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Uno scandalo che aspetta giustizia

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Riccardo Esposito

2011 Articoli letteratura Uno scandalo che aspetta giustizia Intestazione 16 aprile 2011 50% Articoli

Che fine faranno i crediti degli agricoltori fornitori di Federconsorzi?


Nel 1991 il dissesto di Federconsorzi sconvolse il mondo agricolo. I fornitori (per la massima parte agricoltori) si trovarono esposti per la cifra allora enorme di quasi 850 miliardi di lire su un totale dei debiti del colosso agricolo di quasi 5.000 miliardi di lire.

Le banche creditrici attraverso una società a tal fine costituita hanno rilevato tutti i beni del gigante agricolo per un prezzo che ora il ministro Galan dichiara che a malapena corrispondeva al 40% del valore di mercato e hanno imboccato questa strada per trovare il loro tornaconto.

Ma gli agricoltori fornitori di beni e servizi in questi 20 anni che cosa sono riusciti a recuperare dei loro crediti?

In sede di concordato le banche si offrirono di acquistare i crediti degli agricoltori ad un prezzo del 40% dell’ importo originario, concedendo solo piccole integrazioni per i crediti di modesto importo. Gli agricoltori che aderirono alla proposta non furono molti , perché speravano in un riparto più sostanzioso da parte degli organi che stavano procedendo alla liquidazione concorsuale.

Si sono succeduti nel compito di commissario giudiziale alcuni dei più illustri professori di diritto commerciale e di diritto fallimentare, ma i risultati sono stati deludenti. Si è assistito addirittura a vicende molto strane. Gli agricoltori si erano visti rimborsati al 100%, in qualità di creditori privilegiati, la parte del loro credito che riguardava l’Iva sulle fatture, ma poi il liquidatore successivo ha chiesto loro indietro tali importi.

Gli organi del concordato dopo 20 anni che hanno comportato spese di procedura molto elevate sono fermi a riparti del 40% dei crediti originari e anche la residua disponibilità liquida non viene distribuita per la selva di vertenze giudiziarie.

Tutto si trascina in una sorta di dimenticatoio verso una fine ingloriosa

Ma all’improvviso si scopre un tesoro. La Cassazione ha stabilito che lo stato è debitore per la chiusura delle gestioni ammassi di una somma immensa. Il ministro Galan fornisce la cifra di 800 milioni di euro a cui vanno ancora aggiunti gli interessi.

Ma chi è il creditore? La Corte dei conti ha dei dubbi che l’intera partita sia ricaduta nella procedura di concordato preventivo, da qui la speranza del ministro che tali importi possano essere considerati un avanzo che possa essere utilizzato per qualche scopo utile al mondo agricolo.

I creditori di Federconsorzi tacciono. Cerchiamo di capire la ragione

Le banche originarie creditrici sono ora del tutto assenti sulla questione: avevano avuto il loro tornaconto a sottovalutare i beni già Federconsorzi ed hanno provveduto a cedere le loro residue posizioni creditorie a quattro gruppi bancari di livello internazionale che hanno continuato ad alimentare una forsennata compra-vendita dei crediti sul mercato così detto secondario di Londra, dove si mercanteggiano i crediti in sofferenza.

Ma anche le società finanziarie acquirenti dei crediti si mostrano poco attive perché hanno scelto un’altra strada: Due fondi tra i maggiori del mondo hanno fatto causa per danni ad Unicredit che ha ereditato le posizioni della Banca di Roma. Nel novembre del 2009 i principali quotidiani pubblicarono articoli con titoli a carattere cubitale che la causa valeva 2 miliardi di euro, proprio nel momento in cui Unicredit stava procedendo ad un aumento di capitale. Pronta la smentita ufficiale della presidenza Unicredit: la causa valeva solo 78 milioni di euro. Le cifre così ballerine hanno la loro spiegazione. Per motivi tecnici i due fondi hanno in causa fatto valere solo i loro crediti originari, in realtà nel frattempo si sono resi acquirenti di crediti per cifre molto più rilevanti.

Ma chi si è ricordato degli agricoltori che avevano a suo tempo fornito Federconsorzi? Sono loro che avevano perso 800 miliardi di lire per recuperare finora solo una manciata di soldi svalutati.

Sono troppo piccoli e dispersi per far valere le loro ragioni che periodicamente solo Spazio Rurale ha difeso. E’ inutile pensare a cause Una soluzione di buon senso sarebbe, appunto, quella di far sedere le parti intorno ad un tavolo ed approfondire la questione. Basta leggere la pagina 119 della Relazione particolareggiata stesa nel 1991 dal Commissario prof. Picardi per capire tutto. C’è tutta una serie di gestione ammassi in cui i crediti erano per Federconsorzi solo una partita di giro ed erano esposti in bilancio nei conti di memoria. Queste somme quindi possono essere utilizzate per scopi generali a favore del mondo agricolo.

Esistono però, altri crediti che riguardavano gli ammassi grano, i cui creditori originari erano i singoli Consorzi Agrari provinciali che in momenti di difficoltà li cedettero a Federconsorzi. (Si ricordi che le quote rimaste in carico a consorzi sono state regolarmente rimborsate dallo Stato) Le somme riconosciute dalla Cassazione per quello che riguarda gli ammassi –gestione grano -devono perciò arrivare ai creditori originari, studiando eventualmente il modo privilegiare gli agricoltori fornitori di beni o servizi,

Riccardo Esposito
Spazio Rurale aprile 2011