Trattato completo di agricoltura/Volume I/Educazione del baco da seta/6

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Formazione del bozzolo

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Educazione del baco da seta - 5 Educazione del baco da seta - 7

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formazione del bozzolo.

§ 631. Non avendo troppa fretta nel far nascere la semente; somministrando al baco foglia fresca e ben costituita; procurando di stare in relazione colla temperatura esterna, non temendo anche una temperatura di 25° nelle ultime età, quando vi sia circolazione d’aria, vedrete che l’educazione sarà più breve del solito, e che dopo 26 giorni circa dalla nascita, i bigatti si disporranno a formare il bozzolo.

Nelle ultime età, quando per avventura l’atmosfera si facesse fredda per improvvise piogge, non sarà male l’accendere di quando in quando un po’ di fuoco, allo scopo di mantenere la voluta temperatura, di togliere l’umidità stagnante e di ottenere il necessario cambiamento d’aria.

Nel quinto o sesto giorno dopo la quarta muta, secondo la maggior o minor temperatura atmosferica, si deve preparare il bosco, e levare i bigatti dal letto. Quando la stagione è calda, dopo il 6.° giorno i bachi cominciano a divenir trasparenti perchè cessano dal prender cibo, ed emettono gli escrementi. Se la stagione è fredda, o che la foglia sia scarsa, i bigatti non si dispongono a filare il bozzolo se non dopo otto giorni. In qualunque modo nel 6.° giorno devesi disporre il bosco pel lungo delle tavole, ad uno dei lati, il che dicesi formar le siepi.

Voi tutti sapete che le tavole sono disposte le une sopra le altre, e che fra di esse vi passa uno spazio di 0m,60 circa, per conseguenza nel disporre il bosco che forma la siepe, devonsi formare dei fascetti più alti dello spazio suaccennato, cosicchè, posti dritti in piedi, facciano una specie d’arco rivolto verso l’interno della tavola, allargato a guisa di ventaglio, perchè l’aria vi possa circolare liberamente, e perchè i bigatti trovino spazio sufficiente da costruirvi il bozzolo.

Questa prima parte di bosco importa farla sempre qualche giornata prima dell’epoca presumibile, perchè talvolta, per effetto d’una bella giornata calda e d’un copioso pasto di foglia, i bigatti potrebbero anticipare la salita al bosco, e così trovarci imbarazzati dovendovelo disporre in tutta fretta: dippiù vi ha sempre qualche bigatto che mostrasi disposto a salirvi anche qualche giorno prima degli altri. D’altronde queste siepi non inciampano le altre operazioni. Quando poi le siepi sono discretamente coperte di filugelli, e vedasi che [p. 627 modifica]la foglia non è più mangiata, si toglie il letto in totalità, e si compie il bosco, facendo tante tramezze attraverso alle tavole, disponendo il bosco a ventaglio e non troppo fitto, pel motivo che già vi dissi.

In tutto questo tempo il bigatto vuol aria e caldo; se la giornata è calda e ventilata, aprite ovunque, e lasciate che v’entri aria, calore e luce. Se invece la giornata fosse fredda e piovosa, chiudete ed accendete fuoco.

Vuolsi da taluni che invece debbasi evitare qualunque ventilazione nel momento che il baco sale al bosco, adducendo il motivo che esso, per formare il bozzolo, cerca di preferenza i nascondigli, gli angoli dei locali, del soffitto, delle tavole, le ripiegature della carta, e che usando pel bosco frondi munite di foglie, il bigatto preferisce queste per annidarvisi e filare. Ma questa osservazione, vera nel fatto, parmi che debbasi invece spiegare in altro modo. Il bigatto per fissare i fili che formano come l’intelajatura od appoggio del bozzolo, abbisogna di una superficie non piana, altrimenti gli sarebbe impossibile disporre i fili in modo che lascino spazio da aggirarvisi per formare il bozzolo; ed a me è capitato più volte di vedere che i bachi, obbligati a stare sopra un piano orizzontale, si filarono non un bozzolo ma un tessuto piano, aderente alla superficie, nel quale poi non potevano rinchiudersi. Dunque le larve del baco devono necessariamente cercare le insenature, gli angoli, le superficie dei corpi poco distanti fra loro, ecc., condizioni tutte che eminentemente riscontrarsi nelle foglie delle frondi disposte a formar bosco, ai lembi delle quali, fissando il baco i primi fili, le accartoccia formandone una comodissima nicchia. In natura le larve degli insetti che vivono sulle piante ricercano esse pure pel medesimo motivo le insenature della corteccia, dei rami, ecc., e meglio ancora s’annidano nelle foglie rimaste, accartocciandole come vi ho detto.

§ 632. Durante la salita al bosco è necessario il tener cura di quei bigatti che cadessero sulle tavole, e di quelli che vagassero troppo lungi da esso. Io però non consiglio di fare come molti fanno, cioè di attaccarli addirittura sul bosco, perchè bene spesso accade che molti di essi abbisognino ancora di cibo, e ridiscendano cagionando un inciampo a quelli che stanno ascendendo. I bigatti, così detti maturi, perchè perfettamente trasparenti e che assolutamente rifiutano il cibo, i quali vagando per le tavole mostrassero di voler salire il [p. 628 modifica]bosco, si devono raccogliere e deporveli ben vicino ed in basso, lasciando ad essi la scelta del restare o del salirvi. Solo si può usare qualche violenza a quei pochi bachi che anche dopo due giorni, da che i primi salirono, continuassero a rimaner sulle tavole. Invece però di attaccarli sul bosco delle tavole su cui stanno, è meglio riunirli e disporli tutti sopra tavole separate, nel luogo più caldo del locale. Con questa pratica si liberano le tavole da tanti bachi che fabbricando il bozzolo più tardi, imbarazzerebbero la raccolta di quelli dei primi; e da tanti altri che, non fabbricandosi bozzolo di sorta, perirebbero e col loro cadavere guasterebbero l’aria ambiente, ed anche lorderebbero gli altri.

Vi ho detto che nel 2.° giorno dopo la salita al bosco il baco si è già rinchiuso nel bozzolo, ed allora abbisogna ancor più d’aria e di caldo; e spesso all’incontro in questo momento l’educatore cerca di tener chiuso il locale per timore che i bozzoli scemino di peso. Errore grossissimo. Chi educa i suoi bigatti con aria e caldo, ha bozzoli più pesanti di chi li mantiene a bassa temperatura e senza ventilazione.

Aria e caldo negli ultimi momenti, nè mi stanco di ripeterlo. Ne volete dei fatti? Eccoveli. — Negli anni caldi, e quando specialmente le giornate che seguono la 4.a muta, e che comprendono la salita al bosco, sono calde e ventilate, il bigatto dopo otto giorni al più si fila il bozzolo, e si ha un prodotto più abbondante. — Chi educa i bachi relativamente più tardi, ha un prodotto più abbondante, più bello ed in minor numero di giorni. — Nel medesimo locale i primi bigatti che salgono al bosco sono quelli delle tavole superiori, e questi danno anche i migliori bozzoli, perchè in alto la temperatura è sempre maggiore. — Le tavole che hanno i bigatti più tardi e più malaticci sono le inferiori, per l’umidità e per la temperatura più bassa delle parti inferiori del locale. — Quei bigatti che sulle tavole non vogliono disporsi a filare il bozzolo, raccolti e posti in luogo caldo, e meglio ancora al sole, entro cesti o gerle, ove possa penetrare aria e caldo, filano per la più parte il bozzolo, mentre nelle prime circostanze non l’avrebbero fatto. — Questi sono fatti che non si possono negare; ma dei quali ben di rado si tien conto.

Finalmente se la stagione corre favorevole, otto giorni dopo che i bigatti si rinchiusero nei bozzoli, si trovano cangiati completamente in crisalidi, e si passa a farne il raccolto.