí quando questi,<br />
ch'eran lor contra. Cosí quando questi,
e quando quelli or cacciano, or cacciati<br />
e quando quelli or cacciano, or cacciati
tornano: in quella guisa ch'a vicenda<br />
tornano: in quella guisa ch'a vicenda
il mare or d'alto a riva i flutti increspa,<br />
il mare or d'alto a riva i flutti increspa,
e ne l'ultima arena ondeggia e spuma;<br />
e ne l'ultima arena ondeggia e spuma;{{R|1000}}
or da la riva indietro se ne torna,<br />
or da la riva indietro se ne torna,
e le stess'onde, e la commossa ghiara<br />
e le stess'onde, e la commossa ghiara
sorbendo e voltolando, si ritragge.<br />
sorbendo e voltolando, si ritragge.
Due volte i Toschi i Rutuli incalzaro<br />
fino a le mura; e i Rutuli due volte<br />
Due volte i Toschi i Rutuli incalzaro
fino a le mura; e i Rutuli due volte{{R|1005}}
risospinsero i Toschi. Al terzo assalto<br />
risospinsero i Toschi. Al terzo assalto
mischiârsi ambe le schiere, e l'un con l'altro<br />
mischiârsi ambe le schiere, e l'un con l'altro
vennero a zuffa. Allor le grida e i mugghi<br />
vennero a zuffa. Allor le grida e i mugghi
si sentîr de' cadenti: allor si vide<br />
si sentîr de' cadenti: allor si vide
il pian tutto di sangue, e tutto d'armi<br />
il pian tutto di sangue, e tutto d'armi{{R|1010}}
e d'uomini coverto e di cavalli<br />
e d'uomini coverto e di cavalli
feriti e morti. Orsíloco a rincontro<br />
feriti e morti. Orsíloco a rincontro
di Rèmolo trovossi; e non osando<br />
di Rèmolo trovossi; e non osando
di star seco a le mani, al suo cavallo<br />
di star seco a le mani, al suo cavallo
trasse del dardo, e 'n su l'orecchio il colse.<br />
trasse del dardo, e 'n su l'orecchio il colse.{{R|1015}}
Del colpo impazïente e per sé fiero<br />
Del colpo impazïente e per sé fiero
si scosse, s'avventò, col petto in alto<br />
si scosse, s'avventò, col petto in alto
e con le zampe il corridor levossi,<br />
e 'n su l'arena il cavalier distese.<br />
e con le zampe il corridor levossi,
e 'n su l'arena il cavalier distese.
Catillo Iola e 'l grande Erminio occise;<br />
Catillo Iola e 'l grande Erminio occise;{{R|1020}}
Erminio, che di corpo e d'armi e d'animo<br />
Erminio, che di corpo e d'armi e d'animo
era de' piú robusti, de' piú chiari<br />
e de' piú riguardevoli guerrieri<br />
era de' piú robusti, de' piú chiari
e de' piú riguardevoli guerrieri
de' Toschi tutti. Avea la chioma stessa<br />
de' Toschi tutti. Avea la chioma stessa
per sua celata; avea gli omeri ignudi<br />
per sua celata; avea gli omeri ignudi{{R|1025}}
di ferro al ferro esposti, e di ferite<br />
di ferro al ferro esposti, e di ferite
ampio bersaglio. In su l'aperte spalle<br />
ampio bersaglio. In su l'aperte spalle
Catillo il colse; e tremolando il tèlo<br />
passogli il petto, e raddoppiogli il duolo.<br />
Catillo il colse; e tremolando il tèlo
passogli il petto, e raddoppiogli il duolo.
Per tutto si fa sangue; in ogni parte<br />
Per tutto si fa sangue; in ogni parte{{R|1030}}
si tragge, si ferisce, si stramazza;<br />
si tragge, si ferisce, si stramazza;
e chi cede e chi segue. In varie guise<br />
e chi cede e chi segue. In varie guise
ne van tutti a morir morte onorata.<br />
ne van tutti a morir morte onorata.
<br />

In mezzo a tanta occisïone, ignuda<br />
In mezzo a tanta occisïone, ignuda
da l'un de' lati infurïando esulta<br />
da l'un de' lati infurïando esulta{{R|1035}}
la vergine Camilla; ed or di dardo<br />
la vergine Camilla; ed or di dardo
fulminando, or di lancia, or di secure<br />
fulminando, or di lancia, or di secure
non mai stanca percuote. E qual Dïana<br />
non mai stanca percuote. E qual Dïana
di sonora faretra e d'arco aurato<br />
di sonora faretra e d'arco aurato
gli omeri onusta, ancor che si ritragga,<br />
gli omeri onusta, ancor che si ritragga,{{R|1040}}
saettando, ferite e morti avventa.<br />
saettando, ferite e morti avventa.
D'intorno ha per compagne e per guerriere<br />
D'intorno ha per compagne e per guerriere
d'archi, di mazze e di bipenni armate,<br />
d'archi, di mazze e di bipenni armate,
Tulla, Tarpèa, Larina ed altre illustri<br />
Tulla, Tarpèa, Larina ed altre illustri
italiche donzelle, a suo decoro<br />
italiche donzelle, a suo decoro{{R|1045}}
scelte da lei per sue degne ministre<br />
scelte da lei per sue degne ministre
ne la pace e ne l'armi. In tal sembianza<br />
ne la pace e ne l'armi. In tal sembianza
Termodoonte il bellicoso stuolo<br />
Termodoonte il bellicoso stuolo
de l'Amazzoni sue vide in battaglia<br />
de l'Amazzoni sue vide in battaglia
attorneggiare Ippolita, o col carro<br />
attorneggiare Ippolita, o col carro{{R|1050}}
gir di Pentesilèa le schiere aprendo<br />
gir di Pentesilèa le schiere aprendo
con feminei ululati. Or chi fu prima,<br />
con feminei ululati. Or chi fu prima,
chi poi, cruda virago, e quali e quanti<br />
chi poi, cruda virago, e quali e quanti
quei ch'abbattesti, e che di vita spenti<br />
quei ch'abbattesti, e che di vita spenti
mandasti a l'Orco? Eumenio primamente<br />
mandasti a l'Orco? Eumenio primamente{{R|1055}}
di Clizio il figlio, da costei trafitto<br />
di Clizio il figlio, da costei trafitto
fu d'un colpo di lancia in mezzo al petto.<br />
fu d'un colpo di lancia in mezzo al petto.
Cadde il meschino, e fe' di sangue un rivo,<br />
Cadde il meschino, e fe' di sangue un rivo,
sopra cui voltolandosi, e mordendo<br />
sopra cui voltolandosi, e mordendo
il sanguigno terren, di vita uscio.<br />
il sanguigno terren, di vita uscio.{{R|1060}}
Indi va sopra a Liri e sopra a Pègaso<br />
Indi va sopra a Liri e sopra a Pègaso
quasi in un tempo, a l'un mentre, inciampando<br />
quasi in un tempo, a l'un mentre, inciampando
il suo destriero, il fren raccoglie; a l'altro<br />
il suo destriero, il fren raccoglie; a l'altro
mentre a lui, che trabocca, il braccio stende<br />
mentre a lui, che trabocca, il braccio stende
per sostenerlo: onde in un gruppo entrambi<br />
per sostenerlo: onde in un gruppo entrambi{{R|1065}}
precipitaro. A cui d'Ippòta il figlio<br />
precipitaro. A cui d'Ippòta il figlio
Amastro aggiunse, e via seguendo, Arpàlico<br />
Amastro aggiunse, e via seguendo, Arpàlico
e Tèreo e Cromi e Demofonte occise.<br />
e Tèreo e Cromi e Demofonte occise.
Quanti dardi lanciò, tanti Troiani<br />
Quanti dardi lanciò, tanti Troiani
gittò per terra. Orníto, un cacciatore,<br />
gittò per terra. Orníto, un cacciatore,{{R|1070}}
gli gia davanti, e stranamente armato<br />
gli gia davanti, e stranamente armato
cavalcava di Puglia un gran destriero:<br />
cavalcava di Puglia un gran destriero:
per sua corazza avea d'ispido toro<br />
per sua corazza avea d'ispido toro
un duro tergo; per celata un teschio<br />
un duro tergo; per celata un teschio
di lupo, che dal capo insino al mento<br />
di lupo, che dal capo insino al mento{{R|1075}}
sbarrava le mascelle, e digrignando<br />
sbarrava le mascelle, e digrignando
mostrava i denti. In man portava, ad uso<br />
mostrava i denti. In man portava, ad uso
di contadini, un nodoroso palo<br />
di contadini, un nodoroso palo
di grave ronca armato. Egli nel mezzo<br />
di grave ronca armato. Egli nel mezzo
degli altri suoi con le due teste andava<br />
degli altri suoi con le due teste andava{{R|1080}}
sovrano a tutti, e le ferine orecchie<br />
sovrano a tutti, e le ferine orecchie
ergea di cresta e di pennacchi in vece.<br />
ergea di cresta e di pennacchi in vece.
Camilla il giunse, lo fermò, l'occise<br />
Camilla il giunse, lo fermò, l'occise
senza contrasto, già che vòlta in fuga<br />
senza contrasto, già che vòlta in fuga
era la schiera sua. Sovra al suo corpo<br />
era la schiera sua. Sovra al suo corpo{{R|1085}}
disse rimproverando: «E che pensasti,<br />
disse rimproverando: «E che pensasti,
Tosco insolente? di venire a caccia<br />
Tosco insolente? di venire a caccia
in qualche selva, e seguir damme imbelli?<br />
in qualche selva, e seguir damme imbelli?
Venuto sei là 've una dama armata<br />
Venuto sei là 've una dama armata
col ferro amaramente vi rintuzza<br />
col ferro amaramente vi rintuzza{{R|1090}}
la superbia e la lingua. Oh pur non poco<br />
la superbia e la lingua. Oh pur non poco
ti fia di vanto, referendo a l'ombre<br />
ti fia di vanto, referendo a l'ombre
de' tuoi: per man fui di Camilla occiso».<br />
de' tuoi: per man fui di Camilla occiso».
<br />

Indi Orsíloco assalse, e Bute appresso,<br />
Indi Orsíloco assalse, e Bute appresso,
due corpi de' maggiori e de' piú forti<br />
due corpi de' maggiori e de' piú forti{{R|1095}}
del troian oste. A Bute un colpo trasse<br />
del troian oste. A Bute un colpo trasse
che 'l giunse ove tra l'elmo e la corazza<br />
che 'l giunse ove tra l'elmo e la corazza
si scopre il collo, onde lo scudo appeso<br />
si scopre il collo, onde lo scudo appeso
sta da sinistra. Orsíloco, fuggendo<br />
sta da sinistra. Orsíloco, fuggendo
e gridando, gabbò; ch'al giro interno<br />
e gridando, gabbò; ch'al giro interno{{R|1100}}
s'attenne e strinse; e là 've era seguita,<br />
s'attenne e strinse; e là 've era seguita,
seguitò lui. Gli fu sopra in un tempo<br />
seguitò lui. Gli fu sopra in un tempo
a colpi di secure, e l'armi e l'ossa<br />
a colpi di secure, e l'armi e l'ossa
gli pestò sí che per suo scampo a' prieghi<br />
gli pestò sí che per suo scampo a' prieghi
si volse. Alfine un tal sopra la testa<br />
si volse. Alfine un tal sopra la testa{{R|1105}}
ne gli piantò, che le cervella infrante<br />
ne gli piantò, che le cervella infrante
gli schizzâr da la fronte e da le tempie.<br />
gli schizzâr da la fronte e da le tempie.
<br />

D'Àüno montanar de l'Appennino<br />
D'Àüno montanar de l'Appennino
il bellicoso figlio a l'improvviso<br />
il bellicoso figlio a l'improvviso
fu da lei còlto: un Ligure scaltrito,<br />
fu da lei còlto: un Ligure scaltrito,{{R|1110}}
che per ordire inganni (in fin che 'l fato<br />
che per ordire inganni (in fin che 'l fato
gliel concedé) non degli estremi avuto<br />
gliel concedé) non degli estremi avuto
era tra' suoi. Costui nel primo incontro<br />
era tra' suoi. Costui nel primo incontro
sbigottito fermossi. E poiché vide<br />
sbigottito fermossi. E poiché vide
non poter con la fuga a lei sottrarsi,<br />
non poter con la fuga a lei sottrarsi,{{R|1115}}
che gli era sopra, a la malizia usata<br />
che gli era sopra, a la malizia usata
ricorrendo: «Oh! gran prova, - a dir comincia -<br />
ricorrendo: «Oh! gran prova, - a dir comincia -
sarà la tua, se ben femina sei,<br />
sarà la tua, se ben femina sei,
di sfidar me, quando a un caval t'affidi<br />
di sfidar me, quando a un caval t'affidi
sí fugace e sí forte. Or al vantaggio<br />
sí fugace e sí forte. Or al vantaggio{{R|1120}}
rinunzia de la fuga e meco a piede<br />
rinunzia de la fuga e meco a piede
prendi zuffa del pari; e poi vedrassi<br />
prendi zuffa del pari; e poi vedrassi
a cui questa ventosa tua bravura<br />
a cui questa ventosa tua bravura
onore acquisti». A cotal dir Camilla<br />
onore acquisti». A cotal dir Camilla
di furia, di dolor, di sdegno ardendo<br />
di furia, di dolor, di sdegno ardendo{{R|1125}}
ratto dismonta; e 'l corridor deposto<br />
ratto dismonta; e 'l corridor deposto
in man de la compagna, a piè si pianta;<br />
in man de la compagna, a piè si pianta;
stringe la spada, imbracciasi lo scudo,<br />
stringe la spada, imbracciasi lo scudo,
e con pari armi intrepida l'attende.<br />
e con pari armi intrepida l'attende.
Il giovine, che vinto si credette<br />
Il giovine, che vinto si credette{{R|1130}}
aver con quello avviso, incontinente<br />
aver con quello avviso, incontinente
la groppa le mostrò del suo cavallo,<br />
la groppa le mostrò del suo cavallo,
e via spronando a tutta briglia il pinse.<br />
e via spronando a tutta briglia il pinse.
«Ligure vano, vano orgoglio in prima<br />
«Ligure vano, vano orgoglio in prima
ti mosse: or vana astuzia e vana fuga<br />
ti mosse: or vana astuzia e vana fuga{{R|1135}}
sarà la tua; ché l'arte del fallace<br />
sarà la tua; ché l'arte del fallace
tuo padre, e di tua patria, a far non basta<br />
tuo padre, e di tua patria, a far non basta
che vivo da le man mi ti ritolga».<br />
che vivo da le man mi ti ritolga».
Disse la virgo, e qual da cocca strale<br />
Disse la virgo, e qual da cocca strale
dietro gli si spiccò: ratto l'aggiunse,<br />
dietro gli si spiccò: ratto l'aggiunse,{{R|1140}}
passollo, attraversollo, al fren di piglio<br />
passollo, attraversollo, al fren di piglio
diedegli; lo ferí, l'ancise alfine.<br />
diedegli; lo ferí, l'ancise alfine.
Cosí d'un alto sasso agevolmente<br />
Cosí d'un alto sasso agevolmente
sparvier grifagno al timido colombo<br />
sparvier grifagno al timido colombo
s'avventa, e lo ghermisce; onde in un tempo<br />
s'avventa, e lo ghermisce; onde in un tempo{{R|1145}}
sangue e piuma dal ciel neviga e piove.<br />
sangue e piuma dal ciel neviga e piove.
<br />

In questa, de' mortali e de' celesti<br />
In questa, de' mortali e de' celesti
l'eterno regnator, che pur talvolta<br />
l'eterno regnator, che pur talvolta
alcun de' raggi suoi vèr noi rivolge,<br />
alcun de' raggi suoi vèr noi rivolge,
non con lieve disdegno o picciol'ira<br />
non con lieve disdegno o picciol'ira{{R|1150}}
mosse Tarconte a sovvenir le schiere<br />
mosse Tarconte a sovvenir le schiere
de' suoi ch'erano in volta. Egli per mezzo<br />
de' suoi ch'erano in volta. Egli per mezzo
va de l'occisïoni e de le mischie,<br />
va de l'occisïoni e de le mischie,
or il destrier contra i nemici urtando,<br />
or il destrier contra i nemici urtando,
or le sue squadre inanimando, insieme<br />
or le sue squadre inanimando, insieme{{R|1155}}
le ristringe, le instiga, le garrisce,<br />
le ristringe, le instiga, le garrisce,
e per nome ciascun chiamando: «Ah, - disse, -<br />
e per nome ciascun chiamando: «Ah, - disse, -
Tirreni, e che timore, e che spavento<br />
Tirreni, e che timore, e che spavento
è 'l vostro? che viltà, che codardia<br />
è 'l vostro? che viltà, che codardia
v'ha presi? e quando mai fia che vi punga<br />
v'ha presi? e quando mai fia che vi punga{{R|1160}}
o dolore, o vergogna? Adunque in fuga<br />
o dolore, o vergogna? Adunque in fuga
gite per una femina? Una femina<br />
gite per una femina? Una femina
vi disperde e v'ancide? A che di ferro<br />
vi disperde e v'ancide? A che di ferro
invan cosí le destre e i petti armate?<br />
invan cosí le destre e i petti armate?
De le donne temete? Or via, campioni<br />
De le donne temete? Or via, campioni{{R|1165}}
da letti e da bottiglie, a nozze, a pasti,<br />
da letti e da bottiglie, a nozze, a pasti,
a sacrifizi, allor che ne le sacre<br />
a sacrifizi, allor che ne le sacre
foreste è da l'aruspice intonato<br />
foreste è da l'aruspice intonato
che la vittima e grassa, itene tutti<br />
che la vittima e grassa, itene tutti
seco a goder del saginato bue<br />
seco a goder del saginato bue{{R|1170}}
a piena pancia, ché null'altro amore,<br />
a piena pancia, ché null'altro amore,
null'altro studio è 'l vostro». E, ciò dicendo,<br />
null'altro studio è 'l vostro». E, ciò dicendo,
ne va come devoto a morte anch'egli.<br />
ne va come devoto a morte anch'egli.
Con Vènolo s'affronta; e sí com'era<br />
Con Vènolo s'affronta; e sí com'era
turbato, l'aggavigna, e fuor lo tragge<br />
turbato, l'aggavigna, e fuor lo tragge{{R|1175}}
del suo cavallo. Alto levossi un grido<br />
del suo cavallo. Alto levossi un grido
tal, che tutti a veder le ciglia alzaro<br />
tal, che tutti a veder le ciglia alzaro
i Latini e i Tirreni. Iva Tarconte<br />
i Latini e i Tirreni. Iva Tarconte
per la campagna con la preda in grembo<br />
per la campagna con la preda in grembo
del nimico e de l'armi; e 'n mezzo al corso<br />
del nimico e de l'armi; e 'n mezzo al corso{{R|1180}}
svelge da l'asta sua medesma il ferro,<br />
svelge da l'asta sua medesma il ferro,
e cerca ov'è di piastra il corpo ignudo<br />
e cerca ov'è di piastra il corpo ignudo
per darli morte. E mentre ne la gola<br />
per darli morte. E mentre ne la gola
tenta ferirlo, ei con le braccia in alto<br />
tenta ferirlo, ei con le braccia in alto
si scherma, regge il colpo, e da la forza<br />
si scherma, regge il colpo, e da la forza{{R|1185}}
quanto può con la forza si districa.<br />
quanto può con la forza si districa.
<br />

Come ne l'aria insieme avviticchiati<br />
Come ne l'aria insieme avviticchiati
si son visti talor l'aquila e 'l serpe<br />
si son visti talor l'aquila e 'l serpe
pugnar volando, e l'una aver con l'ugne<br />
pugnar volando, e l'una aver con l'ugne
e col becco ghermito e morso l'altro:<br />
e col becco ghermito e morso l'altro:{{R|1190}}
e l'altro co' suoi giri e co' suoi nodi<br />
e l'altro co' suoi giri e co' suoi nodi
farle vincigli a' piè, volumi a l'ali;<br />
farle vincigli a' piè, volumi a l'ali;
e questo con la testa alto fischiando,<br />
e questo con la testa alto fischiando,
e quella schiamazzando e dibattendo,<br />
e quella schiamazzando e dibattendo,
ambedue voltolarsi, ambedue stretti<br />
ambedue voltolarsi, ambedue stretti{{R|1195}}
far di squame e di piume un sol viluppo;<br />
far di squame e di piume un sol viluppo;
cosí Tarconte per lo campo a volo,<br />
cosí Tarconte per lo campo a volo,
vincitor de le schiere di Tiburte,<br />
vincitor de le schiere di Tiburte,
Vènolo sen portava. E questo esempio<br />
Vènolo sen portava. E questo esempio
del suo duce seguendo, e del successo<br />
del suo duce seguendo, e del successo{{R|1200}}
assecurata, la meonia torma<br />
assecurata, la meonia torma
tutta contr'a Latini impeto fece.<br />
tutta contr'a Latini impeto fece.
Tra questi Arunte, un che di già dovuto<br />
Tra questi Arunte, un che di già dovuto
era al suo fato, con un dardo in mano<br />
era al suo fato, con un dardo in mano
Camilla astutamente insidïando,<br />
Camilla astutamente insidïando,{{R|1205}}
si diede a seguitarla, a circuïrla,<br />
si diede a seguitarla, a circuïrla,
a cercar destra e comoda fortuna<br />
a cercar destra e comoda fortuna
di darle morte. Ovunque ella o per mezzo<br />
di darle morte. Ovunque ella o per mezzo
fendea le schiere, o vincitrice indietro<br />
fendea le schiere, o vincitrice indietro
si ritraea, l'era vicino Arunte;<br />
si ritraea, l'era vicino Arunte;{{R|1210}}
e tutti i moti suoi, tutte le vie<br />
e tutti i moti suoi, tutte le vie
osservando, attendea che netto il colpo<br />
osservando, attendea che netto il colpo
gli rïuscisse; e da fellone intanto<br />
gli rïuscisse; e da fellone intanto
avea l'asta a ferir librata e pronta.<br />
avea l'asta a ferir librata e pronta.
<br />

Giva per avventura a lei davanti<br />
Giva per avventura a lei davanti{{R|1215}}
Cloro, un giovine idèo che sacerdote<br />
Cloro, un giovine idèo che sacerdote
era già di Cibele. I Frigi tutti<br />
era già di Cibele. I Frigi tutti
non avean chi di lui fosse ne l'armi<br />
non avean chi di lui fosse ne l'armi
piú riccamente adorno. Un suo corsiero<br />
piú riccamente adorno. Un suo corsiero
per lo campo spingea, di spuma asperso,<br />
per lo campo spingea, di spuma asperso,{{R|1220}}
cinto di barde e d'acciarine lame<br />
cinto di barde e d'acciarine lame
come di scaglie e di leggiadre piume<br />
come di scaglie e di leggiadre piume
leggiadramente inteste. Un arco d'oro<br />
leggiadramente inteste. Un arco d'oro
gli pendea da le spalle, una faretra<br />
gli pendea da le spalle, una faretra
a la cretese. In testa, in gambe, in dosso<br />
a la cretese. In testa, in gambe, in dosso{{R|1225}}
d'armi e d'arnesi in barbara sembianza,<br />
d'armi e d'arnesi in barbara sembianza,
di peregrina porpora e di seta,<br />
di peregrina porpora e di seta,
di bisso, di teletta e d'ostro e d'oro<br />
di bisso, di teletta e d'ostro e d'oro
tutto coverto, tutto ricamato,<br />
tutto coverto, tutto ricamato,
tutto trinciato; e saettando andava.<br />
tutto trinciato; e saettando andava.{{R|1230}}
<br />

Costui veduto, ogni altra impresa indietro<br />
Costui veduto, ogni altra impresa indietro
lasciando, a lui si volse o per vaghezza<br />
lasciando, a lui si volse o per vaghezza
di consecrar le sue bell'armi al tempio,<br />
di consecrar le sue bell'armi al tempio,
o pur che di sí vago ostile arnese<br />
o pur che di sí vago ostile arnese
di gir pomposa cacciatrice amasse.<br />
di gir pomposa cacciatrice amasse.{{R|1235}}
Basta che per le schiere incauta, ardente,<br />
Basta che per le schiere incauta, ardente,
e, come donna, vogliolosa e folle<br />
e, come donna, vogliolosa e folle
de l'amor de la preda e de le spoglie,<br />
de l'amor de la preda e de le spoglie,
contro a lui se ne giva; allor ch'Arunte,<br />
contro a lui se ne giva; allor ch'Arunte,
dopo molto appostarla, alfin le trasse<br />
dopo molto appostarla, alfin le trasse{{R|1240}}
in tal guisa pregando: «O di Soratte<br />
in tal guisa pregando: «O di Soratte
sommo custode, Apollo, a cui devoti<br />
sommo custode, Apollo, a cui devoti
noi fummo in prima, a cui di sacri pini<br />
noi fummo in prima, a cui di sacri pini
nutriamo il foco, e per cui nudi e scalzi<br />
tra le fiamme saltando e per le brage<br />
nutriamo il foco, e per cui nudi e scalzi
tra le fiamme saltando e per le brage{{R|1245}}
securamente e senza offesa andiamo,<br />
securamente e senza offesa andiamo,
dammi, ché tutto puoi, padre benigno,<br />
dammi, ché tutto puoi, padre benigno,
che questa infamia per mia man si tolga<br />
che questa infamia per mia man si tolga
da l'armi nostre. Io di costei non bramo<br />
da l'armi nostre. Io di costei non bramo
armi, spoglie o trofeo. Gli altri miei fatti<br />
armi, spoglie o trofeo. Gli altri miei fatti{{R|1250}}
mi sian di lode, e pur che questo mostro<br />
mi sian di lode, e pur che questo mostro
caggia spento da me, ne la mia patria<br />
caggia spento da me, ne la mia patria
senza piú gloria andrò di questa guerra<br />
senza piú gloria andrò di questa guerra
pago e contento». Udí Febo del vóto<br />
pago e contento». Udí Febo del vóto
parte, e parte per l'aura ne disperse.<br />
parte, e parte per l'aura ne disperse.{{R|1255}}
Udí che morta da quel colpo fosse<br />
Udí che morta da quel colpo fosse
la vergine Camilla; e non udio<br />
la vergine Camilla; e non udio
di lui, ch'ei vivo in patria ne tornasse;<br />
di lui, ch'ei vivo in patria ne tornasse;
ché ciò per l'aura ne portaro i vènti.<br />
ché ciò per l'aura ne portaro i vènti.
<br />

Tosto che da le man l'asta ronzando<br />
Tosto che da le man l'asta ronzando{{R|1260}}
gli uscio, fûr gli occhi e gli animi e le grida<br />
gli uscio, fûr gli occhi e gli animi e le grida
de' Volsci tutti a la regina intenti.<br />
de' Volsci tutti a la regina intenti.
Ed ella né del tèlo, né de l'aura<br />
Ed ella né del tèlo, né de l'aura
moto o fischio sentí; né vide il colpo,<br />
moto o fischio sentí; né vide il colpo,
mentre giú discendea, finché non giunse.<br />
mentre giú discendea, finché non giunse.{{R|1265}}
Giunsele a punto ove divelta e nuda<br />
Giunsele a punto ove divelta e nuda
era la poppa; e del virgineo sangue,<br />
era la poppa; e del virgineo sangue,
non già di latte, sitibonda scese<br />
non già di latte, sitibonda scese
sí che 'l petto l'aprí. Le sue compagne<br />
sí che 'l petto l'aprí. Le sue compagne
le fûr trepide intorno; e già che morta<br />
le fûr trepide intorno; e già che morta{{R|1270}}
cadea, la sostentaro. Arunte in fuga<br />
cadea, la sostentaro. Arunte in fuga
ratto si volge, di paura insieme<br />
ratto si volge, di paura insieme
turbato e di letizia; ché ne l'asta<br />
turbato e di letizia; ché ne l'asta
piú non confida, e piú di star non osa<br />
piú non confida, e piú di star non osa
incontro a lei. Qual affamato lupo<br />
incontro a lei. Qual affamato lupo{{R|1275}}
ch'ucciso de l'armento un gran giovenco,<br />
ch'ucciso de l'armento un gran giovenco,
o lo stesso pastore, in sé confuso<br />
o lo stesso pastore, in sé confuso
di tanta audacia, anzi che da' villaggi<br />
di tanta audacia, anzi che da' villaggi
gli si levin le grida, infra le gambe<br />
gli si levin le grida, infra le gambe
si rimette la coda, e ratto a' monti<br />
si rimette la coda, e ratto a' monti{{R|1280}}
fuggendo, si rinselva; in cotal guisa<br />
fuggendo, si rinselva; in cotal guisa
Arunte, dopo 'l tratto, impaürito,<br />
Arunte, dopo 'l tratto, impaürito,
solo a salvarsi inteso, in mezzo a l'armi<br />
solo a salvarsi inteso, in mezzo a l'armi
si mischiò tra le schiere. Ella, morendo,<br />
si mischiò tra le schiere. Ella, morendo,
di sua man fuor del petto il crudo ferro<br />
di sua man fuor del petto il crudo ferro{{R|1285}}
tentò svelgersi indarno; ché la punta<br />
tentò svelgersi indarno; ché la punta
s'era altamente ne le coste infissa:<br />
s'era altamente ne le coste infissa:
onde languendo abbandonossi, e fredda<br />
onde languendo abbandonossi, e fredda
giacque supina; e gli occhi, che pur dianzi<br />
giacque supina; e gli occhi, che pur dianzi
scintillavano ardor, grazia e fierezza,<br />
scintillavano ardor, grazia e fierezza,{{R|1290}}
si fêr torbidi e gravi. Il volto, in prima<br />
si fêr torbidi e gravi. Il volto, in prima
di rose e d'ostro, di pallor di morte<br />
di rose e d'ostro, di pallor di morte
tutto si tinse. In tal guisa spirando,<br />
tutto si tinse. In tal guisa spirando,
Acca a sé chiama, una tra l'altre sue<br />
Acca a sé chiama, una tra l'altre sue
la piú fida di tutte e la piú cara;<br />
la piú fida di tutte e la piú cara;{{R|1295}}
e dice: «Acca, sorella, i giorni miei<br />
e dice: «Acca, sorella, i giorni miei
son qui finiti: questa acerba piaga<br />
son qui finiti: questa acerba piaga
m'adduce a morte, e già nero mi sembra<br />
m'adduce a morte, e già nero mi sembra
tutto che veggio. Or vola, e da mia parte<br />
tutto che veggio. Or vola, e da mia parte
di' per ultimo a Turno che succeda<br />
di' per ultimo a Turno che succeda{{R|1300}}
a questa pugna e la città soccorra;<br />
a questa pugna e la città soccorra;
e tu rimanti in pace». A pena detto<br />
e tu rimanti in pace». A pena detto
ebbe cosí, che abbandonando il freno<br />
ebbe cosí, che abbandonando il freno
e l'arme e sé medesma, a capo chino<br />
e l'arme e sé medesma, a capo chino
traboccò da cavallo. Allora il freddo<br />
traboccò da cavallo. Allora il freddo{{R|1305}}
l'occupò de la morte a poco a poco<br />
l'occupò de la morte a poco a poco
le membra tutte. E, dechinato il collo<br />
le membra tutte. E, dechinato il collo
sopra un verde cespuglio, alfin di vita<br />
sopra un verde cespuglio, alfin di vita
sdegnosamente sospirando uscio.<br />
sdegnosamente sospirando uscio.
Camilla estinta, per lo campo un grido<br />
Camilla estinta, per lo campo un grido{{R|1310}}
levossi che n'andò fino a le stelle,<br />
levossi che n'andò fino a le stelle,
e surse al cader suo zuffa maggiore;<br />
e surse al cader suo zuffa maggiore;
ché i Teucri e i Toschi gli Arcadi in un tempo<br />
ché i Teucri e i Toschi gli Arcadi in un tempo
pinsero avanti. Opi, ministra intanto<br />
pinsero avanti. Opi, ministra intanto
di Trivia, che nel monte era discesa<br />
di Trivia, che nel monte era discesa{{R|1315}}
vicino a la battaglia, indi il conflitto<br />
vicino a la battaglia, indi il conflitto
stava mirando intrepida e sicura,<br />
stava mirando intrepida e sicura,
e visto di lontan tra molte genti<br />
e visto di lontan tra molte genti
nascer nuovo tumulto e nuove grida,<br />
nascer nuovo tumulto e nuove grida,
poscia in mezzo di lor caduta e morta<br />
poscia in mezzo di lor caduta e morta{{R|1320}}
la vergine Camilla: «Ah, - sospirando<br />
la vergine Camilla: «Ah, - sospirando
disse, - virgo infelice! troppo, troppo<br />
disse, - virgo infelice! troppo, troppo
crudel supplizio hai de l'ardir sofferto,<br />
crudel supplizio hai de l'ardir sofferto,
se d'irritar l'armi troiane osasti.<br />
se d'irritar l'armi troiane osasti.
E di che pro t'è stato a viver nosco<br />
E di che pro t'è stato a viver nosco{{R|1325}}
solinga vita, armar de l'armi nostre,<br />
solinga vita, armar de l'armi nostre,
gradire i boschi e venerar Dïana?<br />
gradire i boschi e venerar Dïana?
Ma te non lascerà la tua regina<br />
Ma te non lascerà la tua regina
giacer disonorata in questa fine<br />
giacer disonorata in questa fine
de la tua vita; e la tua morte oscura<br />
de la tua vita; e la tua morte oscura{{R|1330}}
non sarà tra le genti; e non dirassi<br />
non sarà tra le genti; e non dirassi
che non è chi di te vendetta faccia;<br />
che non è chi di te vendetta faccia;
ché chïunque di ferro avrà ferito<br />
ché chïunque di ferro avrà ferito
il corpo tuo, sarà meritatamente<br />
il corpo tuo, sarà meritatamente
di ferro anciso». Era a Dercenno, antico<br />
di ferro anciso». Era a Dercenno, antico{{R|1335}}
re de' Laurenti, un gran sepolcro eretto,<br />
re de' Laurenti, un gran sepolcro eretto,
cui sopra era di terra un monte imposto<br />
cui sopra era di terra un monte imposto
e d'elci annosi e folti un bosco opaco.<br />
e d'elci annosi e folti un bosco opaco.
Qui la veloce dea dal ciel calossi<br />
Qui la veloce dea dal ciel calossi
al primo volo; e di qui visto Arunte<br />
al primo volo; e di qui visto Arunte{{R|1340}}
splender ne l'armi, e gir di sua follia<br />
splender ne l'armi, e gir di sua follia
superbo e gonfio: «Ove ne vai? - diss'ella, -<br />
superbo e gonfio: «Ove ne vai? - diss'ella, -
qui convien che ti fermi, e qui morendo<br />
qui convien che ti fermi, e qui morendo
de la morta Camilla il premio avrai<br />
de la morta Camilla il premio avrai
degno di te, se di perir sei degno<br />
degno di te, se di perir sei degno{{R|1345}}
de l'armi di Dïana». E, ciò dicendo,<br />
de l'armi di Dïana». E, ciò dicendo,
la buona arciera del turcasso aurato<br />
la buona arciera del turcasso aurato
trasse un acuto strale, e l'arco tese,<br />
trasse un acuto strale, e l'arco tese,
e tirò sí ch'ambe le corna estreme<br />
e tirò sí ch'ambe le corna estreme
vennero al mezzo, ed ambe parimente<br />
vennero al mezzo, ed ambe parimente{{R|1350}}
le mani, una tirata e l'altra spinta,<br />
le mani, una tirata e l'altra spinta,
quella toccò la poppa e questa il ferro.<br />
quella toccò la poppa e questa il ferro.
L'arco, l'aura, lo stral sonare udio,<br />
L'arco, l'aura, lo stral sonare udio,
e ferir e morir sentissi Arunte<br />
e ferir e morir sentissi Arunte
tutto in un tempo. I suoi quasi in oblio<br />
tutto in un tempo. I suoi quasi in oblio{{R|1355}}
cosí come spirava, in mezzo al campo<br />
cosí come spirava, in mezzo al campo
lo lasciâr fra la polve in abbandono;<br />
lo lasciâr fra la polve in abbandono;
ed Opi al ciel tornando a volo alzossi.<br />
ed Opi al ciel tornando a volo alzossi.
<br />

Caduta lei, la schiera di Camilla<br />
Caduta lei, la schiera di Camilla
primieramente in fuga si rivolse.<br />
primieramente in fuga si rivolse.{{R|1360}}
Indi turbârsi i Rutuli, e diêr volta.<br />
Indi turbârsi i Rutuli, e diêr volta.
Diè volta il fiero Atina; e i duci tutti,<br />
Diè volta il fiero Atina; e i duci tutti,
e tutte fûr le insegne abbandonate.<br />
e tutte fûr le insegne abbandonate.
Cerca ognun di salvarsi, e vèr le mura<br />
Cerca ognun di salvarsi, e vèr le mura
ne vanno a tutta briglia, e piú nel campo<br />
ne vanno a tutta briglia, e piú nel campo{{R|1365}}
alcun non è che di far testa ardisca<br />
alcun non è che di far testa ardisca
contra la strage e contra la ruina<br />
contra la strage e contra la ruina
che fanno i Teucri. Se ne van con gli archi<br />
che fanno i Teucri. Se ne van con gli archi
scarichi in su le terga e spenzoloni;<br />
scarichi in su le terga e spenzoloni;
e piú che di galoppo in vèr Laurento<br />
e piú che di galoppo in vèr Laurento{{R|1370}}
battono il campo, e fan nubi di polve.<br />
battono il campo, e fan nubi di polve.
Le madri da' balconi e da' torrazzi<br />
Le madri da' balconi e da' torrazzi
percossi i petti, alzano al ciel le grida<br />
percossi i petti, alzano al ciel le grida
con femineo ululato. E quei che primi<br />
con femineo ululato. E quei che primi
giunti trovâr le porte ancor non chiuse,<br />
giunti trovâr le porte ancor non chiuse,{{R|1375}}
mischiati co' nemici, ove piú salvi<br />
mischiati co' nemici, ove piú salvi
si credean ne l'entrata e fra le mura<br />
si credean ne l'entrata e fra le mura
de la stessa lor patria, anzi agli alberghi<br />
de la stessa lor patria, anzi agli alberghi
lor propri e da' nemici e da la morte<br />
lor propri e da' nemici e da la morte
fûr sopraggiunti. In cotal guisa in prima<br />
fûr sopraggiunti. In cotal guisa in prima{{R|1380}}
stette la porta agli avversari aperta;<br />
stette la porta agli avversari aperta;
poi chiusa escluse i suoi, che fuori in preda<br />
poi chiusa escluse i suoi, che fuori in preda
restando de' nemici, ai lor piú cari,<br />
restando de' nemici, ai lor piú cari,
che morir gli vedean, perché s'aprisse<br />
che morir gli vedean, perché s'aprisse
supplicavano indarno. E qui tra quelli<br />
supplicavano indarno. E qui tra quelli{{R|1385}}
che n'erano a difesa, e quei ch'a forza,<br />
che n'erano a difesa, e quei ch'a forza,
anzi a furia, a ruina incontro a loro<br />
anzi a furia, a ruina incontro a loro
s'avventavan ne l'armi, orrenda strage<br />
s'avventavan ne l'armi, orrenda strage
si fece e miseranda. E degli esclusi<br />
si fece e miseranda. E degli esclusi
altri in cospetto degli stessi padri,<br />
altri in cospetto degli stessi padri,{{R|1390}}
e de le madri che dogliose grida<br />
e de le madri che dogliose grida
ne facean da le torri e da le mura,<br />
ne facean da le torri e da le mura,
da l'impeto cacciati o da la calca<br />
da l'impeto cacciati o da la calca
precipitâr ne' fossi, e giú da' ponti<br />
precipitâr ne' fossi, e giú da' ponti
cadder sospinti; ed altri ne la fuga<br />
cadder sospinti; ed altri ne la fuga{{R|1395}}
da' sfrenati cavalli e da la cieca<br />
da' sfrenati cavalli e da la cieca
lor furia trasportati, a dar di cozzo<br />
lor furia trasportati, a dar di cozzo
gîr ne le chiuse porte. In su' ripari<br />
gîr ne le chiuse porte. In su' ripari
ancor le donne (che le donne ancora<br />
ancor le donne (che le donne ancora
il vero della patria amore infiamma),<br />
il vero della patria amore infiamma),{{R|1400}}
come giunte a l'estremo, allor che morta<br />
come giunte a l'estremo, allor che morta
vider Camilla, il femminil timore<br />
vider Camilla, il femminil timore
volgono in sicurezza, e sassi e dardi<br />
volgono in sicurezza, e sassi e dardi
lanciando, e con aguzzi, inarsicciati<br />
lanciando, e con aguzzi, inarsicciati
pali il ferro imitando, osano anch'elle<br />
pali il ferro imitando, osano anch'elle{{R|1405}}
per la difesa delle patrie mura<br />
per la difesa delle patrie mura
gir le prime a morir morte onorata.<br />
gir le prime a morir morte onorata.
<br />

A Turno intanto ne le selve arriva<br />
A Turno intanto ne le selve arriva
Acca, la già spedita messaggiera,<br />
Acca, la già spedita messaggiera,
con l'amara novella; un gran tumulto<br />
con l'amara novella; un gran tumulto{{R|1410}}
portando, che l'esercito è sconfitto,<br />
portando, che l'esercito è sconfitto,
morta Camilla, annichilati i Volsci,<br />
morta Camilla, annichilati i Volsci,
e i Teucri d'ogni cosa impadroniti<br />
e i Teucri d'ogni cosa impadroniti
stanno in campagna col favor che porta<br />
stanno in campagna col favor che porta
seco de la vittoria il corso e 'l nome;<br />
seco de la vittoria il corso e 'l nome;{{R|1415}}
assalgon la città. D'ira, di sdegno<br />
assalgon la città. D'ira, di sdegno
e di furore il giovine infiammato<br />
e di furore il giovine infiammato
(ché tale era il voler empio di Giove)<br />
(ché tale era il voler empio di Giove)
da l'insidie si toglie, esce de' boschi<br />
da l'insidie si toglie, esce de' boschi
ov'era ascoso, e giú scende da' colli.<br />
ov'era ascoso, e giú scende da' colli.{{R|1420}}
Smarriti non gli avea di vista a pena,<br />
Smarriti non gli avea di vista a pena,
a pena era nel piano, allor ch'Enea<br />
a pena era nel piano, allor ch'Enea
prese del monte; e là 'v'era l'agguato,<br />
prese del monte; e là 'v'era l'agguato,
trovando aperto, senz'offesa anch'egli<br />
trovando aperto, senz'offesa anch'egli
superò 'l giogo, e de la selva uscio.<br />
superò 'l giogo, e de la selva uscio.{{R|1425}}
Cosí con passi frettolosi entrambi<br />
Cosí con passi frettolosi entrambi
con tutte le lor genti, e l'un da l'altro<br />
con tutte le lor genti, e l'un da l'altro
poco lontani a la città sen vanno.<br />
poco lontani a la città sen vanno.
E 'nsiememente da l'un canto Enea<br />
E 'nsiememente da l'un canto Enea
vide di polverio fumare i campi,<br />
vide di polverio fumare i campi,{{R|1430}}
e di Laurento sventolar l'insegne;<br />
e di Laurento sventolar l'insegne;
Turno da l'altro Enea scoperse, udendo<br />
Turno da l'altro Enea scoperse, udendo
l'annitrir de' cavalli e 'l calpestio<br />
l'annitrir de' cavalli e 'l calpestio
crescer di mano in mano. Eran vicini<br />
crescer di mano in mano. Eran vicini
sí, che venuto a zuffa ed a battaglia<br />
sí, che venuto a zuffa ed a battaglia{{R|1435}}
si fôra anco quel dí: se non che Febo,<br />
si fôra anco quel dí: se non che Febo,
fatto vermiglio, i suoi stanchi destrieri<br />
fatto vermiglio, i suoi stanchi destrieri
stava già per tuffar ne l'onde ibère;<br />
stava già per tuffar ne l'onde ibère;
onde avanti a le mura ambi accampati<br />
onde avanti a le mura ambi accampati
di trincee si muniro e di ripari.
di trincee si muniro e di ripari.{{R|1440}}
</poem>
{{capitolo
{{capitolo
|CapitoloPrecedente=Libro decimo
|CapitoloPrecedente=Libro decimo

Versione delle 21:59, 28 set 2006

Eneide/Libro undecimo
◄   Libro decimo Libro decimosecondo   ►

 
Passò la notte intanto, e già dal mare
sorgea l'Aurora. Enea, quantunque il tempo,
l'officio e la pietà piú lo stringesse
a seppellire i suoi, quantunque offeso
da tante morti il cor funesto avesse;5
tosto che 'l sole apparve, il vóto sciolse
de la vittoria. E sovra un picciol colle
tronca de' rami una gran quercia eresse;
de l'armi la rinvolse, e de le spoglie
l'adornò di Mezenzio, e per trofeo10
a te, gran Marte, dedicolla. In cima
l'elmo vi pose, e 'n su l'elmo il cimiero,
ancor di polve e d'atro sangue asperso.
L'aste d'intorno attraversate e rotte
stavan quai secchi rami; e 'l tronco in mezzo15
sostenea la corazza che smagliata
e da dodici colpi era trafitta.
Dal manco lato gli pendea lo scudo:
al destr'omero il brando era attaccato,
che 'l fodro avea d'avorio e l'else d'oro.20
Indi i suoi duci e le sue genti accolte,
che liete gli gridâr vittoria intorno,
in cotal guisa a confortar si diede:

«Compagni, il piú s'è fatto. A quel che resta
nulla temete. Ecco Mezenzio è morto25
per le mie mani, e queste che vedete,
l'opime spoglie e le primizie sono
del superbo tiranno. Ora a le mura
ce n'andrem di Latino. Ognuno a l'armi
s'accinga: ognun s'affidi, e si prometta30
guerra e vittoria. In punto vi mettete,
ché quando dagli augúri ne s'accenne
di muover campo, e che mestier ne sia
d'inalberar l'insegne, indugio alcuno
non c'impedisca, o 'l dubbio o la paura35
non ci ritardi. In questo mezzo a' morti
diam sepoltura, e quel che lor dovuto
è sol dopo la morte, eterno onore.
Itene adunque, e quell'anime chiare
che n'han col proprio sangue e con la vita40
questa patria acquistata e questo impero,
d'ultimi doni ornate. E primamente
al mesto Evandro il figlio si rimandi,
che, di virtú maturo e d'anni acerbo,
cosí n'ha morte indegnamente estinto».45

Ciò detto, lagrimando il passo volse
vèr la magione, u' di Pallante il corpo
dal vecchierello Acete era guardato.
Era costui già del parrasio Evandro
donzello d'armi; e poscia per compagno50
fu (ma non già con sí lieta fortuna)
dato al suo caro alunno. Avea con lui
d'Arcadi suoi vassalli e di Troiani
una gran turba. Scapigliate e meste
le donne d'Ilio, sí com'era usanza,55
gli piangevano intorno; e non fu prima
Enea comparso che le strida e i pianti
si rinnovaro. Il batter de le mani,
il suon de' petti, e de l'albergo i mugghi
n'andâr fino a le stelle. Ei poi che vide60
il suo corpo disteso, e 'l bianco volto,
e l'aperta ferita che nel petto
di man di Turno avea larga e profonda,
lagrimando proruppe: «O miserando
fanciullo, e che mi val s'amica e destra65
mi si mostra fortuna? E che m'ha dato,
se te m'ha tolto? Or che, vincendo, ho fatto?
Che, regnando, farò, se tu non godi
de la vittoria mia, né del mio regno?
Ah! non fec'io queste promesse allora70
al buon Evandro, ch'a l'acquisto venni
di questo impero. E ben temette il saggio,
e ben ne ricordò che duro intoppo,
e d'aspra gente, avremmo. E forse ancora
il meschino or fa vóti e preci e doni75
per la nostra salute, e vanamente
vittoria s'impromette. E noi con vana
pompa gli riportiam questo infelice
giovine di già morto, e di già nulla
piú tenuto a' celesti. Ahi, sconsolato80
padre! vedrai tu dunque una sí cruda
morte del figlio tuo? Questo ritorno,
questo trionfo ohimè! d'ambi aspettavi?
E da me questa fede? Oh pur, Evandro,
no 'l vedrai già di vergognose piaghe85
ferito il tergo; e non gli arai tu stesso
(se con infamia a te vivo tornasse)
a desïar la morte. Ahi, quanto manca
al sussidio d'Italia, e quanto perdi,
mio figlio Iulo!» E, posto al pianto fine,90
ordine diè che 'l miserabil corpo
via si togliesse; e del suo campo tutto
scelse di mille una pregiata schiera
che scorta gli facesse e pompa intorno,
e d'Evandro a le lagrime assistesse,95
e le sue gli mostrasse, a tanto lutto
assai debil conforto, e pur dovuto
al suo misero padre. Altri al suo corpo,
altri a la bara intenti, avean di quercia,
d'àrbuto e di tali altri agresti rami100
fatto un ferètro di virgulti intesto
e di frondi coperto, ove altamente
del giovinetto il delicato busto
composto si giacea qual di vïola,
o di giacinto un languidetto fiore105
còlto per man di vergine, e serbato
tra le sue stesse foglie, allor che scemo
non è del tutto il suo natio colore
né la sua forma; e pur da la sua madre
punto di cibo o di vigor non ave.110

Enea due prezïose vesti intanto,
l'una d'òr fino e l'altra di scarlatto,
addur si fece, ambe ornamenti e doni
de la sidonia Dido, e da lei stessa
con dolce studio e con mirabil arte115
ricamate e distinte. E l'una indosso
gli pose, e l'altra in capo, ultimo onore
con che dolente la dorata chioma
allor velogli, ch'era additta al foco.
De le prede oltre a ciò di Laürento120
gli fa gran parte. Fagli in ordinanza
spiegar l'armi, i cavalli e l'altre spoglie
tolte a' nimici. Gli fa gir legati
con le man dietro i destinati a morte
per ordinanza del funereo rogo.125
Portar gli fa davanti a' duci loro
l'armi ai tronchi sospese, e i nomi scritti
degli occisi e de' vinti. Il vecchio Acete
che, sí com'era afflitto e d'anni grave,
gli era appresso condotto, or con le pugna130
si battea 'l petto, ed or con l'ugna il volto
si lacerava, e tra la polve e 'l fango
si volgea tutto. Ivano i carri aspersi
del sangue de' Latini, iva lugúbre,
e d'ornamenti ignudo, Eto, il piú fido135
suo caval da battaglia, che gemendo
in guisa umana e lagrimando andava.
Seguian le meste squadre i Teucri, i Toschi
e gli Arcadi, con l'armi e con l'insegne
rivolte a terra. Or poi ch'oltrepassata140
con quest'ordine fu la pompa tutta,
Enea fermossi, e verso il morto amico
ad alta voce sospirando disse:

«Noi quinci ad altre lagrime chiamati
dal medesimo fato, altre battaglie145
imprenderemo. E tu, magno Pallante,
vattene in pace, e con eterna gloria
godi eterno riposo». Indi partendo
vèr l'alte mura, al campo si ritrasse.

Eran nel campo già co' rami avanti150
di pacifera oliva ambasciatori
de la città latina a lui venuti,
che tregua a' vivi e sepoltura a' morti,
pregando, gli mostrâr che piú co' vinti
né co' morti è contrasto, e che Latino155
gli era d'ospizio amico, e che chiamato
l'avea genero in prima. Il buon Troiano
a le giuste preghiere, ai lor quesiti,
che di grazia eran degni, incontinente
grazïoso mostrossi; e da vantaggio160
cosí lor disse: «E qual indegna sorte
contra me, miei Latini, in tanta guerra
cosí v'intrica? Che pur vostro amico
son qui venuto: né venuto ancora
vi sarei, se da' fati e dagli dèi165
mandato io non vi fossi. E non pur pace,
siccome voi chiedete, io vi concedo
per color che son morti, ma co' vivi
ve l'offro, e la vi chieggo. E la mia guerra
non è con voi; ma 'l vostro re s'è tolto170
da l'amicizia mia: s'è confidato
piú ne l'armi di Turno, e Turno ancora
meglio e piú giustamente in ciò farebbe,
s'a questa guerra sol con suo periglio
ponesse fine. E poiché si dispose175
di cacciarmi d'Italia, il suo dovere
fôra stato che meco, e con quest'armi
difinita l'avesse. E saria visso
cui la sua propria destra, e dio concesso
piú vita avesse; e i vostri cittadini180
non sarian morti. Or poiché morti sono,
io me ne dolgo, e voi gli seppellite».

Restaro al dir d'Enea stupidi e cheti
i latini oratori, e l'un con l'altro
si guardarono in volto. Indi il piú vecchio,185
Drance nomato, a cui Turno fu sempre
per sua natura e per sua colpa in ira,
rotto il silenzio, in tal guisa rispose:
«O di fama e piú d'arme eccelso e grande
troiano eroe, qual mai fia nostra lode190
che 'l tuo gran merto agguagli? e di che prima
ti loderemo? ch'io non veggio quale
in te maggior si mostri, o la giustizia,
o la gloria de l'armi. A questa tanta
grazia che tu ne fai, grati saremo:195
rapporto ne faremo; e s'al consiglio
nostro è fortuna amica, amico ancora
ti fia Latino. E cerchisi d'altronde
Turno altra lega. A noi co' sassi in collo
gioverà di trovarne a fondar vosco200
questa vostra fatal novella Troia».

Poi che Drance ebbe detto, ai detti suoi
tutti gli altri fremendo acconsentiro,
e per dodici dí commercio e pace
fur tra l'un oste e l'altro. E senza offesa205
entrambi si mischiaro, e per gli monti
e per le selve a lor diletto andaro.
Allor sonare accette e strider carri
per tutto udissi. In ogni parte a terra
ne gîro i cerri e gli orni e gli alti pini210
e gli odorati cedri al funebre uso
svèlti, squarciati e tronchi. E già la Fama,
che di Pallante a Pallantèo volata
dicea pria le sue prove, e vincitore
l'avea gridato, or d'ogni parte grida215
che morto si riporta. In ciò commossa
la città tutta in vedovile aspetto
di funeste facelle e d'atri panni
si vide piena; e vèr le porte ognuno
gli usciro incontro. Si vedea di lumi220
e di genti una fila che le strade
e i campi in lunga pompa attraversava.
I Frigi e gli altri col suo corpo intanto
piangendo ne venian da l'altra parte,
e con pianto incontrârsi. Indi rivolti225
tutti vèr la città, non pria fûr giunti,
che di pianti di donne e d'ululati
risonar d'ogn'intorno il cielo udissi.
Né forza, né consiglio, né decoro
fu ch'Evandro tenesse. Uscí nel mezzo230
di tutta gente; e la funerea bara
fermando, addosso al figlio in abbandono
si gittò, l'abbracciò, stretto lo tenne
lunga fïata, e da l'angoscia oppresso
pria lagrimando, e sospirando, tacque.235
Poscia, la strada al gran dolore aperta,
cosí proruppe: «O mio Pallante, e queste
fûr le promesse tue, quando partendo
il tuo padre lasciasti? In questa guisa
d'esser guardingo e cauto mi dicesti240
ne' perigli di Marte? Ah! ben sapeva,
ben sapev'io quanto ne l'armi prime
fosse, in cor generoso, ardente e dolce
il desio de la gloria e de l'onore.
Primizie infauste, infausti fondamenti245
de la tua gioventú! vane preghiere,
vóti miei non accetti e non intesi
da nïun dio! Santissima consorte,
che morendo fuggisti un dolor tale,
quanto sei tu di tua morte felice!250
Quanto infelice e misero son io,
che vecchio e padre al mio diletto figlio
sopravvivendo, i miei fati e i miei giorni
prolungo a mio tormento! Ah! foss'io stesso
uscito co' Troiani a questa guerra!255
ch'io sarei morto! e questa pompa avrebbe
me cosí riportato, e non Pallante.
Né per questo di voi, né de la lega,
né de l'ospizio vostro io mi rammarco,
Troiani amici. Era a la mia vecchiezza260
questa sorte dovuta. E se dovea
cader mio figlio, perché tanta strage
io vedessi de' Volsci, e perché Lazio
fosse a' Teucri soggetto, in pace io soffro
che sia caduto. E piú compíto onore265
non aresti da me, Pallante mio,
di questo che 'l pietoso e magno Enea
e i suoi magni Troiani e i toschi duci
e tutte insieme le toscane genti
t'han procurato. Con sí gran trofei270
del tuo valor sí chiara mostra han fatto,
e de' vinti da te. Né fôra meno
tra questi il tuo gran tronco, s'a te fosse,
Turno, stato d'età pari il mio figlio,
e par de la persona e de le forze275
che ne dan gli anni. Ma che piú trattengo
quest'armi a' Teucri? Andate, e da mia parte
riferite ad Enea che, quel ch'io vivo
dopo Pallante, è sol perché l'invitta
sua destra, come vede, al figlio mio280
ed a me deve Turno. E questo solo
gli manca per colmar la sua fortuna
e 'l suo gran merto; ché per mio contento
no 'l curo; e contentezza altra non deggio
sperare io piú che di portare io stesso285
questa novella di Pallante a l'ombra».

Avea l'Aurora col suo lume intanto
il giorno e l'opre e le fatiche insieme
ricondotte a' mortali. Il padre Enea
e 'l buon Tarconte, ambi, in su 'l curvo lito290
i cadaveri addotti, a' suoi ciascuno
com'era l'uso, un'alta pira eresse,
la compose e l'incese. E mentre il foco
di fumo e di caligine coverto
tenea l'aëre intorno, in ordinanza295
tre volte, armati, a piè la circondaro,
e tre volte a cavallo, in mesta guisa
ululando, piangendo, e l'armi e 'l suolo
di lagrime spargendo. Infino al cielo
penetrâr de le genti e de le tube300
i dolorosi accenti. Altri gridando
le pire intorno, elmi, corazze e dardi
e ben guernite spade e freni e ruote
avventaron nel foco, e de' nemici
armi d'ogni maniera, arnesi e spoglie;305
altri i lor propri doni, e degli occisi
medesmi vi gittâr l'aste infelici,
e gl'infelici scudi, ond'essi invano
s'eran difesi. A le cataste intorno
molti gran buoi, molti setosi porci,310
molte fûr pecorelle occise ed arse.
A sí mesto spettacolo in sul lito
stavan altri piangendo, altri osservando
ciascuno i suoi piú cari, infin che 'l foco
gli consumasse. E questi l'ossa, e quelli315
le ceneri accogliendo, il giorno tutto
in sí pietoso officio trapassaro:
né se ne tolser finché, spenti i fochi,
non s'acceser le stelle. In altra parte
i miseri Latini ai corpi loro320
fêr cataste infinite. Altri sotterra
ne seppelliro; altri a le ville intorno,
ed altri a la città ne trasportaro.
E quei che senza numero confusi
giacean nel campo, senza onore a mucchi325
furon combusti: onde i villaggi insieme
e le campagne di funesti incendi
lucean per tutto. E tre luci e tre notti
durâr gli afflitti amici e i dolorosi
parenti a ricercar le tiepid'ossa,330
e ne l'urne riporle e ne' sepolcri.

Ma la confusïone e 'l pianto e 'l duolo
era ne la città per la piú parte,
e ne la reggia al re Latino avanti.
Qui le madri, le nuore, le sorelle335
e i miseri pupilli, che de' padri,
de' figli, de' mariti e de' fratelli
erano in questa guerra orbi rimasi,
la guerra abbominavano e le nozze
detestavan di Turno. «Ei da se stesso, -340
dicendo, - ei che d'Italia al regno aspira,
e le grandezze e i primi onori agogna,
con l'armi e col suo sangue le s'acquisti,
e non col nostro». In ciò Drance aggravando
vie piú le cose, come a Turno infesto,345
attestando dicea che sol con Turno
volea briga il Troiano, e che sol esso
era a pugna con lui cerco e chiamato.
Altri d'altro parere, altre ragioni
dicean per Turno: e 'l gran nome d'Amata350
e 'l suo favore e di lui stesso il merto
con la fama de' suoi tanti trofei
sostenean la sua causa. Ed ecco, intanto
che cosí si tumultua e si travaglia,
mesti sopravvenir gl'imbasciadori355
ch'in Arpi a Dïomede avean mandati;
e riportar, che le fatiche e i passi
avean perduti: che né dono alcuno,
né promesse, né preci, né ragioni
furon bastanti ad impetrar soccorso360
né da lui né da' suoi: ch'era d'altronde
di mestiero a' Latini avere altr'armi,
o trattar co' nemici accordo e pace.

Gran cordoglio sentinne, e gran rammarco
ne fece il re Latino. E ben conobbe365
che manifestamente Enea da' fati
era portato; e via piú manifesta
si vedea degli dèi l'ira davanti
in tanta che de' suoi negli occhi avea
strage recente. Il gran consiglio adunque,370
e de' suoi primi, ne la regia corte
chiamar si fece. In un momento piene
ne fûr le strade; e di già tutti accolti
ne la gran sala, il re, di grado e d'anni
il primo, a tutti in mezzo, in non sereno375
sembiante, comandò che primamente
i legati che d'Arpi eran tornati,
fossero uditi; ed a lor vòlto disse:
«Esponete per ordine il seguíto
de la vostra ambasciata, e la risposta380
che ritratta n'avete». A tal precetto
tacquero tutti; e Vènolo sorgendo,
cosí pria incominciò: «Noi dopo molti
superati pericoli e fatiche,
egregi cittadini, al campo argivo385
ne la Puglia arrivammo; e Dïomede
vedemmo alfine; e quell'invitta destra
toccammo, ond'è 'l grand'Ilio arso e distrutto.
In Iapigia il trovammo a le radici
del gran monte Gargàno, ove fondava,390
già vincitore, Argíripa, una terra
che dal patrio Argirippo ha nominata.
Intromessi che fummo, il presentammo;
gli esponemmo la patria, il nome e 'l fatto
de la nostra imbasciata, e la cagione,395
onde a lui venivamo. Il tutto udito,
cosí benignamente ne rispose:

"O fortunate genti, o di Saturno
felice regno, o degli antichi Ausoni
famosa terra! E quale iniqua sorte400
da la vostra quïete or vi sottragge?
Qual consiglio, qual forza vi costringe
di nemicarvi e guerreggiar con gente
che non v'è nota? Noi quanti già fummo
col ferro a vïolar di Troia i campi405
(non parlo degli strazi e de le stragi
di quei che vi rimasero, ché pieni
ne sono i fossi e i fiumi); ma quanti anco
n'uscimmo con la vita, in ogni parte
siam poi giti del mondo tapinando,410
con nefandi supplíci, e con atroci
morti pagando il fio, come d'un grave
e scellerato eccesso. E non ch'altrui,
Prïamo stesso a pietà mosso avrebbe
il fiero, che di noi s'è fatto, scempio.415
Di Palla il sa la sfortunata stella;
sallo il vendicator Cafàreo monte
e gli euboïci scogli: il san di Proteo
le longinque colonne, insino a dove,
dopo quella milizia, andò ramingo420
l'un de' figli d'Atreo. D'Etna i Ciclopi
ne vide Ulisse. Il suo regno a' suoi servi
ne lasciò Pirro. Idomeneo cacciato
ne fu dal patrio seggio. Esso re stesso,
condottier degli Argivi, il piede a pena425
nel suo regno ripose, che del regno,
del letto e de la vita anco privato
fu da la scellerata sua consorte.
Né gli giovò che doma l'Asia e spento
l'uno adultero avesse; ché de l'altro430
scherno e preda rimase. A me l'invidia
ha degli dèi di piú veder disdetto
la mia bella città di Calidóna,
e la mia cara e desïata donna.
Né di ciò sazi, orribili spaventi435
mi dànno ancora. E pur dianzi in augelli
conversi i miei compagni (o miseranda
lor pena!) van per l'aura e per gli scogli
di lacrimosi accenti il cielo empiendo.
Questi sono i profitti e le speranze440
ch'io fin qui ne ritraggo, da che, folle!
stringer contro a' celesti il ferro osai,
e che di Citerea la destra offesi.
Or ch'io di nuovo una tal pugna imprenda
testé con voi? No, no, ch'io co' Troiani,445
dopo Troia espugnata, altra cagione
non ho di guerra; e de' passati mali
volentier mi dimentico, e dolore
ancor ne sento. E, quanto a' doni, andate,
riportateli vosco, e 'l magno Enea450
ne presentate. E solo a me credete
del valor suo, che fui con esso a fronte
con l'armi in mano; e so di scudo e d'asta
qual mi rese buon conto, e quanto vaglia.
Se due tali altri avea la terra idèa,455
d'Ida fôra piuttosto ita la gente
ai danni de la Grecia; e 'l troian fato
piangerebb'ella. Enea sol con Ettorre
fu la cagion che tanto s'indugiasse
la ruina di Troia, e che diece anni460
durammo a conquistarla. Ambedue questi
eran di cor, di forze e d'arme uguali,
ma ben fu di pietate Enea maggiore.
Io vi consiglio che, comunque sia,
lega seco, amicizia e pace aggiate,465
e l'incontro fuggiate e l'armi sue".
Questa è la sua risposta; e quinci avete,
ottimo re, qual sia di questa guerra
il suo parere e 'l nostro». A pena uditi
furo i legati, che bisbiglio e fremito470
infra i turbati Ausoni udissi, in guisa
che di rapido fiume un chiuso gorgo
mormora allor che fra gli opposti sassi
s'apre la strada, e gorgogliando cade,
e frange e rugghia, e le vicine ripe475
ne risuonan d'intorno. Or poiché un poco
restò 'l tumulto, e gli animi acquetârsi,
gli dèi prima invocando, un'altra volta
il re da l'alto seggio a dir riprese:

«Latini miei, lo mio parere e 'l meglio480
sarebbe stato, che d'un tanto affare
si fosse prima consultato, e fermo
il nostro avviso; e non chiamar consiglio,
quando il nimico in su le porte avemo.
Una importuna e perigliosa guerra485
s'è, cittadini, impresa, e per nimica
tolta una gente, che dal ciel discesa,
da' celesti e da' fati è qui mandata;
feroce, insuperabile, indefessa,
ne l'armi invitta, che né vinta ancora490
cessa dal ferro. Se speranza alcuna
negli esterni soccorsi e ne l'aíta
aveste degli Etòli, ora del tutto
la deponete: e sia speme a se stesso
ciascun per sé. Ma noi per noi, che speme495
e che possanza avemo? Ecco davanti
agli occhi vostri, e fra le vostre mani
vedete la strettezza e la ruina
in che noi siamo. Né però ne 'ncolpo
alcun di voi. Tutto 'l valor s'è mostro500
che mostrar si potea: con tutto 'l corpo,
e con quanto ha di forza il nostro regno
s'è combattuto. Or quale in tanto dubbio
sia la mia mente, udite. È nel mio stato
vicino al Tebro un territorio antico,505
che in vèr l'occaso per lunghezza attinge
fin dove de' Sicani era il confine.
Dagli Rutuli è cólto e dagli Aurunci,
che i duri colli e i piú deserti paschi
ne tengon da l'un canto: a questo aggiungo510
quella piaggia di pini e quella costa
de la montagna; e tutto è mio disegno
che si ceda a' Troiani e ch'amicizia,
accordo e patti e lega e leggi eguali
abbiam con essi; e qui, s'a qui fermarsi515
sono o da' fati o dal desire indotti,
ferminsi; e i loro alberghi e le lor mura
fondino a lor diletto. E s'altra parte
cercano e d'altre genti (se pur ponno
tôrsi da noi) quando di venti navi,520
o di piú sovvenir ne gli bisogni,
su la stessa marina apparecchiata
è la materia. Essi de' legni il modo
e 'l numero diranno: e noi le selve,
la maestranza, i ferramenti e tutto525
che fia lor di mestiero appresteremo.
Con questa offerta io manderei de' primi
de la nostra città cento oratori
co' rami de la pace, col mandato
di contrattarla, co' presenti appresso530
d'avorio e d'oro e col seggio e col manto
del nostro regno. Consultate or voi,
ed a l'afflitte e mal condotte cose
d'aíta provvedete e di soccorso».

Surse allor Drance, quei che già s'è detto535
avversario di Turno. Era costui
del regno de' Latini un de' piú ricchi
e de' piú reputati cittadini:
di fazïon, di sèguito e di lingua
possente assai; ne le consulte avuto540
di qualche stima; nel mestier de l'armi
codardo, anzi che no. La sua chiarezza
e 'l suo fasto venia da la sua madre
ch'era d'alto legnaggio. Il padre a pena
era noto a le genti. Or questo, infesto545
a la gloria di Turno, asperso il core
d'amarezza e d'invidia, in questa guisa
il suo fatto aggravando, e l'ire altrui
irritando, parlò: «Chiaro, evidente
e necessario, ottimo re, n'è tanto550
quel che tu ne consigli, che bisogno
d'altro non ha che di comune assenso.
Ognun vede, ognun sa quel che conviene
in sí dura fortuna: e nullo ardisce
pur d'aprir bocca. Libertate almeno555
di parlar ne si dia. Scemi una volta
tanta sua tracotanza e tanto orgoglio
chi co' suoi male avventurosi auspíci,
co' sinistri suoi modi (io pur dirollo,
benché d'armi e di morte mi minacci)560
n'ha qui condotti, e per cui tanti duci,
tanta gente è perita, e tutta in pianto
questa cittade e questo regno è vòlto;
mentre ne la sua furia, o ne la fuga
confidando piuttosto, il troian campo565
ha d'assalire osato, e fin nel cielo
posto ha con l'armi sue téma e scompiglio.
Solo un dono, signor, fra tanti doni
che si mandano a' Teucri, un sol n'aggiungi;
né consentir che vïolenza altrui570
tel proibisca. Da', buon padre, ancora
questa tua figlia a genero sí degno
e con sí degno maritaggio eterna
fa questa pace. E se 'l terrore è tanto
che s'ha di lui, da lui stesso impetriamo575
grazia e licenza che la patria sua,
che 'l suo re prevaler si possa almeno
del suo sangue a suo modo. E tu cagione,
tu di tanta ruina autore e capo,
a che pur tante volte, a tanti strazi,580
a tanti rischi, a manifesta morte
questi tuoi meschinelli cittadini
esponi indarno? e qual è ne la guerra
piú salute e speranza? A te noi tutti
pace, Turno, chiedemo, e de la pace585
quel ch'è sol fermo e 'nviolabil pegno;
ed io prima di tutti, io cui tu fingi
che nimico ti sia (né tal mi curo
che tu mi tenga) a supplicar ti vegno
umilemente. Abbi pietà de' tuoi;590
pon giú la stizza; e poi che sei cacciato,
vattene. Assai di strage, assai di morti
s'è visto: assai ne son le genti afflitte;
vedovi i tetti e desolati i campi;
ma se l'onor ti muove, e se concepi595
di te tanto in te stesso, e tanto agogni
o la donna o la dote, a che non osi
contro a chi te ne priva? A Turno adunque
regno col nostro sangue e regia moglie
procureremo: e noi vili alme, e turba600
non sepolta e non pianta, a' cani in preda
giaceremo in su' campi? Or tu, tu stesso,
se tanto hai d'ardimento e di valore
dal paterno legnaggio, a lui rispondi,
a lui ti volgi, che ti sfida e chiama».605

Turno, ch'impetuoso e vïolento
era da sé, questo parlare udito,
alto un gemito trasse, e d'ira acceso
cosí proruppe: «Usanza tua fu sempre,
Drance, allor che di mani è piú bisogno,610
oprar la lingua; essere in corte il primo,
l'ultimo in campo. Ma non piú parole
in questo loco, ché già pieno troppo
ne l'hai; pur troppo grandi e troppo gonfie
l'avventi, e senza rischio or ch'i nemici615
son lunge, e buone fosse e buone mura
ci son di mezzo, e non c'inonda il sangue.
Apri qui bocca al solito, e rintuona
con la facondia tua. Tu, che se' Drance,
me, che son Turno, imbelle e vile appella;620
tu la cui dianzi sanguinosa destra
pieni i campi di morti, e pieni i colli
ha di trofei. Ma che non pruovi ancora
questa tua gran virtú? Forse, ch'avemo
a cercar de' nemici? Ecco d'intorno625
ci sono, e 'n su le porte. Andrem lor contra?
Che badi? Ov'è la tua tanta prodezza?
sempre è nel vento, sempre è ne la fuga
de la lingua e de' piè? tu mi rinfacci
ch'io sia cacciato? tu, vituperoso,630
di dirlo osasti? e chi meritamente
sarà che 'l dica? Oh! non s'è visto il Tebro
fatto gonfio da me del frigio sangue?
non s'è vista la casa e 'l seme tutto
spento d'Evandro, e gli Arcadi spogliati635
d'armi e di vita? Io non fui già da Pandaro
cacciato, né da Bizia, né da mille
che in un dí vincitore a morte io diedi,
circondato da loro e cinto e chiuso
da le lor mura. Nulla è ne la guerra640
piú salute o speranza: al teucro duce,
a te, folle, al tuo capo, a le tue cose
fa' questo annunzio. E non tutto in soqquadro
por con tanta paura, e tanta stima
che fai de la prodezza e de le forze645
d'una gente che già due volte è vinta;
e non tanto avvilir da l'altro canto
l'armi del re Latino. Ai Mirmidóni
son ora, al gran Dïomede, al grande Achille
i Teucri formidabili e tremendi;650
e dal mar se ne torna per paura
l'Àufido indietro. E forse che non finge
temer di me, perché il mio fallo aggravi?
Malvagia astuzia! Ma non piú per nulla
vo' che ne tema. Un'anima sí vile655
non ti torrà la mia destra già mai.
Stiesi pur teco, e nel tuo petto alloggi,
di lei ben degno albergo. Or a te vegno,
gran padre, e 'l tuo parer discorro, e dico:
Se tu piú non t'affidi, e piú non credi660
ne l'armi tue; s'abbandonati affatto
siam d'ogni parte; se una volta rotti,
siam per sempre perduti; e se fortuna,
varïando le veci, unqua non cangia,
signor, pace imploriamo; e l'armi in terra665
gittando, a giunte mani accordo e vènia
impetriam dai nemici. Ancorché, quando
oh! del nostro valor punto in noi fosse!
sopra tutti felice, riposato,
e glorïoso spirito sarebbe670
chi, per ciò non veder, morto si fosse!
Ma se le nostre forze ancor son verdi,
la nostra gioventú florida, intatta,
disposta e pronta a l'armi; e per sussidio
i popoli d'Italia e le cittadi675
son con noi tutte; e s'a' nemici ancora
sanguinosa, dannosa e poco lieta
è questa gloria; ed han de' morti anch'essi
la parte loro; e la tempesta è pari
d'ambe le parti; a che nel primo intoppo680
con tanto scorno, a noi stessi mancando,
gittarne a terra? a che tremare avanti
che la tromba si senta? A la giornata
il tempo stesso, il varïar de' casi,
l'industria, le vicende, il moto e 'l giuoco685
potria de la fortuna in molte guise,
come suol l'altre cose, ancor le nostre,
cangiando, risarcire, e porre in saldo.
Non avrem Dïomede in nostro aiuto;
avrem Messapo; avremo il fortunato690
Tolunnio; avrem tant'altri incliti duci
di tant'altre città. Né di men gloria,
né di minor virtú saranno i nostri
di Laurento e di Lazio. Avrem Camilla,
la gran volsca virago, che n'addusse695
di cavalieri e di caterve armate
sí bella gente. E se me solo appella
il nemico a battaglia, e se v'aggrada
che sol io gli risponda ed io sol osto
al ben comune, io solamente assumo700
sopra me questa impresa. E già non credo
che le mie man sí la vittoria abborra,
che per tanta ch'io n'aggia, e speme e gioia,
accettar non la deggia. Androgli incontro
con l'animo, se fosse anco maggiore705
del magno Achille, e come Achille, anch'egli
l'armi di Mongibello indosso avesse.
Io Turno, io che non punto a qual si fosse
mai degli antichi di valor non cedo,
questa mia vita stessa a voi, Latini,710
ed a Latin mio suocero consacro
solennemente. Enea me solo invita;
l'accetto, il bramo e 'l prego, anzi che Drance,
s'ira è questa di dio, con la sua morte
la purghi, o che la gloria me ne tolga,715
s'è pur gloria o vertute». In cotal guisa
consultando i Latini avean tra loro
dispareri e tenzoni. Usciti a campo
erano i Teucri intanto. Ed ecco un messo
venir volando, che la reggia tutta720
e tutta la città pose in tumulto,
annunzïando che dal tosco fiume
già mosso de' Troiani e de' Tirreni
se ne venia l'esercito in battaglia
in vèr Laurento; e che di genti e d'armi725
si vedean piene le campagne e i colli.

Gli animi incontinente si turbaro;
sgomentossene il volgo: ai valorosi
s'acceser l'ire. Trepidando ognuno
discorrea per le strade; arme fremea730
la gioventú; dolenti e lagrimosi
i padri discordando, e chi per Turno
sentendo e chi per Drance, avean tra loro
vari bisbigli. E tutto il corpo insieme
facea de la città tale un trambusto,735
e tal ne l'aura unitamente un suono,
qual è se spaventata esce d'un bosco
torma di rochi augelli, o qual talora
da le pescose rive di Padusa
van per gli stagni schiamazzando a schiere740
turbati i cigni. In tale occasïone
gridava Turno: «Or questo è, padri, il tempo
di seder a consiglio: or consigliate
agiatamente: aggiate sopra tutto
cura a la pace, or ch'i nemici armati745
ne son già sopra». E, cosí detto a pena,
saltò fuor de la reggia; e vòlto a torno:
«Arma, - disse, - tu, Vòluso, i tuoi Volsci,
e tu, Messapo, i rutuli cavalli.
Tu, Catillo, e tu Cora, uscite a campo:750
va tu con la tua gente a la muraglia
incontinente; e tu dispensa i tuoi
fra le porte e le torri. Ite voi meco,
che rimanete; e ciascuno armi i suoi».

Per tutta la città si va scorrendo755
a le mura. A l'insegne, ai capitani
ognun s'adduce. I padri irresoluti
se n'escon dal consiglio. Il re turbato
si ritira, e si pente che non aggia
per sé, senza consulta, il frigio duce760
per amico e per genero accettato.
Dansi tutti a munire, a cavar fosse,
tutti a somministrar chi sassi e travi,
e chi dardi e chi strali. E già la roca
tromba ne va per la città squillando765
de la battaglia il sanguinoso accento.
Le matrone, i fanciulli, i vecchi, ognuno
d'ogni età, d'ogni sesso e d'ogni grado
a l'ultimo periglio, al gran bisogno
corrono a la muraglia. E d'altra parte770
da gran corteo di donne accompagnata
con doni e preci di Minerva al tempio
va la regina, ed ha Lavinia seco,
la vergine sua figlia, onde venuta
era tanta ruina: e di ciò mesta,775
porta i begli occhi lagrimosi e chini.
Seguon le madri e d'odorati incensi
vaporando il delúbro, in flebil voce
pregano in su la soglia: «Armipotente
Tritonia, tu che puoi, la possa e l'armi780
frangi al frigio ladrone, e di tua mano
anciso in su la porta me lo stendi».

Esso re Turno da la furia spinto
ricorre a l'armi; e di squamoso acciaro
e d'òr già tutto orribile e splendente,785
cinto di brando, e sol del capo ignudo
lieto mostrossi, e di speranza altiero
di vedere il nemico. E 'n quella guisa
da la ròcca scendea che da' presepi
sciolto destriero esce ruzzando in campo,790
o ch'amor di giumente, o che vaghezza
di verde prato, o pur desio lo tragga
del noto fiume; che sbuffando freme,
e ringhia e drizza il collo e squassa il crine.

A l'uscir de la porta ecco davanti795
gli si fa co' suoi volsci cavalieri
la vergine Camilla: e sí com'era
non men gentil che valorosa e bella,
tosto che l'incontrò con tutti i suoi
dismontò da cavallo, e vèr lui disse:800
«Turno, se degnamente uom forte ardisce,
io mi rincoro, e ti prometto io sola
di gire ai cavalier toscani incontro.
Lascia me col mio stuolo assalir prima
la troiana oste, e che primiera io tragga805
di questa pugna e de' suoi rischi un saggio;
e tu qui co' pedoni a piè rimanti
a guardia de la terra». A tal proposta
Turno ne la terribile virago
gli occhi fissando: «O de l'Italia, - disse -810
ornamento e sostegno, e di che lode,
e di che premio al tuo gran merto uguale
ristorar ti poss'io? Ma (poiché cosa
non è che la pareggi) abbi, famosa
guerriera, in grado ch'io con te comparta815
questa fatica. Enea, come dal grido
avemo e da le spie fin qui ritratto,
spinte ha le schiere de' cavalli avanti
per batter la campagna: ed egli altronde
presa la via del monte, per alpestro820
sentiero a la città di sopra al giogo
vien con l'altre sue genti. Il mio disegno
è fargli agguato, e collocarmi appresso
là, 've sopra la foce il doppio bosco
del curvo monte ambe le strade accoglie.825
Tu, raünati i tuoi con gli altri tutti
nostri cavalli, i suoi nel piano assagli
a spiegate bandiere. Il fier Messapo
sarà con te: saranvi de' Latini,
vi saran di Corace e di Catillo830
le squadre tutte; e tu con essi il carco
prendi di comandarle». Indi esortando
parimente Messapo e gli altri duci
a la lor fazïone, egli a la sua
tostamente si volse. È tra due branche835
del monte una vallea che d'ambi i lati
ha folte selve, e luoghi occulti e chiusi,
a l'insidie de l'armi accomodati.
Ha ne l'imo una sèmita per mezzo
angusta, malagevole e scontorta840
che d'ogn'intorno è da le ripe offesa.
In cima, in su l'uscita, è tra le selve
ascosa una pianura, con ridotti
acconci a ritirarsi, ed opportuni
a spingersi o dal destro o dal sinistro845
lato, che si rincontri o che s'aspetti
nemica gente, o pur che di gran sassi
si tempesti di sopra. A questo loco,
di cui ben era pratico, in agguato
Turno si pose, e i suoi nimici attese.850

Dïana intanto timorosa e mesta
favellando con Opi, una del coro
de le sue Ninfe, in tal guisa le disse:
«Vedi a che perigliosa e mortal guerra
a morir se ne va la mia Camilla,855
ne le nostr'armi ammaestrata invano.
E pur m'è cara, e sovr'ogni altra io l'amo.
Né questo è nuovo, o repentino amore.
Fin da le fasce è mia. Mètabo, il padre
di lei, fu per invidia e per soverchia860
potenza da Priverno, antica terra,
da' suoi stessi cacciato; e da l'insulto,
che gli fece il suo popolo, fuggendo,
nel suo misero esiglio ebbe in campagna
questa sola bambina che, mutato865
di Casmilla sua madre il nome in parte,
fu Camilla nomata. Andava il padre
con essa in braccio per gli monti errando
e per le selve, e de' nemici Volsci
sempre d'intorno avea l'insidie e l'armi.870
Ecco un giorno assalito con la caccia
dietro, fuggendo, a l'Amasèno arriva.
Per pioggia questo fiume era cresciuto,
e rapido spumando, infino al sommo
se ne gia de le ripe ondoso e gonfio;875
tal che, per téma de l'amato peso
non s'arrischiando di passarlo a nuoto,
fermossi; e poiché a tutto ebbe pensato,
con un súbito avviso entro una scorza
di salvatico súvero rinchiuse880
la pargoletta figlia. E poscia in mezzo
d'un suo nodoso, inarsicciato e sodo
tèlo, ch'avea per avventura in mano,
legolla acconciamente; e l'asta e lei
con la sua destra poderosa in alto885
librando, a l'aura si rivolse, e disse:

"Alma latonia virgo, abitatrice
de le selve e de' monti, io padre stesso
questa mia sfortunata figlioletta
per ministra ti dedico e per serva.890
Ecco ch'a te devota, a l'armi tue
accomandata, dal nimico in prima
sol per te la sottraggo. In te sperando
a l'aura la commetto; e tu per tua
prendila, te ne prego, e tua sia sempre".895

Ciò detto, il braccio in dietro ritraendo,
oltre il fiume lanciolla; e 'l fiume e 'l vento
e 'l dardo ne fêr suono e fischio e rombo.
Mètabo, da la turba sopraggiunto
de' suoi nemici, a nuoto alfin gettossi900
e salvo a l'altra riva si condusse.
Ivi d'un verde cespo, ove piantato
avea Trivia il suo dono, il dardo e lei
divelse, e via fuggissi; e piú mai poscia
non fu da tetti o da cittadi accolto;905
ché per natia fierezza a legge altrui
non si fôra unqua additto. Il tempo tutto
de la sua vita, di pastore in guisa,
menò per monti solitari ed ermi;
e per grotte e per dumi e per orrende910
selve e tane di fere ebbe ricetto
con la fanciulla, a cui fu cibo un tempo
ferino latte, e balia una d'armento
ancor non doma e pavida giumenta.
Ne le tenere labbra il padre stesso915
de la fera premea l'orride mamme;
né pria tenne de' piè salde le piante,
che d'arco, di faretra e di nodosi
dardi le mani e gli omeri gravolle.
Non d'òr le chiome, o di monile il collo,920
né men di lunga, o di fregiata gonna
la ricoverse; ma di tigre un cuoio
le facea veste intorno, e cuffia in capo.
Il fanciullesco suo primo diletto
e 'l primo studio fu lanciar di palo,925
e trar d'arco e di fromba; e 'n fin d'allora
facea strage di gru, d'oche e di cigni.
Molte la desiâr tirrene madri
per nuora indarno. Ed ella di me sola
contenta, intemerata e pura e casta,930
la sua verginità, l'amor de l'armi
sol ebbe in cale. Or mio fôra disio
che di questa milizia e de la pugna,
che presa ha co' Troiani e co' Tirreni,
fosse digiuna; per sí cara io l'aggio,935
e tale or mi saria grata compagna.
Ma poi che acerbo fato la persegue,
scendi, ninfa, dal cielo, e nel paese
va de' Latini. Ivi al conflitto assisti,
che per Lazio e per lei mal s'apparecchia.940
Prendi quest'arco e prendi questa mia
stessa faretra, e di qui traggi il tèlo
per vendicarmi di qualunque ardito
sarà di vïolar quest'a me sacra
e devota virago, Italo, o Teucro945
che sia. Poscia io verrò di nube involta
a provveder che 'l miserabil corpo
non sia d'armi spogliato, e che raccolto
sia ne la patria, e seppellito e pianto».

Cosí dicendo, entro un sonoro nembo,950
da' mortali occhi non veduta, a terra
lievemente calossi. I teucri intanto
e i toschi duci le lor genti avanti
spingendo, a la città s'avvicinaro.
Piena d'armi, d'insegne, di cavalli955
e di schierati fanti e di squadroni
si vedea la campagna. Eran per tutto
gualdane, giramenti, scorribande
di cavalieri: in secche selve i colli
parean conversi: ardea la terra e 'l cielo960
di ferrigni splendori, e d'ogni parte
s'udian fremer cavalli e squillar trombe.

Incontro a lor da l'altra parte usciro
il fier Messapo, i cavalier latini,
Corace col suo frate, e di Camilla965
la bellicosa banda. Era il concorso
tuttavia de le genti, e de' cavalli
il fremito maggiore. E già la massa
ristretta, e già vicine ambe le parti
a tiro d'asta, a fronte si fermaro970
l'una de l'altra; e con le lance in resta,
con saette e con dardi incominciaro
primamente da lunge a salutarsi.
Poi di subite grida udito un tuono
al ciel levossi; e due contrari nembi975
da la terra sorgendo, armi fioccaro
di neve in guisa, e coprîr d'ombra il sole.
Alfin da ciascun lato i destrier punti
andâr tutti con tutti a rincontrarsi.

Era Tirreno al fiero Aconte opposto980
ne la battaglia; e questi primamente
s'urtaro, e per la furia e per la forza
de l'urto ambe le lance, ambi i cavalli,
ed ambi i corpi infranti, stramazzati,
l'un da l'altro disgiunti, quai percossi985
da fulmine o da macchine avventati,
caddero a terra. E pria ne l'aura Aconte
lasciò la vita. Conturbate e sparse
le schiere de' Latini, incontinente
con le targhe rivolte a tutta briglia990
vèr le mura spronando in fuga andaro.
Gli seguiro i Troiani; e primo Asila
gli assalse e gli cacciò fin su le porte.
Qui fermi e rincorati alzan le grida,
volgon le teste, e si rifan lor sopra,995
ch'eran lor contra. Cosí quando questi,
e quando quelli or cacciano, or cacciati
tornano: in quella guisa ch'a vicenda
il mare or d'alto a riva i flutti increspa,
e ne l'ultima arena ondeggia e spuma;1000
or da la riva indietro se ne torna,
e le stess'onde, e la commossa ghiara
sorbendo e voltolando, si ritragge.
Due volte i Toschi i Rutuli incalzaro
fino a le mura; e i Rutuli due volte1005
risospinsero i Toschi. Al terzo assalto
mischiârsi ambe le schiere, e l'un con l'altro
vennero a zuffa. Allor le grida e i mugghi
si sentîr de' cadenti: allor si vide
il pian tutto di sangue, e tutto d'armi1010
e d'uomini coverto e di cavalli
feriti e morti. Orsíloco a rincontro
di Rèmolo trovossi; e non osando
di star seco a le mani, al suo cavallo
trasse del dardo, e 'n su l'orecchio il colse.1015
Del colpo impazïente e per sé fiero
si scosse, s'avventò, col petto in alto
e con le zampe il corridor levossi,
e 'n su l'arena il cavalier distese.
Catillo Iola e 'l grande Erminio occise;1020
Erminio, che di corpo e d'armi e d'animo
era de' piú robusti, de' piú chiari
e de' piú riguardevoli guerrieri
de' Toschi tutti. Avea la chioma stessa
per sua celata; avea gli omeri ignudi1025
di ferro al ferro esposti, e di ferite
ampio bersaglio. In su l'aperte spalle
Catillo il colse; e tremolando il tèlo
passogli il petto, e raddoppiogli il duolo.
Per tutto si fa sangue; in ogni parte1030
si tragge, si ferisce, si stramazza;
e chi cede e chi segue. In varie guise
ne van tutti a morir morte onorata.

In mezzo a tanta occisïone, ignuda
da l'un de' lati infurïando esulta1035
la vergine Camilla; ed or di dardo
fulminando, or di lancia, or di secure
non mai stanca percuote. E qual Dïana
di sonora faretra e d'arco aurato
gli omeri onusta, ancor che si ritragga,1040
saettando, ferite e morti avventa.
D'intorno ha per compagne e per guerriere
d'archi, di mazze e di bipenni armate,
Tulla, Tarpèa, Larina ed altre illustri
italiche donzelle, a suo decoro1045
scelte da lei per sue degne ministre
ne la pace e ne l'armi. In tal sembianza
Termodoonte il bellicoso stuolo
de l'Amazzoni sue vide in battaglia
attorneggiare Ippolita, o col carro1050
gir di Pentesilèa le schiere aprendo
con feminei ululati. Or chi fu prima,
chi poi, cruda virago, e quali e quanti
quei ch'abbattesti, e che di vita spenti
mandasti a l'Orco? Eumenio primamente1055
di Clizio il figlio, da costei trafitto
fu d'un colpo di lancia in mezzo al petto.
Cadde il meschino, e fe' di sangue un rivo,
sopra cui voltolandosi, e mordendo
il sanguigno terren, di vita uscio.1060
Indi va sopra a Liri e sopra a Pègaso
quasi in un tempo, a l'un mentre, inciampando
il suo destriero, il fren raccoglie; a l'altro
mentre a lui, che trabocca, il braccio stende
per sostenerlo: onde in un gruppo entrambi1065
precipitaro. A cui d'Ippòta il figlio
Amastro aggiunse, e via seguendo, Arpàlico
e Tèreo e Cromi e Demofonte occise.
Quanti dardi lanciò, tanti Troiani
gittò per terra. Orníto, un cacciatore,1070
gli gia davanti, e stranamente armato
cavalcava di Puglia un gran destriero:
per sua corazza avea d'ispido toro
un duro tergo; per celata un teschio
di lupo, che dal capo insino al mento1075
sbarrava le mascelle, e digrignando
mostrava i denti. In man portava, ad uso
di contadini, un nodoroso palo
di grave ronca armato. Egli nel mezzo
degli altri suoi con le due teste andava1080
sovrano a tutti, e le ferine orecchie
ergea di cresta e di pennacchi in vece.
Camilla il giunse, lo fermò, l'occise
senza contrasto, già che vòlta in fuga
era la schiera sua. Sovra al suo corpo1085
disse rimproverando: «E che pensasti,
Tosco insolente? di venire a caccia
in qualche selva, e seguir damme imbelli?
Venuto sei là 've una dama armata
col ferro amaramente vi rintuzza1090
la superbia e la lingua. Oh pur non poco
ti fia di vanto, referendo a l'ombre
de' tuoi: per man fui di Camilla occiso».

Indi Orsíloco assalse, e Bute appresso,
due corpi de' maggiori e de' piú forti1095
del troian oste. A Bute un colpo trasse
che 'l giunse ove tra l'elmo e la corazza
si scopre il collo, onde lo scudo appeso
sta da sinistra. Orsíloco, fuggendo
e gridando, gabbò; ch'al giro interno1100
s'attenne e strinse; e là 've era seguita,
seguitò lui. Gli fu sopra in un tempo
a colpi di secure, e l'armi e l'ossa
gli pestò sí che per suo scampo a' prieghi
si volse. Alfine un tal sopra la testa1105
ne gli piantò, che le cervella infrante
gli schizzâr da la fronte e da le tempie.

D'Àüno montanar de l'Appennino
il bellicoso figlio a l'improvviso
fu da lei còlto: un Ligure scaltrito,1110
che per ordire inganni (in fin che 'l fato
gliel concedé) non degli estremi avuto
era tra' suoi. Costui nel primo incontro
sbigottito fermossi. E poiché vide
non poter con la fuga a lei sottrarsi,1115
che gli era sopra, a la malizia usata
ricorrendo: «Oh! gran prova, - a dir comincia -
sarà la tua, se ben femina sei,
di sfidar me, quando a un caval t'affidi
sí fugace e sí forte. Or al vantaggio1120
rinunzia de la fuga e meco a piede
prendi zuffa del pari; e poi vedrassi
a cui questa ventosa tua bravura
onore acquisti». A cotal dir Camilla
di furia, di dolor, di sdegno ardendo1125
ratto dismonta; e 'l corridor deposto
in man de la compagna, a piè si pianta;
stringe la spada, imbracciasi lo scudo,
e con pari armi intrepida l'attende.
Il giovine, che vinto si credette1130
aver con quello avviso, incontinente
la groppa le mostrò del suo cavallo,
e via spronando a tutta briglia il pinse.
«Ligure vano, vano orgoglio in prima
ti mosse: or vana astuzia e vana fuga1135
sarà la tua; ché l'arte del fallace
tuo padre, e di tua patria, a far non basta
che vivo da le man mi ti ritolga».
Disse la virgo, e qual da cocca strale
dietro gli si spiccò: ratto l'aggiunse,1140
passollo, attraversollo, al fren di piglio
diedegli; lo ferí, l'ancise alfine.
Cosí d'un alto sasso agevolmente
sparvier grifagno al timido colombo
s'avventa, e lo ghermisce; onde in un tempo1145
sangue e piuma dal ciel neviga e piove.

In questa, de' mortali e de' celesti
l'eterno regnator, che pur talvolta
alcun de' raggi suoi vèr noi rivolge,
non con lieve disdegno o picciol'ira1150
mosse Tarconte a sovvenir le schiere
de' suoi ch'erano in volta. Egli per mezzo
va de l'occisïoni e de le mischie,
or il destrier contra i nemici urtando,
or le sue squadre inanimando, insieme1155
le ristringe, le instiga, le garrisce,
e per nome ciascun chiamando: «Ah, - disse, -
Tirreni, e che timore, e che spavento
è 'l vostro? che viltà, che codardia
v'ha presi? e quando mai fia che vi punga1160
o dolore, o vergogna? Adunque in fuga
gite per una femina? Una femina
vi disperde e v'ancide? A che di ferro
invan cosí le destre e i petti armate?
De le donne temete? Or via, campioni1165
da letti e da bottiglie, a nozze, a pasti,
a sacrifizi, allor che ne le sacre
foreste è da l'aruspice intonato
che la vittima e grassa, itene tutti
seco a goder del saginato bue1170
a piena pancia, ché null'altro amore,
null'altro studio è 'l vostro». E, ciò dicendo,
ne va come devoto a morte anch'egli.
Con Vènolo s'affronta; e sí com'era
turbato, l'aggavigna, e fuor lo tragge1175
del suo cavallo. Alto levossi un grido
tal, che tutti a veder le ciglia alzaro
i Latini e i Tirreni. Iva Tarconte
per la campagna con la preda in grembo
del nimico e de l'armi; e 'n mezzo al corso1180
svelge da l'asta sua medesma il ferro,
e cerca ov'è di piastra il corpo ignudo
per darli morte. E mentre ne la gola
tenta ferirlo, ei con le braccia in alto
si scherma, regge il colpo, e da la forza1185
quanto può con la forza si districa.

Come ne l'aria insieme avviticchiati
si son visti talor l'aquila e 'l serpe
pugnar volando, e l'una aver con l'ugne
e col becco ghermito e morso l'altro:1190
e l'altro co' suoi giri e co' suoi nodi
farle vincigli a' piè, volumi a l'ali;
e questo con la testa alto fischiando,
e quella schiamazzando e dibattendo,
ambedue voltolarsi, ambedue stretti1195
far di squame e di piume un sol viluppo;
cosí Tarconte per lo campo a volo,
vincitor de le schiere di Tiburte,
Vènolo sen portava. E questo esempio
del suo duce seguendo, e del successo1200
assecurata, la meonia torma
tutta contr'a Latini impeto fece.
Tra questi Arunte, un che di già dovuto
era al suo fato, con un dardo in mano
Camilla astutamente insidïando,1205
si diede a seguitarla, a circuïrla,
a cercar destra e comoda fortuna
di darle morte. Ovunque ella o per mezzo
fendea le schiere, o vincitrice indietro
si ritraea, l'era vicino Arunte;1210
e tutti i moti suoi, tutte le vie
osservando, attendea che netto il colpo
gli rïuscisse; e da fellone intanto
avea l'asta a ferir librata e pronta.

Giva per avventura a lei davanti1215
Cloro, un giovine idèo che sacerdote
era già di Cibele. I Frigi tutti
non avean chi di lui fosse ne l'armi
piú riccamente adorno. Un suo corsiero
per lo campo spingea, di spuma asperso,1220
cinto di barde e d'acciarine lame
come di scaglie e di leggiadre piume
leggiadramente inteste. Un arco d'oro
gli pendea da le spalle, una faretra
a la cretese. In testa, in gambe, in dosso1225
d'armi e d'arnesi in barbara sembianza,
di peregrina porpora e di seta,
di bisso, di teletta e d'ostro e d'oro
tutto coverto, tutto ricamato,
tutto trinciato; e saettando andava.1230

Costui veduto, ogni altra impresa indietro
lasciando, a lui si volse o per vaghezza
di consecrar le sue bell'armi al tempio,
o pur che di sí vago ostile arnese
di gir pomposa cacciatrice amasse.1235
Basta che per le schiere incauta, ardente,
e, come donna, vogliolosa e folle
de l'amor de la preda e de le spoglie,
contro a lui se ne giva; allor ch'Arunte,
dopo molto appostarla, alfin le trasse1240
in tal guisa pregando: «O di Soratte
sommo custode, Apollo, a cui devoti
noi fummo in prima, a cui di sacri pini
nutriamo il foco, e per cui nudi e scalzi
tra le fiamme saltando e per le brage1245
securamente e senza offesa andiamo,
dammi, ché tutto puoi, padre benigno,
che questa infamia per mia man si tolga
da l'armi nostre. Io di costei non bramo
armi, spoglie o trofeo. Gli altri miei fatti1250
mi sian di lode, e pur che questo mostro
caggia spento da me, ne la mia patria
senza piú gloria andrò di questa guerra
pago e contento». Udí Febo del vóto
parte, e parte per l'aura ne disperse.1255
Udí che morta da quel colpo fosse
la vergine Camilla; e non udio
di lui, ch'ei vivo in patria ne tornasse;
ché ciò per l'aura ne portaro i vènti.

Tosto che da le man l'asta ronzando1260
gli uscio, fûr gli occhi e gli animi e le grida
de' Volsci tutti a la regina intenti.
Ed ella né del tèlo, né de l'aura
moto o fischio sentí; né vide il colpo,
mentre giú discendea, finché non giunse.1265
Giunsele a punto ove divelta e nuda
era la poppa; e del virgineo sangue,
non già di latte, sitibonda scese
sí che 'l petto l'aprí. Le sue compagne
le fûr trepide intorno; e già che morta1270
cadea, la sostentaro. Arunte in fuga
ratto si volge, di paura insieme
turbato e di letizia; ché ne l'asta
piú non confida, e piú di star non osa
incontro a lei. Qual affamato lupo1275
ch'ucciso de l'armento un gran giovenco,
o lo stesso pastore, in sé confuso
di tanta audacia, anzi che da' villaggi
gli si levin le grida, infra le gambe
si rimette la coda, e ratto a' monti1280
fuggendo, si rinselva; in cotal guisa
Arunte, dopo 'l tratto, impaürito,
solo a salvarsi inteso, in mezzo a l'armi
si mischiò tra le schiere. Ella, morendo,
di sua man fuor del petto il crudo ferro1285
tentò svelgersi indarno; ché la punta
s'era altamente ne le coste infissa:
onde languendo abbandonossi, e fredda
giacque supina; e gli occhi, che pur dianzi
scintillavano ardor, grazia e fierezza,1290
si fêr torbidi e gravi. Il volto, in prima
di rose e d'ostro, di pallor di morte
tutto si tinse. In tal guisa spirando,
Acca a sé chiama, una tra l'altre sue
la piú fida di tutte e la piú cara;1295
e dice: «Acca, sorella, i giorni miei
son qui finiti: questa acerba piaga
m'adduce a morte, e già nero mi sembra
tutto che veggio. Or vola, e da mia parte
di' per ultimo a Turno che succeda1300
a questa pugna e la città soccorra;
e tu rimanti in pace». A pena detto
ebbe cosí, che abbandonando il freno
e l'arme e sé medesma, a capo chino
traboccò da cavallo. Allora il freddo1305
l'occupò de la morte a poco a poco
le membra tutte. E, dechinato il collo
sopra un verde cespuglio, alfin di vita
sdegnosamente sospirando uscio.
Camilla estinta, per lo campo un grido1310
levossi che n'andò fino a le stelle,
e surse al cader suo zuffa maggiore;
ché i Teucri e i Toschi gli Arcadi in un tempo
pinsero avanti. Opi, ministra intanto
di Trivia, che nel monte era discesa1315
vicino a la battaglia, indi il conflitto
stava mirando intrepida e sicura,
e visto di lontan tra molte genti
nascer nuovo tumulto e nuove grida,
poscia in mezzo di lor caduta e morta1320
la vergine Camilla: «Ah, - sospirando
disse, - virgo infelice! troppo, troppo
crudel supplizio hai de l'ardir sofferto,
se d'irritar l'armi troiane osasti.
E di che pro t'è stato a viver nosco1325
solinga vita, armar de l'armi nostre,
gradire i boschi e venerar Dïana?
Ma te non lascerà la tua regina
giacer disonorata in questa fine
de la tua vita; e la tua morte oscura1330
non sarà tra le genti; e non dirassi
che non è chi di te vendetta faccia;
ché chïunque di ferro avrà ferito
il corpo tuo, sarà meritatamente
di ferro anciso». Era a Dercenno, antico1335
re de' Laurenti, un gran sepolcro eretto,
cui sopra era di terra un monte imposto
e d'elci annosi e folti un bosco opaco.
Qui la veloce dea dal ciel calossi
al primo volo; e di qui visto Arunte1340
splender ne l'armi, e gir di sua follia
superbo e gonfio: «Ove ne vai? - diss'ella, -
qui convien che ti fermi, e qui morendo
de la morta Camilla il premio avrai
degno di te, se di perir sei degno1345
de l'armi di Dïana». E, ciò dicendo,
la buona arciera del turcasso aurato
trasse un acuto strale, e l'arco tese,
e tirò sí ch'ambe le corna estreme
vennero al mezzo, ed ambe parimente1350
le mani, una tirata e l'altra spinta,
quella toccò la poppa e questa il ferro.
L'arco, l'aura, lo stral sonare udio,
e ferir e morir sentissi Arunte
tutto in un tempo. I suoi quasi in oblio1355
cosí come spirava, in mezzo al campo
lo lasciâr fra la polve in abbandono;
ed Opi al ciel tornando a volo alzossi.

Caduta lei, la schiera di Camilla
primieramente in fuga si rivolse.1360
Indi turbârsi i Rutuli, e diêr volta.
Diè volta il fiero Atina; e i duci tutti,
e tutte fûr le insegne abbandonate.
Cerca ognun di salvarsi, e vèr le mura
ne vanno a tutta briglia, e piú nel campo1365
alcun non è che di far testa ardisca
contra la strage e contra la ruina
che fanno i Teucri. Se ne van con gli archi
scarichi in su le terga e spenzoloni;
e piú che di galoppo in vèr Laurento1370
battono il campo, e fan nubi di polve.
Le madri da' balconi e da' torrazzi
percossi i petti, alzano al ciel le grida
con femineo ululato. E quei che primi
giunti trovâr le porte ancor non chiuse,1375
mischiati co' nemici, ove piú salvi
si credean ne l'entrata e fra le mura
de la stessa lor patria, anzi agli alberghi
lor propri e da' nemici e da la morte
fûr sopraggiunti. In cotal guisa in prima1380
stette la porta agli avversari aperta;
poi chiusa escluse i suoi, che fuori in preda
restando de' nemici, ai lor piú cari,
che morir gli vedean, perché s'aprisse
supplicavano indarno. E qui tra quelli1385
che n'erano a difesa, e quei ch'a forza,
anzi a furia, a ruina incontro a loro
s'avventavan ne l'armi, orrenda strage
si fece e miseranda. E degli esclusi
altri in cospetto degli stessi padri,1390
e de le madri che dogliose grida
ne facean da le torri e da le mura,
da l'impeto cacciati o da la calca
precipitâr ne' fossi, e giú da' ponti
cadder sospinti; ed altri ne la fuga1395
da' sfrenati cavalli e da la cieca
lor furia trasportati, a dar di cozzo
gîr ne le chiuse porte. In su' ripari
ancor le donne (che le donne ancora
il vero della patria amore infiamma),1400
come giunte a l'estremo, allor che morta
vider Camilla, il femminil timore
volgono in sicurezza, e sassi e dardi
lanciando, e con aguzzi, inarsicciati
pali il ferro imitando, osano anch'elle1405
per la difesa delle patrie mura
gir le prime a morir morte onorata.

A Turno intanto ne le selve arriva
Acca, la già spedita messaggiera,
con l'amara novella; un gran tumulto1410
portando, che l'esercito è sconfitto,
morta Camilla, annichilati i Volsci,
e i Teucri d'ogni cosa impadroniti
stanno in campagna col favor che porta
seco de la vittoria il corso e 'l nome;1415
assalgon la città. D'ira, di sdegno
e di furore il giovine infiammato
(ché tale era il voler empio di Giove)
da l'insidie si toglie, esce de' boschi
ov'era ascoso, e giú scende da' colli.1420
Smarriti non gli avea di vista a pena,
a pena era nel piano, allor ch'Enea
prese del monte; e là 'v'era l'agguato,
trovando aperto, senz'offesa anch'egli
superò 'l giogo, e de la selva uscio.1425
Cosí con passi frettolosi entrambi
con tutte le lor genti, e l'un da l'altro
poco lontani a la città sen vanno.
E 'nsiememente da l'un canto Enea
vide di polverio fumare i campi,1430
e di Laurento sventolar l'insegne;
Turno da l'altro Enea scoperse, udendo
l'annitrir de' cavalli e 'l calpestio
crescer di mano in mano. Eran vicini
sí, che venuto a zuffa ed a battaglia1435
si fôra anco quel dí: se non che Febo,
fatto vermiglio, i suoi stanchi destrieri
stava già per tuffar ne l'onde ibère;
onde avanti a le mura ambi accampati
di trincee si muniro e di ripari.1440

◄   Libro decimo Libro decimosecondo   ►