Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti/799. Del corpo luminoso che si volta intorno senza mutazione di sito e riceve un medesimo lume da diversi lati e si varia in infinito

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Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti
799. Del corpo luminoso che si volta intorno senza mutazione di sito e riceve un medesimo lume da diversi lati e si varia in infinito

Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti/798. Precetto Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti/800. Di ombra e lume de' corpi ombrosi IncludiIntestazione 1 giugno 2008 75% Pittura

Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti
799. Del corpo luminoso che si volta intorno senza mutazione di sito e riceve un medesimo lume da diversi lati e si varia in infinito
Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti - 798. Precetto Parte quinta - Delle ombrosità e chiarezze de' monti - 800. Di ombra e lume de' corpi ombrosi
Le ombre che in compagnia de’ lumi vestono un corpo irregolare saranno di tante varie oscurità e di tante figure, quante sono le varietà che fa esso corpo nel suo moto circumvolubile; e tanto è a voltare il corpo intorno stando fermo il lume, quanto a voltare intorno il lume ad un corpo immobile. Provasi, e sia en il corpo immobile e il lume mobile sia b, il quale si muove dal b all’ a; dico che quando il lume era in b, l’ombra del globo d si estendeva dal d all’ f, la quale nel muovere il lume dal b all’ a si muta dall’ f all’ e, e cosí la detta ombra è mutata di quantità e di figura, perché il luogo dov’essa si trova non è della medesima figura ch’era il luogo dond’essa si divise. E tal mutazione di figura e di quantità è infinitamente variabile, perché se tutto il sito che prima era occupato dall’ombra è in sé per tutto vario e di quantità continua, e ogni quantità continua è divisibile in infinito, adunque è concluso che la quantità dell’ombra e la sua figura sono variabili in infinito.

Tu, pittore, non diminuire piú la prospettiva de’ colori che quella delle figure, dove tali colori si generano. E non diminuire piú la prospettiva lineale che quella de’ colori, ma seguita la diminuzione dell’una e dell’altra prospettiva, secondo le regole dell’ottavo e del settimo.

Ben è vero che nella natura la prospettiva de’ colori mai rompe la sua legge, e la prospettiva delle grandezze è libera, perché vicino all’occhio si troverà un piccolo colle e da lontano una montagna grandissima, e cosí degli alberi ed edifici.

L’oscurità delle tenebre è integral privazione di luce, e infra la luce e le tenebre, per essere loro quantità continua, viene ad esser variabile in infinito; cioè tra le tenebre e la luce è una potenza piramidale, la quale essendo sempre divisa per metà inverso la punta, sempre il rimanente è piú luminoso che la parte levata.