Pagina:Le confessioni di un ottuagenario II.djvu/113: differenze tra le versioni
Stato della pagina | Stato della pagina | ||
- | + | Pagine SAL 75% | |
Intestazione (non inclusa): | Intestazione (non inclusa): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<div class="pagetext">{{RigaIntestazione||{{Sc|capitolo decimoterzo.}}|105}}<div class="pagetext"> |
|||
Corpo della pagina (da includere): | Corpo della pagina (da includere): | ||
Riga 1: | Riga 1: | ||
<span class="SAL">113, |
<span class="SAL">113,3,Aleph0</span> |
||
Oh come mi trovai solo, misero, abbandonato al ritoccare il lastrico della Piazzetta!... L’anima mia corse con |
|||
un sospiro alla Pisana |
Oh come mi trovai solo, misero, abbandonato al ritoccare il lastrico della Piazzetta!... L’anima mia corse con un sospiro alla Pisana; ma la fermai a mezza strada col |
||
pensiero di Giulio e dell’ufficiai còrso. Mi rimisi allora a piangere la morte di Leopardo, e ad onorare la sua memoria di quei postumi compianti, che formano l’elogio funebre d’un amico. Piansi e farneticai un pezzo, finché per distrarmi pensai alla credenziale, e mi volsi a san Zaccaria per abboccarmi col negoziante greco. Trovai un mustacchione grigio di pochissime parole, che onorò la firma di mio padre, e mi chiese senz’altro in qual modo bramassi esser pagato. Gli risposi che desiderava solo gli interessi d’anno in anno, e che il capitale lo lascierei volentieri in mani così sicure. Il vecchio allora diede una specie di grugnito, e comparve un giovine al quale consegnò il foglio, aggiungendo in greco qualche parola che non potei capire. Mi disse poi che quello era suo figlio, e che n’andassi pure con lui alla cassa, ove mi sarebbe contata la somma secondo il mio piacimento. Quanto era ruvido e brontolone il vecchio negoziante, altrettanto suo figlio Spiridione piaceva per le sue maniere amabili e compite. Grande e svelto di statura, con un profilo greco, moderno, arditissimo, un colore più che olivastro, e due occhi fulminei, egli mi entrò in grazia al primo aspetto. Intravidi una |
|||
pensiero di Giulio e dell’ufficiai còrso. Mi rimisi allora a |
|||
piangere la morte di Leopardo, e ad onorare la sua memoria |
|||
di quei postumi compianti, che formano l’elogio funebre d’un |
|||
amico. Piansi e farneticai un pezzo, finché per distrarmi |
|||
pensai alla credenziale, e mi volsi a san Zaccaria per ab |
|||
boccarmi col negoziante greco. Trovai un mustacchione |
|||
grigio di pochissime parole , che onorò la firma di mio padre, e mi chiese senz’altro in qual modo bramassi esser |
|||
pagato. Gli risposi che desiderava solo gli interessi d’anno |
|||
in anno, e che il capitale lo lasciereì volentieri in mani così |
|||
sicure. II vecchio allora diede una specie di grugnito , e |
|||
comparve un giovine al quale consegnò il foglio , aggiungendo in greco qualche parola che non potei capire. Mi |
|||
disse poi che quello era suo figlio, e che n’andassi pure |
|||
con lui alla cassa, ove mi sarebbe contata la somma secondo il mio piacimento. Quanto era ruvido e brontolone |
|||
il vecchio negoziante, altrettanto suo figlio Spiridione piaceva per le sue maniere amabili e compite. Grande e |
|||
svelto di statura, con un profilo greco, moderno, arditissimo, un colore più che olivastro, e due occhi fulminei, |
|||
egli mi entrò in grazia al primo aspetto. Intravidi una |
|||
grand’anima sotto quella sembianza, e secondo la mia |
grand’anima sotto quella sembianza, e secondo la mia |
||
usanza l’amai addirittura. Egli mi snocciolò trecento cinquanta ducati nuovi fiammanti |
usanza l’amai addirittura. Egli mi snocciolò trecento cinquanta ducati nuovi fiammanti, mi chiese scusa sorridendo della burbera accoglienza di suo padre, e soggiunse che non me ne spaventassi perché egli gli avea parlato di me quella stessa mattina con tutto il favore, e che sarei il benvenuto nella loro casa, ove avrei ritrovato la confidenza e la pace della famiglia. Io lo ringraziai di sì benevoli sentimenti, soggiungendo che questo sarebbe stato il mio più soave piacere, ove un qualche caso straordinario mi |
||
della burbera accoglienza di suo padre, e soggiunse che |
|||
non me ne spaventassi perchè egli gli avea parlato di me |
|||
quella stessa mattina con tutto il favore , e che sarei il |
|||
benvenuto nella loro casa , ove avrei ritrovato la confidenza |
|||
e la pace della famiglia. Io lo ringraziai di si benevoli |
|||
sentimenti, soggiungendo che questo sarebbe stato il mio |
|||
più soave piacere, ove un qualche caso straordinario mi |
Versione delle 00:19, 11 mag 2011
Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo decimoterzo. | 105 |
113,3,Aleph0
Oh come mi trovai solo, misero, abbandonato al ritoccare il lastrico della Piazzetta!... L’anima mia corse con un sospiro alla Pisana; ma la fermai a mezza strada col pensiero di Giulio e dell’ufficiai còrso. Mi rimisi allora a piangere la morte di Leopardo, e ad onorare la sua memoria di quei postumi compianti, che formano l’elogio funebre d’un amico. Piansi e farneticai un pezzo, finché per distrarmi pensai alla credenziale, e mi volsi a san Zaccaria per abboccarmi col negoziante greco. Trovai un mustacchione grigio di pochissime parole, che onorò la firma di mio padre, e mi chiese senz’altro in qual modo bramassi esser pagato. Gli risposi che desiderava solo gli interessi d’anno in anno, e che il capitale lo lascierei volentieri in mani così sicure. Il vecchio allora diede una specie di grugnito, e comparve un giovine al quale consegnò il foglio, aggiungendo in greco qualche parola che non potei capire. Mi disse poi che quello era suo figlio, e che n’andassi pure con lui alla cassa, ove mi sarebbe contata la somma secondo il mio piacimento. Quanto era ruvido e brontolone il vecchio negoziante, altrettanto suo figlio Spiridione piaceva per le sue maniere amabili e compite. Grande e svelto di statura, con un profilo greco, moderno, arditissimo, un colore più che olivastro, e due occhi fulminei, egli mi entrò in grazia al primo aspetto. Intravidi una grand’anima sotto quella sembianza, e secondo la mia usanza l’amai addirittura. Egli mi snocciolò trecento cinquanta ducati nuovi fiammanti, mi chiese scusa sorridendo della burbera accoglienza di suo padre, e soggiunse che non me ne spaventassi perché egli gli avea parlato di me quella stessa mattina con tutto il favore, e che sarei il benvenuto nella loro casa, ove avrei ritrovato la confidenza e la pace della famiglia. Io lo ringraziai di sì benevoli sentimenti, soggiungendo che questo sarebbe stato il mio più soave piacere, ove un qualche caso straordinario mi