Vita di Esopo Frigio/Capitolo IX

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Capitolo IX

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Anonimo - Vita di Esopo Frigio (Antichità)
Traduzione dal greco di Giulio Landi (1545)
Capitolo IX
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C A P I T O L O   IX.


VEnne finalmente il Mercatante in Efeso, lì dove tutti i suoi schiavi, eccetto, tre vendè con buon guadagno. Restaronli solamente un gramatico, un cantore, ed un Esopo, li quali per meglio vendergli, come un suo amico consigliato l’aveva, condusse nell’Isola di Samo: e quivi per inalzare la mercanzia, ed in maggior prezzo porla, vestì di nuovo il gramatico, ed il cantore: ma Esopo, perchè tanto brutto era, e pieno di tanti difetti, che in alcun modo ornare non si poteva, perchè bello, e gentile paresse, anzi vedendo la bellezza sua nella deformità posta, talmente, che quanto più disconcio egli era, e contrafatto, tanto più agli aspettatori pareva mirabile. Lo vestì in guisa di buffone, acciocchè l’abito fosse alla disposizione d’Esopo conforme, e convenevole in questo modo il Mercatante condusse nella piazza i tre schiavi per venderli, e mise Esopo in mezzo del grammatico, e del cantore. Correva ogn’uno al nuovo spettacolo, siccome gli uccelli nel gufo volano, e ciascuno da’ stupore preso rimaneva, dicendo alcuni: Oh vedi, che nuovo ucello! Altri: Oh che ridicola bertuccia; altri: Oh che contrafatta cosa: altri, vedi che orribil mostro, altri: Oh vè, che fungo: nè vi mancò chi disse egli dovere essere uno strano animale dalla terra prodotto in guisa di tartuffo. Esopo quantunque ciò che di lui dicevasi sentisse, ed intendesse, nondimeno stavasi ardito, e senza punto arrossirsi prontamente mirando chiunque lui guardava. Quivi capitò Xanto Filosofo con [p. 18 modifica]molti suoi discepoli, perciocchè esse allora abitava in Samo, la filosofia pubblicamente leggendo, ed insegnando, ed accortosi dell’astuzia del Mercatante, disse loro. Vedete quanto fa quell’uomo astuto? egli ha posto il brutto il mezzo per paragone de’ belli, di cui la bellezza divien più rara, e più mirabil per la goffezza di colui dimostrarsi. E così detto, appressossi Xanto al cantore, e addimandato, chi, e d’onde egli fosse, e che cosa far sapesse, rispose esser di Cappadocia, e che sapeva ogni cosa fare. Quivi disconciamente rise Esopo, il quale, perchè nel suo garbato ridere la bocca tanto squarciata, ed in così strano modo ritorta aveva, ed il naso tanto grinzato, che non sapevano le persone s’egli ridesse, o nò; per conoscere, anzi pensavano molti, che per qualche male accidente avvenutogli, così fattamente attratto il naso, e sgangherata la bocca avesse. Non sapendo uomo alcuno delle sue torte risa la cagione, desiava ciascuno perchè egli ridesse intendere, per il che uno fattosi innanzi, addimandollo s’ei rideva, o nò, e la cagion delle sue così fatte risa. Esso rispose: Taci, pecora marina, e rimase colui beffeggiato, e tutto di vergogna pieno.