Le rime della Selva/Parte seconda/A una statua di San Giovanni Nepomuceno: differenze tra le versioni
m Conversione intestazione / correzione capitolo by Alebot |
Correzione pagina via bot |
||
Riga 1: | Riga 1: | ||
{{Qualità|avz=75%|data=19 giugno 2009|arg=raccolte di poesie}} |
{{Qualità|avz=75%|data=19 giugno 2009|arg=raccolte di poesie}} |
||
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Le rime della Selva/Parte seconda|Parte seconda]] - A una statua di San Giovanni Nepomuceno}} |
{{IncludiIntestazione|sottotitolo=[[Le rime della Selva/Parte seconda|Parte seconda]] - A una statua di San Giovanni Nepomuceno|prec=../Lo gnomo|succ=../Domanda e risposta}} |
||
{{capitolo |
|||
|CapitoloPrecedente= Lo gnomo |
|||
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../Lo gnomo |
|||
|CapitoloSuccessivo= Domanda e risposta |
|||
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Domanda e risposta |
|||
}} |
|||
<poem> |
<poem> |
||
Riga 12: | Riga 7: | ||
Sempre al medesimo posto? |
Sempre al medesimo posto? |
||
Sia che ne agghiacci il gennajo, |
Sia che ne agghiacci il gennajo, |
||
Sia che ne avvampi |
Sia che ne avvampi l’agosto? |
||
Sempre tra |
Sempre tra l’erta e la china? |
||
Sempre di costa alla strada, |
Sempre di costa alla strada, |
||
Ove più |
Ove più d’uno cammina |
||
Senza saper dove vada? |
Senza saper dove vada? |
||
In rivederti mi sento |
In rivederti mi sento |
||
Allargar |
Allargar l’anima. — Tu, |
||
Ah, tu non pieghi a ogni vento, |
Ah, tu non pieghi a ogni vento, |
||
Giusta |
Giusta l’usanza dei più. |
||
Nè muti volto secondo |
Nè muti volto secondo |
||
Chi ti si para davanti: |
Chi ti si para davanti: |
||
(Per un |
(Per un brav’uomo un po’ tondo, |
||
Almeno dieci furfanti); |
Almeno dieci furfanti); |
||
Riga 34: | Riga 29: | ||
Te ne stai diritto e sodo. |
Te ne stai diritto e sodo. |
||
Te ne stai lì con |
Te ne stai lì con un’aria |
||
Di povertà soddisfatta, |
Di povertà soddisfatta, |
||
Di santità catafratta, |
Di santità catafratta, |
||
E |
E d’indulgenza plenaria. |
||
Quanto |
Quanto t’ammiro e t’invidio, |
||
O caro santo dabbene, |
O caro santo dabbene, |
||
Mentre |
Mentre m’affoga il fastidio, |
||
E chi lo ha se lo tiene! |
E chi lo ha se lo tiene! |
||
Quanto |
Quanto t’invidio e t’ammiro, |
||
Mentre il destin |
Mentre il destin m’apparecchia |
||
Forse un novissimo tiro, |
Forse un novissimo tiro, |
||
Forse una trappola vecchia! |
Forse una trappola vecchia! |
||
Riga 52: | Riga 47: | ||
Tu ti stringi il crocifisso, |
Tu ti stringi il crocifisso, |
||
E puoi ben ridere in faccia |
E puoi ben ridere in faccia |
||
Ai diavoli |
Ai diavoli dell’abisso; |
||
Ma noi, mal seme |
Ma noi, mal seme d’Adamo, |
||
Se un diavolo ci molesta, |
Se un diavolo ci molesta, |
||
Noi oramai non sappiamo |
Noi oramai non sappiamo |
||
Riga 75: | Riga 70: | ||
Non ci vuol quasi nïente |
Non ci vuol quasi nïente |
||
Solo un |
Solo un po’ di pazïenza, |
||
E saper dire al serpente: |
E saper dire al serpente: |
||
"Non mi bisogna; fo senza. |
"Non mi bisogna; fo senza. |
||
Riga 81: | Riga 76: | ||
Non mi bisogna il tuo pomo, |
Non mi bisogna il tuo pomo, |
||
Raggirator maledetto: |
Raggirator maledetto: |
||
Vogl’essere un galantomo, |
|||
Un |
Un sant’omo, a tuo dispetto.... |
||
Ed anche di più |
Ed anche di più d’un’Eva, |
||
Là, nei giardini |
Là, nei giardini d’Ausonia.... |
||
Ah, credi forse |
Ah, credi forse ch’io beva |
||
Ogni lor dolce fandonia? |
Ogni lor dolce fandonia? |
||
Riga 92: | Riga 87: | ||
Una gentil paroletta |
Una gentil paroletta |
||
Contro i propositi casti |
Contro i propositi casti |
||
D’un’anima benedetta? |
|||
Io del tuo pomo fo senza, |
Io del tuo pomo fo senza, |
||
Perchè ne conosco il germe, |
Perchè ne conosco il germe, |
||
La radice, la semenza, |
La radice, la semenza, |
||
E so che dentro |
E so che dentro c’è il verme. |
||
Lucido e sano di fuori |
Lucido e sano di fuori |
||
Riga 112: | Riga 107: | ||
Che dalle cose si spreme; |
Che dalle cose si spreme; |
||
La sapïenza che giova |
La sapïenza che giova |
||
Al corpo e |
Al corpo e all’anima insieme. |
||
Ogni altro salmo e vangelo |
Ogni altro salmo e vangelo |
||
È cantafavola amara, |
È cantafavola amara, |
||
Che promettendovi il cielo, |
Che promettendovi il cielo, |
||
L’inferno sol vi prepara. |
|||
Se fossi un santo, a |
Se fossi un santo, a quest’ora |
||
Forse |
Forse l’imagine mia |
||
Sarebbe venuta fuora |
Sarebbe venuta fuora |
||
In cromolitografia. |
In cromolitografia. |
||
Riga 126: | Riga 121: | ||
Avrei di mistico lume |
Avrei di mistico lume |
||
Suffusa la fronte e il ciglio, |
Suffusa la fronte e il ciglio, |
||
Nell’una mano un volume, |
|||
Nell’altra mano un bel giglio; |
|||
E rassomiglierei molto, |
E rassomiglierei molto, |
||
Riga 137: | Riga 132: | ||
Con amoroso rispetto, |
Con amoroso rispetto, |
||
Per ben avermi presente |
Per ben avermi presente |
||
M’appenderebbe sul letto; |
|||
E in gonnellino, la sera, |
E in gonnellino, la sera, |
||
Riga 144: | Riga 139: | ||
Lotta! a voi mi raccomando!" |
Lotta! a voi mi raccomando!" |
||
Ed io lascerei |
Ed io lascerei dall’alto |
||
Cader |
Cader sovr’essa un’occhiata |
||
Così benigna e beata |
Così benigna e beata |
||
Da intenerire uno smalto. |
Da intenerire uno smalto. |
||
Mah!... Ora è tardi. La cima |
Mah!... Ora è tardi. La cima |
||
Non si conquista |
Non si conquista d’un tratto. |
||
Dovevo pensarci prima. |
Dovevo pensarci prima. |
||
Ora quel |
Ora quel ch’è fatto è fatto. |
||
E quel |
E quel ch’è fatto è tal groppo |
||
Che nemmen Dio può disfarlo, |
Che nemmen Dio può disfarlo, |
||
Mentre il ricordo è, pur troppo, |
Mentre il ricordo è, pur troppo, |
||
L’indistruttibile tarlo; |
|||
Il tarlo che sempre rode, |
Il tarlo che sempre rode, |
||
Riga 166: | Riga 161: | ||
Posso pentirmi, se voglio; |
Posso pentirmi, se voglio; |
||
Ma quanto a diventar santo, |
Ma quanto a diventar santo, |
||
Sarebbe peccar |
Sarebbe peccar d’orgoglio |
||
Il mai presumere tanto. |
Il mai presumere tanto. |
||
Riga 206: | Riga 201: | ||
Forse è più molle e clemente |
Forse è più molle e clemente |
||
La pietra che non il core |
La pietra che non il core |
||
Dell’animale che mente |
|||
L’imagine del Signore. |
|||
Ah, lasciam ire quel ''forse'': |
Ah, lasciam ire quel ''forse'': |
||
Riga 225: | Riga 220: | ||
Io, se nel dir non eccedo, |
Io, se nel dir non eccedo, |
||
Se |
Se d’ascoltarmi ti piace, |
||
Io solamente ti chiedo |
Io solamente ti chiedo |
||
Di farmi finire in pace. |
Di farmi finire in pace. |
||
Riga 233: | Riga 228: | ||
Scombiccherare in un sasso: |
Scombiccherare in un sasso: |
||
''Tizio alla fine riposa.'' |
''Tizio alla fine riposa.'' |
||
</poem> |
</poem> |
||
{{capitolo |
|||
|CapitoloPrecedente= Lo gnomo |
|||
|NomePaginaCapitoloPrecedente= ../Lo gnomo |
|||
|CapitoloSuccessivo= Domanda e risposta |
|||
|NomePaginaCapitoloSuccessivo= ../Domanda e risposta |
|||
}} |
Versione delle 03:02, 6 ott 2010
Questo testo è completo. |
◄ | Parte seconda - Lo gnomo | Parte seconda - Domanda e risposta | ► |
Santo patrono e massajo,
Sempre al medesimo posto?
Sia che ne agghiacci il gennajo,
Sia che ne avvampi l’agosto?
Sempre tra l’erta e la china?
Sempre di costa alla strada,
Ove più d’uno cammina
Senza saper dove vada?
In rivederti mi sento
Allargar l’anima. — Tu,
Ah, tu non pieghi a ogni vento,
Giusta l’usanza dei più.
Nè muti volto secondo
Chi ti si para davanti:
(Per un brav’uomo un po’ tondo,
Almeno dieci furfanti);
Ma sovra un piccolo sasso,
Come un estatico ammodo,
Senza mai andare a spasso
Te ne stai diritto e sodo.
Te ne stai lì con un’aria
Di povertà soddisfatta,
Di santità catafratta,
E d’indulgenza plenaria.
Quanto t’ammiro e t’invidio,
O caro santo dabbene,
Mentre m’affoga il fastidio,
E chi lo ha se lo tiene!
Quanto t’invidio e t’ammiro,
Mentre il destin m’apparecchia
Forse un novissimo tiro,
Forse una trappola vecchia!
Tra le amorevoli braccia
Tu ti stringi il crocifisso,
E puoi ben ridere in faccia
Ai diavoli dell’abisso;
Ma noi, mal seme d’Adamo,
Se un diavolo ci molesta,
Noi oramai non sappiamo
Come più tenergli testa.
E ciò perchè con la fede
È morta la carità;
E chi non ama non crede:
Ecco la gran verità.
Ah, perchè non fui un santo,
Un bravo santo ancor io?
O che ci vuole poi tanto
Ad esser umile e pio?
A voler bene al fratello,
A far con gioja il dovere,
A non cercar nel bordello
Il così detto piacere?
Non ci vuol quasi nïente
Solo un po’ di pazïenza,
E saper dire al serpente:
"Non mi bisogna; fo senza.
Non mi bisogna il tuo pomo,
Raggirator maledetto:
Vogl’essere un galantomo,
Un sant’omo, a tuo dispetto....
Ed anche di più d’un’Eva,
Là, nei giardini d’Ausonia....
Ah, credi forse ch’io beva
Ogni lor dolce fandonia?
Ah, credi forse che basti
Una gentil paroletta
Contro i propositi casti
D’un’anima benedetta?
Io del tuo pomo fo senza,
Perchè ne conosco il germe,
La radice, la semenza,
E so che dentro c’è il verme.
Lucido e sano di fuori
Putrido e scuro di dentro!...
Il mondo che tu rinfiori
Ha un grosso verme nel centro."
Far senza! Aver bene in testa
Che tutto va alla rovina!
È questa, bindoli, è questa
La sola buona dottrina;
La verità sempre nuova
Che dalle cose si spreme;
La sapïenza che giova
Al corpo e all’anima insieme.
Ogni altro salmo e vangelo
È cantafavola amara,
Che promettendovi il cielo,
L’inferno sol vi prepara.
Se fossi un santo, a quest’ora
Forse l’imagine mia
Sarebbe venuta fuora
In cromolitografia.
Avrei di mistico lume
Suffusa la fronte e il ciglio,
Nell’una mano un volume,
Nell’altra mano un bel giglio;
E rassomiglierei molto,
Nella serafica e vaga
Espressïone del volto,
A San Luigi Gonzaga.
La tenera penitente,
Con amoroso rispetto,
Per ben avermi presente
M’appenderebbe sul letto;
E in gonnellino, la sera,
Mi direbbe sospirando:
"O caro santo, che fiera
Lotta! a voi mi raccomando!"
Ed io lascerei dall’alto
Cader sovr’essa un’occhiata
Così benigna e beata
Da intenerire uno smalto.
Mah!... Ora è tardi. La cima
Non si conquista d’un tratto.
Dovevo pensarci prima.
Ora quel ch’è fatto è fatto.
E quel ch’è fatto è tal groppo
Che nemmen Dio può disfarlo,
Mentre il ricordo è, pur troppo,
L’indistruttibile tarlo;
Il tarlo che sempre rode,
Il tarlo che non dà pace,
Sin tanto che fra due prode
Un pover uomo non giace.
Posso pentirmi, se voglio;
Ma quanto a diventar santo,
Sarebbe peccar d’orgoglio
Il mai presumere tanto.
Del resto.... Non sono, è vero,
Un santo; ma, soprattutto,
Non sono adesso, e non ero
Nemmen prima, un farabutto.
Le mie le ho fatte, sicuro;
E non le ho punto scordate;
Ma se le ho fatte, vi giuro
Che le ho anche pagate.
E pagate a caro prezzo,
Con poche e piccole more;
Pagate pezzo per pezzo,
E troppo più del valore.
Sicchè di dir non mi périto
Che tale qual pajo e sono,
Al chiuder dei conti merito,
Se non iscusa, perdono.
O caro santo, mi strazia
Questo rancor chiuso e muto:
O non potresti, di grazia,
Venirmi un poco in ajuto?
Son così stanco ed affranto,
E pur da me mi divoro!
O non potresti, buon santo,
Darmi un pochin di ristoro?
Tu sei di pietra, lo so;
Ma forse intendi ed ascolti
Chi più del giusto pagò,
Chi a te pregando si volti.
Forse è più molle e clemente
La pietra che non il core
Dell’animale che mente
L’imagine del Signore.
Ah, lasciam ire quel forse:
So che tu fai tante grazie!...
Per poco che sian soccorse,
Le voglie mie saran sazie.
Io non ti chiedo già nulla
Di quanto appare e dispare:
Oro, incenso.... erba trastulla!
Che ne dovrei dunque fare?
Io non ti chiedo le glorie,
Nè le delizie del mondo:
Per le vesciche e le scorie
Nutro un disprezzo profondo.
Io, se nel dir non eccedo,
Se d’ascoltarmi ti piace,
Io solamente ti chiedo
Di farmi finire in pace.
In pace! È questa la cosa
Migliore! poi, senza chiasso,
Scombiccherare in un sasso:
Tizio alla fine riposa.