Sulla origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza/Capo IX/Confronto degli ibridi coi meticci

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Capo IX

Confronto degli ibridi coi meticci, indipendentemente dalla loro fecondità

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Capo IX - La fecondità delle varietà incrociate Capo IX - Sommario

Le discendenze delle specie incrociate e delle varietà incrociate possono confrontarsi tra loro per diversi altri rapporti, indipendentemente dalla questione della fecondità. Gärtner, che aveva un vivissimo desiderio di segnare una linea distinta fra le specie e le varietà, non potè ritrovare che pochissime e, a quanto parmi, affatto insignificanti differenze, fra la così detta ibrida prole delle specie, e la così detta prole meticcia delle varietà. D’altronde queste due progenie si ravvicinano per molte importanti considerazioni.

Discuterò questo argomento con estrema brevità. La distinzione più importante consiste in ciò, che nella prima generazione i meticci sono più variabili degli ibridi; ma Gärtner ammette che gli ibridi di quelle specie che furono coltivate da lungo tempo sono spesso variabili nella prima generazione: ed io stesso ho notato esempi stringenti di questo fatto. Inoltre Gärtner ammette che gli ibridi, fra specie molto affini, sono più variabili di quelli derivanti da specie molto distinte; e ciò dimostra che la differenza nel grado di variabilità è graduale, fino al punto in cui scompare. Quando i meticci e gl’ibridi più fecondi sono propagati per molte generazioni, è noto che nella loro prole si manifesta molta variabilità; ma abbiamo registrati alcuni pochi casi in cui gl’ibridi o i meticci hanno conservato lungamente l’uniformità del carattere. Però nelle successive generazioni la variabilità dei meticci è forse maggiore di quella degl’ibridi.

Nè mi sembra che questa maggiore variabilità nei meticci che negli ibridi, abbia a recarci sorpresa. Perchè i parenti dei meticci sono varietà e per la maggior parte varietà domestiche (assai poche esperienze furono tentate sulle varietà naturali), e ciò in molti casi implica una variabilità recente; perciò dobbiamo attenderci che questa variabilità sia per continuare di sovente, e che vi si aggiunga quella che trasse origine dal semplice atto dell’incrociamento. Un fatto curioso e che merita di essere esaminato è la leggera variabilità degli ibridi provenienti da un primo incrociamento, ossia nella prima generazione, in contrasto colla loro estrema variabilità nelle generazioni successive. Infatti ciò sostiene ed avvalora le idee da me espresse sulla cagione della variabilità ordinaria; cioè che dessa è dovuta al sistema riproduttivo, eminentemente sensibile ad ogni cambiamento nelle condizioni di vita, rimanendo per tal modo spesso impotente od almeno incapace a compiere le proprie funzioni di generare una prole identica alla forma-madre. Ora gli ibridi della prima generazione discendono da due specie (escluse quelle coltivate da lungo tempo), che non furono affette in modo alcuno nel loro sistema riproduttivo e che non erano variabili; ma gl’ibridi stessi hanno i loro sistemi riproduttivi seriamente modificati e i loro discendenti sono altamente variabili.

Ma per tornare al nostro paragone fra i meticci e gl’ibridi, Gärtner stabiliva che i meticci sono, più degl’ibridi, soggetti a ricuperare la forma dei loro genitori; ma quando ciò sussista, non è certamente che una semplice differenza di grado. Il Gärtner dice inoltre espressamente che gli ibridi di piante lungamente coltivate tendono più alla riversione che gli ibridi delle specie allo stato naturale, ciò che forse spiega le singolari differenze nei risultati dei diversi osservatori. Così Max Wichura dubita che gli ibridi ritornino giammai alla loro forma-madre, ed ha fatto degli esperimenti sopra le specie non coltivate di salici; mentre Naudin sostiene decisamente la forte tendenza degli ibridi alla riversione, ed ha sperimentato principalmente sulle piante coltivate. Il Gärtner asserisce, inoltre, che quando due specie anche strettamente affini sono incrociate con una terza, gli ibridi che ne derivano sono tuttavia tra loro assai diversi, mentre se due varietà assai diverse siano incrociate con un’altra specie, gli ibridi non sono tra loro molto diversi. La conclusione però, per quanto io possa giudicare, è appoggiata ad un unico esperimento e sembra direttamente opposta ai risultati che il Kölreuter ottenne con molti sperimenti.

Queste sole sono le differenze insignificanti che Gärtner potè scoprire fra le piante ibride e le meticce. Dall’altro lato, la somiglianza ai loro parenti rispettivi, che si osserva nei meticci e negli ibridi, e più particolarmente negl’ibridi prodotti da specie molto affini, segue, secondo il Gärtner, le stesse leggi. Quando due specie sono incrociate, l’una di esse ha talvolta un potere prepotente di imprimere una forma somigliante nell’ibrido; e ciò avviene appunto nelle varietà delle piante. Anche negli animali una varietà ha spesso certamente una predominante influenza sopra un’atra varietà. Le piante ibride, prodotte dagl’incrociamenti reciproci, generalmente rassomigliano molto l’una all’altra; e così dicasi dei meticci provenienti da incrociamenti reciproci. Tanto gl’ibridi quanto i meticci poi possono ridursi alla loro pura forma originaria da ripetuti incrociamenti coll’uno o coll’altro progenitore nelle successive generazioni.

Tutte queste osservazioni sembrano applicabili agli animali; ma in questo caso il soggetto è eccessivamente complicato, in parte per la esistenza dei caratteri sessuali secondari, ma più specialmente per la prevalenza di un sesso sull’altro nel trasmettere le proprie forme alla prole, tanto nel caso dell’incrociamento di due specie, come in quello dell’incrociamento di due varietà. Per esempio, credo che ben s’appongano quegli autori che sostengono che l’asino ha un potere predominante sul cavallo, al punto che sì il mulo che il bardotto rassomigliano più all’asino che al cavallo; ma questo predominio è anche maggiore nell’asino che nell’asina, per modo che il mulo, che viene figliato dall’asino e dalla cavalla, ha una maggiore somiglianza coll’asino del bardotto, che discende dall’asina e dallo stallone.

Alcuni autori diedero molta importanza al fatto supposto che i soli animali meticci nascono molto simili ad uno dei loro parenti; ma è facile provare che ciò avviene talvolta anche negl’ibridi; però, io ne convengo, molto meno frequentemente in questi che non nei primi. Esaminando i casi, da me raccolti, di animali derivanti da un incrociamento e assai rassomiglianti a uno dei loro genitori, pare che codesta somiglianza sia principalmente limitata a quei caratteri, quasi mostruosi nella loro natura, che si manifestarono improvvisamente; come l’albinismo, il melanismo, la mancanza di coda o di corna, o le dita addizionali; nè si estende a quegli altri caratteri che furono lentamente acquistati, per mezzo della elezione. Per conseguenza, le repentine riversioni al carattere perfetto di uno dei parenti debbono avvenire più facilmente nei meticci, che derivano da varietà spesso improvvisamente prodotte e semi-mostruose nei caratteri, anzichè negli ibridi, che provengono da specie formate lentamente e naturalmente. Insomma, io consento pienamente col dott. Prospero Lucas, che, dopo di avere classificato una grande congerie di fatti riguardanti gli animali, giunge alla conclusione che le leggi di rassomiglianza del figlio a’ suoi parenti sono le medesime, qualunque sia il grado di differenza dei parenti stessi, vale a dire, comunque si tratti dell’unione di individui appartenenti ad una stessa varietà, o a varietà diverse, o a specie distinte.

Lasciando in disparte la questione di fecondità e di sterilità, per tutti gli altri riguardi pare che esista una somiglianza molto stretta e generale nella progenie delle specie incrociate e delle varietà incrociate. Ove si considerassero le specie come tante creazioni distinte, e le varietà come produzioni derivanti da leggi secondarie, codesta somiglianza sarebbe un fatto sorprendente. Al contrario essa armonizza perfettamente coll’idea che non vi sia alcuna distinzione essenziale fra le specie e le varietà.


Note

  1. Nell'originale "meticcci".