Sulla origine delle specie per elezione naturale, ovvero conservazione delle razze perfezionate nella lotta per l'esistenza/Capo XI/Sulla Estinzione

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Capo XI

Sulla Estinzione

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Capo XI - Della comparsa lenta e successiva di nuove specie Capo XI - Del cambiamento quasi contemporaneo delle forme della vita in tutto il mondo

Abbiamo discorso soltanto incidentemente della scomparsa delle specie e dei gruppi di specie. Secondo la teoria della elezione naturale, l’estinzione delle forme antiche e la produzione di forme nuove e perfezionate sono intimamente connesse fra loro. La vecchia nozione, che tutti gli abitatori della terra furono avulsi in periodi successivi da varie catastrofi, è generalmente abbandonata; anche da quei geologi, come Elia di Beaumont, Murchison, Barrande, ecc., le cui opinioni generali condurrebbero logicamente a questa conclusione. Al contrario abbiamo ogni ragione di pensare, dietro lo studio delle formazioni terziarie, che le specie ed i gruppi di specie si perdono gradatamente, uno dopo l’altro, prima in un luogo, poi in un altro, e finalmente nel mondo intero. In alcuni rari casi, però, come per la rottura di un istmo e la conseguente irruzione di una moltitudine di nuovi abitanti, o per l’immersione di un’isola, l’estinzione può essere comparativamente pronta. Tanto le singole specie quanto gli interi gruppi di specie continuano per intervalli di durata diversa; alcuni gruppi infatti, come vedemmo, si mantennero dalla prima alba della vita fino al presente; altri scomparvero prima del termine del periodo paleozoico. Non sembra che esista alcuna legge prestabilita che determini la lunghezza del tempo in cui deve durare ogni singola specie od ogni singolo genere. Tuttavia pare che l’estinzione completa della specie di un gruppo segua generalmente un processo più lento di quello della loro produzione: se l’apparizione e la scomparsa di un gruppo di specie fossero rappresentate, come precedentemente, da una linea verticale di larghezza diversa, si troverebbe questa linea più gradatamente assottigliata nell’estremo superiore, che denoterebbe il processo di estinzione, di quello che nell’estremo inferiore, che raffigurerebbe la prima comparsa delle specie e l’aumento del loro numero. In certi casi però la distruzione di gruppi interi di esseri, come delle ammoniti verso la fine del periodo secondario, fu straordinariamente improvvisa rispetto a quella della maggior parte degli altri gruppi.

L’argomento della estinzione delle specie fu involto nei più avventati misteri. Alcuni autori hanno supposto che, come gli individui hanno una lunghezza di vita determinata, così le specie debbano avere una durata definita. Niuno più di me può essersi meravigliato della estinzione della specie. Quando nella Plata trovai un dente di cavallo sepolto con avanzi di mastodonte, di megaterio, di toxodonte e di altri mostri estinti, i quali coesistettero con molluschi viventi ancora nel più recente periodo geologico, fui preso da molto stupore. Perchè osservando che il cavallo, dacchè fu introdotto nell’America meridionale dagli Spagnoli, divenne selvaggio in tutto quel continente e si moltiplicò in un modo sorprendente, chiesi a me stesso; per quali ragioni potesse essere stato distrutto recentemente l’antico cavallo, in condizioni di vita che gli sembrano tanto favorevoli. Ma il mio stupore era completamente infondato! Il prof. Owen tosto decise che il dente, quantunque tanto simile a quello del cavallo esistente, apparteneva ad una specie estinta. Ancorchè codesta specie fosse stata subito rara, nessun naturalista avrebbe fatto gran caso della sua rarità; perchè questa è propria di moltissime specie di ogni classe, in tutti i paesi. Se noi ci domandiamo perchè questa o quella specie sia rara, noi attribuiamo qualche effetto in ciò alle condizioni di vita sfavorevoli; ma non potremo mai stabilire più precisamente quale sia questa causa. Anche supponendo che il cavallo fossile abbia esistito come una specie rara, noi saremmo condotti a pensare dall’analogia di tutti gli altri mammiferi, compreso l’elefante che si propaga lentamente, e dalla storia della naturalizzazione del cavallo domestico nell’America meridionale, che sotto le più favorevoli condizioni avrebbe in pochi anni popolato l’intero continente. Ma noi non avremmo potuto valutare quali fossero quelle condizioni sfavorevoli che contrastarono il suo accrescimento, se una sola circostanza o diverse circostanze abbiano agito, e così a quale periodo della vita del cavallo e in qual grado. Se queste condizioni divennero sempre meno favorevoli, benchè lentamente, noi al certo non ci saremmo accorti del fatto; benchè il cavallo fossile sia divenuto sempre più raro, prima di estinguersi, essendo poi occupato il suo posto da qualche più fortunato competitore,

È sempre assai difficile il ricordare che l’accrescimento di ogni essere vivente è costantemente impedito da circostanze nocive impercettibili, e che queste stesse circostanze sconosciute sono bastevoli a produrre la rarità e a cagionare da ultimo la estinzione. Questa legge è sì male interpretata, che spesso si è notato con stupore come sì grandi mostri, quali sono il mastodonte e i più antichi dinosauri, rimanessero estinti; quasi che la forza del corpo assicurasse la vittoria nella lotta per la vita. La grande statura dovrebbe al contrario determinare in certi casi la distruzione più rapida delle specie, in quanto che richiede una maggiore quantità di nutrimento. Prima che l’uomo abitasse l’India o l’Africa, alcune cause debbono essersi opposte alla continua moltiplicazione degli elefanti che colà esistevano. Uno scienziato molto competente, il Falconer, opina che attualmente gli insetti, tormentando incessantemente e indebolendo l’elefante, formino il principale ostacolo al suo accrescimento (come notava Bruce nell’Abissinia). È certo che insetti di varie sorta, e i pipistrelli che succhiano il sangue, decidono dell’esistenza dei più grandi quadrupedi, naturalizzati in diverse parti dell’America meridionale.

In molti casi delle più recenti formazioni terziarie noi osserviamo che la rarità delle specie precede l’estinzione; e sappiamo che questo appunto fu il progresso degli eventi in quegli animali che furono distrutti pel fatto dell’uomo o in una determinata località, o nel mondo intero. Ripeterò qui ciò che pubblicai nel 1845; ammettere che le specie si facciano più rare prima di estinguersi e non rimanere meravigliati della rarità di una specie, mentre si fanno le maggiori meraviglie quando essa ha finito di esistere, sarebbe precisamente la stessa cosa come supporre che la malattia nell’individuo sia il precursore della Morte, indi non dimostrare alcuna sorpresa per la malattia, ma soltanto quando l’ammalato muore, ed in tal caso sospettare che la morte sia stata violenta, per qualche ignota causa.

La teoria dell’elezione naturale si fonda sulla opinione che ogni nuova varietà, ed infine ogni nuova specie, si produca e si conservi per avere ottenuto qualche vantaggio sopra quelle con cui entrò in lotta; e ne deriva la conseguente estinzione, quasi inevitabile, delle forme meno favorite. Altrettanto avviene nelle nostre produzioni domestiche; quando si è allevata una varietà nuova e leggermente perfezionata, essa in sulle prime subentra alle varietà meno perfezionate negli stessi contorni; quando si perfeziona maggiormente, viene trasportata più lontano: come abbiamo veduto nei nostri buoi a corna corte che in molti paesi presero il posto di altre razze. Così l’introduzione di nuove forme e la scomparsa delle vecchie, sia che avvengano naturalmente o artificialmente, si limitano scambievolmente. In certi gruppi prosperosi, il numero delle nuove forme specifiche che furono prodotte in un dato tempo è probabilmente maggiore di quello delle vecchie forme specifiche che furono esterminate; ma noi sappiamo altresì che il numero delle specie non andò crescendo indefinitamente, almeno negli ultimi periodi geologici; cosicchè, in quanto concerne gli ultimi tempi, possiamo ritenere che la produzione di forme nuove ha cagionato l’estinzione di un numero quasi uguale di vecchie forme.

La lotta sarà in generale più severa, come abbiamo spiegato e dimostrato cogli esempi, fra quelle forme che sono più simili fra loro sotto ogni rapporto. Perciò i discendenti perfezionati e modificati di una specie cagioneranno generalmente la distruzione della specie-madre; e se molte forme nuove si sono sviluppate da una specie qualsiasi, le prossime affini di questa specie, cioè le specie del medesimo genere, saranno le più esposte alla distruzione. Per tal modo io credo che un gran numero di specie nuove, provenienti da una sola specie, il che vale quanto dire un nuovo genere, arrivino a prendere il posto di un genere antico, appartenente alla medesima famiglia. Ma spesso sarà avvenuto che una nuova specie spettante ad un dato gruppo avrà surrogato una specie appartenente ad un gruppo distinto, e così ne avrà cagionato la distruzione, e se molte forme affini saranno derivate dal vittorioso invasore, molte altre avranno abbandonato i loro posti; e generalmente saranno le forme affini che soffriranno in comune per le inferiorità ereditate. Del resto, sia che le specie appartengano alla medesima classe o ad una classe distinta, quando sono surrogate da altre specie che furono modificate e perfezionate, alcune delle medesime possono pure conservarsi per lungo tempo, per essere dotate di qualche speciale abitudine di vita e per abitare qualche stazione distante ed isolata, dove possono sfuggire alla severa concorrenza. Per esempio, una sola specie di Trigonia, grande genere di conchiglie delle formazioni secondarie, sopravvive nei mari dell’Australia; e pochi individui del gruppo vasto e quasi estinto dei pesci ganoidi abitano ancora le nostre acque dolci. Perciò la totale estinzione di un gruppo è generalmente, come abbiamo veduto, un processo più lento della sua produzione.

Riguardo alla apparente subitanea distruzione di intere famiglie od ordini, come delle trilobiti al termine del periodo paleozoico e delle ammoniti nel fine del periodo secondario, ricorderemo ciò che dicemmo altrove dei probabili intervalli di riposo fra le nostre formazioni consecutive; e in questi intervalli possono essere avvenute molte lente distruzioni. Inoltre quando molte specie di un gruppo nuovo hanno preso possesso di una nuova regione, sia per una improvvisa immigrazione, sia per uno sviluppo straordinariamente rapido: esse avranno esterminato in un modo ugualmente sollecito molti degli antichi abitanti, e le forme così sostituite saranno comunemente affini, partecipando in comune a qualche svantaggio.

Mi sembra quindi che il procedimento, con cui una singola specie ed interi gruppi di specie rimangono estinti, armonizzi bene colla teoria della elezione naturale. Non fa d’uopo che noi ci meravigliamo della loro estinzione: ma bensì della nostra presunzione, quando immaginiamo per un momento di sapere qualche cosa delle molte circostanze complesse da cui dipende l’esistenza di ogni specie. Se noi dimentichiamo che ogni specie tende a moltiplicarsi disordinatamente, o che qualche ostacolo è sempre in azione, benchè di rado sia da noi avvertito, tutta l’economia della natura ci diviene completamente oscura. Finchè non sapremo precisare perchè questa specie possegga un maggior numero di individui di quella; perchè questa specie e non l’altra possa naturalizzarsi in un dato paese; allora, e non prima, potremo giustamente meravigliarci di non sapere spiegare l’estinzione di una data specie o di un dato gruppo di specie.