Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte prima/36. Comparazione della pittura alla scultura

Da Wikisource.
Parte prima
36. Comparazione della pittura alla scultura

Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte prima/35. Dello scultore e del pittore Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte prima/37. Escusazione dello scultore IncludiIntestazione 1 giugno 2008 75% Pittura

Parte prima
36. Comparazione della pittura alla scultura
Parte prima - 35. Dello scultore e del pittore Parte prima - 37. Escusazione dello scultore

La pittura è di maggior discorso mentale e di maggiore artificio e maraviglia che la scultura, conciossiaché necessità costringe la mente del pittore a trasmutarsi nella propria mente di natura, e a farsi interprete infra essa natura e l’arte, comentando con quella le cause delle sue dimostrazioni costrette dalla sua legge, ed in che modo le similitudini degli obietti circostanti all’occhio concorrano co’ veri simulacri alla pupilla dell’occhio, e infra gli obietti eguali in grandezza quale si dimostrerà maggiore ad esso occhio, e infra i colori eguali qual si dimostrerà piú o meno oscuro, o piú o men chiaro; e infra le cose di eguale bassezza, quale si dimostrerà piú o men bassa; e di quelle che sono poste in altezza eguale, quale si dimostrerà piú o meno alta; e degli obietti eguali posti in varie distanze, perché si dimostreranno men noti l’un che l’altro. E tale arte abbraccia e restringe in sé tutte le cose visibili, il che far non può la povertà della scultura, cioè i colori di tutte le cose e loro diminuzioni. Questa figura le cose trasparenti, e lo scultore ti mostrerà le naturali senza suo artifizio; il pittore ti mostrerà varie distanze con variamento del colore dell’aria interposta fra gli obietti e l’occhio; egli le nebbie, per le quali con difficoltà penetrano le specie degli obietti; egli le pioggie, che mostrano dopo sé i nuvoli con monti e valli; egli la polvere che mostrano in sé e dopo sé i combattenti di essa motori; egli i fumi piú o men densi; questo ti mostrerà i pesci scherzanti infra la superficie delle acque e il fondo loro; egli le pulite ghiaie con varî colori posarsi sopra le lavate arene del fondo de’ fiumi circondati delle verdeggianti erbe dentro alla superficie dell’acqua; egli le stelle in diverse altezze sopra di noi, e cosí altri innumerabili effetti, ai quali la scultura non aggiunge. Dice lo scultore che il basso rilievo è di specie di pittura; questo in parte si accetterebbe in quanto al disegno, perché partecipa di prospettiva; ma in quanto alle ombre e lumi, è falso in scultura e in pittura, perché le ombre di esso basso rilievo non sono della natura del tutto rilievo, come sono le ombre degli scorti, che non ha l’oscurità della pittura o scultura tonda: ma questa arte è una mistione di pittura e scultura.

Manca la scultura della bellezza de’ colori, manca della prospettiva de’ colori, manca della prospettiva e confusione de’ termini delle cose remote all’occhio; imperocché cosí farà cogniti i termini delle cose propingue come delle remote; non farà l’aria interposta infra l’obietto remoto e l’occhio occupare piú esso obietto che l’obietto vicino; non farà i corpi lucidi e trasparenti come le figure velate che mostrano la nuda carne sotto i veli a quella anteposti; non farà la minuta ghiaia di varî colori sotto la superficie delle trasparenti acque.

La pittura è di maggior discorso mentale che la scultura, e di maggiore artificio; conciossiaché la scultura non è altro che quel ch’ella pare, cioè nell’essere corpo rilevato, e circondato di aria, e vestito da superficie oscura e chiara, come sono gli altri corpi naturali; e l’artificio è condotto da due operatori, cioè dalla natura e dall’uomo; ma molto è maggiore quello della natura; conciossiaché s’ella non soccorresse tale opera con ombre piú o meno oscure, e con i lumi piú o men chiari, tale operazione sarebbe tutta di un colore chiaro e scuro a similitudine di una superficie piana. E oltre questo vi si aggiunge l’adiutorio della prospettiva, la quale co’ suoi scorti aiuta a voltare la superficie muscolosa de’ corpi a’ diversi aspetti, occupando l’un muscolo l’altro con maggiore o minore occupazione. Qui risponde lo scultore e dice: s’io non facessi tali muscoli, la prospettiva non me li scorterebbe; al quale si risponde: se non fosse l’aiuto del chiaro e scuro, tu non potresti fare tali muscoli, perché tu non li potresti vedere. Dice lo scultore ch’egli è esso che fa nascere il chiaro e lo scuro col suo levare dalla materia sculta; rispondesi, che non egli ma la natura fa l’ombra, e non l’arte, e che s’egli scolpisse nelle tenebre, non vedrebbe nulla, perché non vi è varietà, né anco nelle nebbie circondanti la materia sculta con eguale chiarezza, non si vedrebbe altro che i termini della materia sculta ne’ termini della nebbia che con lei confina. E dimando a te, scultore, perché tu non conduci opere a quella perfezione in campagna, circondate da uniforme lume universale dell’aria, come tu fai ad un lume particolare che di alto discenda alla luminazione della tua opera? E se tu fai nascere l’ombra a tuo beneplacito, nel levare della materia, perché non la fai medesimamente nascere nella materia sculta al lume universale, come tu fai nel lume particolare? Certo tu t’inganni, ché egli è altro maestro che fa esse ombre e lumi, al quale tu famiglio però pari la materia dov’egli imprime essi accidenti. Sicché non ti gloriare delle altrui opere; a te sol bastano le lunghezze e grossezze delle membra di qualunque corpo e le loro proporzioni, e questa è tua arte; il resto, ch’è il tutto, è fatto dalla natura, maggior maestro di te. Dice lo scultore che farà di basso rilievo, e che mostrerà per via di prospettiva quel che non è in atto; rispondesi, che la prospettiva è membro della pittura, e che in questo caso lo scultore si fa pittore, come si è dimostrato innanzi.