Trattato dell'imbrigliare, atteggiare e ferrare cavalli/Trattato 1/Capitolo 42

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Universale avertimento al cavaliere de tutti i cavalli. Cap. 42.

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Universale avertimento al cavaliere de tutti i cavalli. Cap. 42.
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Universale avertimento al cavaliere di tutti i cavalli. Cap. XLII.


L’ Esser le complessioni, & nature de cavalli differenti è causa che bisogna differentemente, usare à tempo i modi à tali nature convenevoli. Et si come la buona natura c’hanno i cavalli di Spagna aiuta assai à quei difetti, che in essi sono, sin ancho nel porli la briglia; il medesimo dico avenire à gli altri di natura à quelli simili, & per tal causa la maggior parte di quelli di Spagna s’accommodano con tutte le briglie, cosa, che non aviene, se non rare volte à cavalli del regno di Napoli, di Calabria, di Sicilia, di terra di Roma & di Lombardia, & ancho del nostro paese, che bisogna far quello, che le qualità, & parti loro ricercano; si come habbiam diffusamente parlato. Et perche so, che potranno capitare cavalli nelle mani, co’ quali volendosi osservare cosi alla prima, il modo nostro nel maneggiarli si mostrerebbero vani, & sconcertati, sì della testa, come del collo, avvenendo questo per essere stati cavalcati, & ammaestrati male, & non secondo il nostro modo, dico in quel caso, che non fa bisogno cosi all’hora porli briglia, che ricercano le qualità loro, perche bisogna prima ridurli in buon stato, & pacifico con briglia piacevole, si come è il canone, & dappoi al suo tempo adoperare quella, che se li richiederà. Et ciò per isperientia si vede essere ben fatto, osservandosi il medesimo con tutti li cavalli nella loro gioventù, quando sono cavalcati come si dee; & tal modo si osserva particolarmente con li cavalli turchi, barbari, moreschi, & sardi, usando verso loro di più ogni piacevolezza, & patientia, & quando non corrisponda la forza all’animo suo, tanto maggiormente usarla si dee, perche operandosi altramente si farebbe non poco errore. Con li cavalli tedeschi, detti frisoni; dico, che fa di bisogno al cavaliere mettere del buono à mano, sì nello imbrigliargli, come nel cavalcarli. Et ben si può gloriare il cavaliere, d’havere fatto assai quando un tal cavallo haverà ridotto in buon termine, perche oltre, che sono di due cori, come ho detto, & di natura poltroni; sono etiandio vilissimi, & hanni le fattezze dinanzi non buone; le quali cose peggiorano le parti buone, che si trovassero in essi, non essendo in altro buona la forza, che in lor è posta, che per quello, in che se ne servono gli huomini in quei paesi, che è di tirare carro, di portar sacco, & di arare; si come noi si servemo di buoi, & di somieri. Talche lasciando essi di porli sotto cavalcatore, & servendosene in altro sono causa di farli divenire qualificati come ho detto. Con li cavalli di Franza, per essere essi di natura quasi simile à quella del tedesco, si adoperarà ugualmente briglia forte. Et con li Daciani, s’egli è vero quel, che mi vien detto che sono di testa asciutta, di collo scarno, & ben fondati, & di honesto animo, ma tenuti, & cavalcati con poca ragione, à guisa, che si fa in altre provincie; si userà briglia ne troppo forte, ne ancho molto piacevole, però concludendo dico, che quanto più si procede con piacevolezza co’l cavallo sincero, & di gentil’animo, che tanto maggiormente non solo s’innanima, ma [p. 31 modifica]ancho gli cresce la forza, di maniera, che più tosto vuol mancare sotto l’huomo, che far segno veruno di viltà, ne mai mostrarsi di volere mancare in conto alcuno, fin c’ha fiato. Come più volte se ne veduto l’essempio ne’ cavalli di Spagna, l’animo de i quali più l’aiuta, che la forza, perche pochi sono, che n’habbiano molta, & pe’l contrario se si userà piacevolezza con li vili, & poltroni credendo essi, che ciò si faccia per tema di loro, divengono più vitiosi, & poltroni; ma procedendo con tutti come ho detto, non si farà le cose, c’habbiano bisogno ogni giorno di mutatione, come ad alcuni aviene, ma si accertarà alla prima, ò alla seconda volta. Avanti, che à questo trattato io ponga fine, acciocche alcuno non prenda ammiratione, voglio dire, che se ho tacciuto alcun e altre cose sopra le quali havrei potuto diffusamente parlarne, ciò è stato perche volendo ragionare di quello, che di lor sento, sarei stato sforzato à dar suspitione, che io credesi in contrario di quelli, che se ne servono per buone. Et questo non è l’intentione ne animo mio di fare, ma si più tosto di compiacere ad ogn’uno; & massimamente potendo far di manco come posso; perche conosco, che tutti quelli cavalieri, che mi prestaranno fede, non lasciaranno, (se ben non sapessero quanto da me è tacciuto) di fare tutto quello, che s’appartiene, & sarà loro necessario, quando vogliano imbrigliar cavalli, ad ogni volta però, che sia bastevole l’aiuto d’essi.