Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra/275. De' movimenti dell'uomo

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Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra
275. De' movimenti dell'uomo

Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra/274. De' moti potenti delle membra dell'uomo Trattato della Pittura (da Vinci)/Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra/276. Dell'attitudine e de' movimenti delle membra IncludiIntestazione 1 giugno 2008 75% Pittura

Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra - 274. De' moti potenti delle membra dell'uomo Parte terza - De' vari accidenti e movimenti dell'uomo e proporzione di membra - 276. Dell'attitudine e de' movimenti delle membra
La somma e principal parte dell’arte è l’invenzione de’ componimenti di qualunque cosa; e la seconda parte è de’ movimenti che abbiano attenenza alle loro operazioni, le quali sieno fatte con prontitudine, secondo i gradi de’ loro operatori, cosí in pigrizia, come in sollecitudine; e che la prontitudine di ferocità sia della somma qualità che si richiede all’operatore di quella. Come quando uno debba gittar dardi, o sassi, od altre simili cose, che la figura dimostri sua somma disposizione in tale azione, della quale qui sono due figure in azione ed in potenza; la prima in valetudine è la figura a, la seconda è il movimento b; ma l’ a rimoverà piú da sé la cosa gittata che la b, perché, ancoraché l’una e l’altra mostrino di voler trarre il loro peso ad un medesimo aspetto, l’ a avendo volto i piedi ad esso aspetto quando si torce, e si rimove da quello in contrario sito, dove esso apparecchia la disposizione della potenza, esso ritorna con velocità e comodità al sito dove esso lascia uscire il peso dalle sue mani. Ma in questo medesimo caso la figura b, avendo le punte de’ piedi volte in contrario sito al luogo dove essa vuol trarre il suo peso, si storce ad esso luogo con grande incomodità, e per conseguenza l’effetto è debole, ed il moto partecipa della sua causa, perché l’apparecchio della forza in ciascun movimento vuol essere con istorcimenti e piegamenti di gran violenza, ed il ritorno sia con agio e comodità, e cosí l’operazione ha buon effetto; perché il balestro che non ha disposizione violenta, il moto del mobile da lui rimosso sarà breve, o nullo; perché dove non è disfazione di violenza non è moto, e dove non è violenza, essa non può essere distrutta; e per questo l’arco che non ha violenza non può far moto se non acquista essa violenza, e nell’acquistarla non la caccia da sé. Cosí l’uomo che non si torce né si piega non ha acquistato potenza. Adunque, quando avrà tratto il suo dardo, si troverà essere storto e debole per quel verso dove esso ha tratto il mobile, ed acquistato una potenza, la quale sol vale a tornare in contrario moto.