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Completa raccolta di opuscoli osservazioni e notizie diverse contenute nei giornali astro-meteorologici/1793

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Nel Giornale dell’Anno 1793. Di alcuni Proverbj Popolari

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Nel Giornale dell’Anno 1793.

Di alcuni Proverbj Popolari.

Il Sig. Proposto Lastri, il quale ha dato per il corso di dodici anni il Lunario de ’ Contadini, contenente ottime notizie di Agricoltura, di tutti uniti ne ha formato di recente un Corso di Agricoltura pratica (Firenze 1790 Vol. V. in 12). Il dottissimo Autore aveva sparsi in questi Lunarj diversi Proverbj, relativi all’Agricoltura, alla Meteorologia, ed alla Economia Campestre; ed ora gli ha posti in serie al fine del Quinto Volume della sua raccolta. Io pure ne ho portato alcuni nella mia Meteorologia applicata all’Agricoltura, e nel saggio Meteorologico. Sono i Proverbj risultati di antiche osservazioni, ed esperienze, perciò di rado fallano, e meritano che vi si faccia attenzione. Questo Libretto Popolare è opportunissimo per ricordarli. Così ne porgo in [p. 57 modifica]serie i principali, tratti per lo più dall’Opera del Sig. Proposto Lastri, aggiungendovi qualche spiegazione, come egli desiderava, quale secondo i miei scarsi lumi ho saputo trovare.

GENNAJO.

Ecco la qualità dei Mesi per una buona annata, il gran freddo di Gennajo, il mal tempo di Febbrajo, il vento di Marzo, le dolci acque d’Aprile, le guazze di Maggio; il buon mieter di Giugno, il buon batter di Luglio, le tre acque d’Agosto, con la buona stagione, vaglion più che il Tron di Salomone. Ma il Tron di Salomone, come quello del gran Mogol, è unico, ed un consenso tale di mesate io dubito che in un secolo appena una volta si verifichi; s’intenderà d’una approssimazione. Per altro in dieci anni s’incontrerà appena una, o due annate buone.

Ora, le qualità del Mese di Gennajo, buone, o ree sono queste:

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Se Gennajo fa polvere
I Granaj si fan di Rovere.
Gennajo secco, villan ricco,
Anno di Neve anno di bene.
Sotto acqua fame, sotto neve pane.
Quando Gennajo mette erba,
Se tu hai grano, e tu lo serba.
Per S. Bastiano
Sali il Monte, e guarda il Piano.
Se vedi molto, spera poco;
Se vedi poco, spera assai.

Quindi il Magistrato della Provisione di Firenze, al fine di Gennajo, andava sulle Mura, o sulle Torri, a veder la Campagna: se era spoglia stava quieto; se verde, facea provisioni.

Il fondamento di tutto questo è, che essendo il Verno umido, e tepido, li seminati, e le piante, col muover de’ succhi, germogliano; e si spossano, generandosi inoltre nelle terre, vermini, e tutte le razze di male erbe. All’opposto il freddo fa dormire le piante, e la neve le difende dal freddo, e ritiene gli spiriti dentro la terra per la Primavera.

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Humida solstitia, atque kyemes optate serenas
Agricolae......

dicea Virgilio, e caratterizzò la qualità delle Stagioni. Estate umida, e calda, Inverno asciutto e freddo.

San Vicenzo gran freddura,
San Lorenzo gran caldura,
L’uno e l’altro poco dura.

Questi infatti sono gli apici delle Stagioni, del sommo freddo, e del sommo caldo, e però non possono che tornare addietro.

FEBBRAJO.

Ferrajuzzo peggio di tutto.
Se Febbrajo non febbreggia
Marzo campeggia.
Pioggia di Febbrajo, empie il Granajo.
Per S. Maria Candelora
Se vien la pioggiarola,
Dell’Inverno siamo fuora.
Se Sole, o Solicello,
Dell’Inverno siamo al mezzo.

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Sole micante
Die purificante
Pejor erit hyems quam ante.

De’ quai Proverbj non saprei addur una ragion chiara. Si potrebbe forse pensar così: il 2 di Febbrajo divide presso a poco l’Inverno per metà; e siccome ho dimostrato nel Discorso del mio Giornale 1778 dovendosi divider l’anno in otto Stagioni partendo per mezzo le quattro grandi, le quali per lo più cambiano il tempo, se la prima metà del Verno fu serena tutta sino alla Candellora, sarà d’aspettarsi che il freddo, ed il mal tempo si sfoghi in Febbrajo, perchè nè caldo, nè gelo, non restò mai in Cielo. Così gl’Inglesi hanno un Proverbio per il giorno di S. Mattia:

Mattia se trova il gelo lo discioglie,
Se non lo trova, credi, lo raccoglie.

MARZO

Se Marzo non marzeggia,
April mal pensa.

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Per la indicata ragione: se non sono nevi, piogge, venti in Marzo, saranno in Aprile con pregiudizio della Campagna. Non intendo poi quest’altro Proverbio:

Tanto durasse la mola vicina,
Quanto dura la neve Marzolina.


Vorrà forse dire, che la neve di Marzo dura poco: e così si vorrebbe del tristo vicino, che veramente è una gran disgrazia.

Quando Marzo va secco
Il gran fa cesto, e il Lin capecchio.
Il Sol di Marzo muove e non risolve.


Quindi facili gl’infreddamenti pigliandosi senza cautela il Sole.

Per S. Benedetto, la Rondine sul tetto.

In questo Mese succede l’Equinozio di Primavera, intorno il quale è solito farsi sentire il Tuono, che si chiama tirar di Primavera; e la Luna Nuova e Piena vicina, se l’una e l’altra consente nel Vento, e nel tempo, è solita determinare la qualità di [p. 62 modifica]tre, o anche di sei Lune susseguenti, siccome fa quella di Settembre.

La Luna di Marzo per lo più è Luna Pasquale. È un proverbio: se non piove sull’olivo, piove sull’ova; e la ragione sarà, che tra l’Olivo e Pasqua cade il Plenilunio, il quale probabilmente cambia il tempo.

A questo si può riferire la condizione dell’Ascensione, la quale succedendo 40 giorni dopo Pasqua, ha sempre vicino un Novilunio; e perciò va soggetta al mal tempo, pioggia, o vento; ragione, per cui di rado a Venezia può uscire il Bucintoro per lo Sposalizio del Mare in quel dì. Corre un altro Proverbio:

Se piove il dì dell’Ascenza.
Si perde la semenza.

Questo non potrebbe intendersi se non quando l’Ascensione vien tardiva, alla fine di Maggio, nel qual tempo fiorindo il Formento, resta pregiudicato dalle Pioggie.

Il Sig. Proposto Lastri porta questo proverbio che non saprei spiegare:

Se ogni Mese mangia carne,
Ogni sterpo mette ghiande.

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Il senso letterale par che sia questo: se Quaresima lascia qualche giorno di Marzo libero, in principio o in fine, cioè, quando viene assai bassa, o assai alta, l’annata sarà feconda d’ogni prodotto. Non saprei addurne cagione. E prima quanto al fatto, avendo incontrato in quest’ultimo 40 anni queste Pasque, alte che sono sette, e le basse che sono undici, in tutte 18 trovo che sono sette annate abbondanti, e queste per lo più colle alte, 5 mediocri, e 6 scarse; onde neppure il fatto è vero, ed il proverbio è come quello di S. Gorgon, di S. Gallo, ed altri giorni critici, che non hanno verun fondamento.

Superfluo è dunque indagar la ragione d’un fatto, che non è vero niente. Se ragione vi fosse, sarebbe o nella combinazione delle Lune con alcune Stelle, o della Luna Pasquale coll’Equinozio; in quanto questa Luna Equinoziale schivandone la impressione, inducesse una qualità temperata nelle Lune susseguenti: ma prima il nome della Luna Pasquale è creato da noi, non dalla natura. Dippoi, se la Luna Pasquale è bassa, il Plenilunio cade vicinissimo all’Equinozio; se alta, vi si congiunge la Luna precedente. [p. 64 modifica]Dippoi, la riuscita del Frumento dipende, come si è veduto, spezialmente dalla qualità dell’Inverno, col quale nulla ha che fare nè la Quaresima, nè la Luna Pasquale. Ma è vano occuparsi in cose fantastiche.

APRILE.

Ogni giorno ne manda un gran barile.
Aprile una gocciola al die.

Ciò riguarda la qualità piovosa, e desiderata di questo Mese.

Chi vuole un buon bacato,
Per S.Marco, o posso, o nato.

(s’intende dei Bachi da seta).

Se mignola d’Aprile, va col barile:
Se mignola di Maggio, va col saggio.
Se mignola di Giugno, va col pugno.

s’intende dell’olive.

Il Sig. Proposto Lastri mette quest’altro Proverbio:

Terzo Aprilante, quaranta dì durante.

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Si vuole, dice, che il dì 3 Aprile faccia il Pronostico per altri 40 giorni successivi; lo stesso diciamo noi del giorno di S. Gallo, 16 Ottobre. Non vedo ragione nè per l’uno, nè per l’altro; poichè, se si vuole l’influenza di qualche Stella è cosa imaginaria, o per noi inesplicabile. Se si riguarda l’Equinozio; il 3 d’Aprile succede 12 giorni dopo quel di Primavera; il 16 Ottobre, giorni 23 dopo quel di Autunno. Supponiamo i Proverbj nati nel Secolo XIII quando la nostra Nazione, e Lingua cominciò a prender forma; sarebbero per il primo giorni 20, per l’altro 30 circa: ancora, per ragion della Luna, o del Sole, molto meno delle Stelle, non si vede fondamento di questo detto.

MAGGIO.

Maggio Ortolano.
Assai piglia, e poco grano.
Maggio asciutto, gran per tutto.
Maggio molle, Lin per le Donne.
Fango di Maggio, spighe d’Agosto.
Santa Croce, se piove, manca la Noce.

Forse non è detto che per la rima, come [p. 66 modifica]in altri; forse in quel torno la Noce lega il frutto, e se piove, lo perde, come il Fico per il giorno di S. Giorgio.

GIUGNO.

Giugno la Falce in pugno,
Se non è in pugno bene, Luglio ne viene.
Per S. Bernabà.
Il più lungo della Stà.

(Era vero già 300 anni, avanti la correzion del Calendario).

Per S. Bernabà
L’uva viene, e il fiore va.

In Giugno succede il Solstizio d’Estate li 21; che colla conversione del Sole, e dei venti, può, per tre Mesi, colla N. e P. Luna vicina imprimere un dato tuono alla Stagione.

LUGLIO.

Alla fine di Luglio entra il Sole nel segno di Leone, vengono i giorni Canicolari, [p. 67 modifica]estuosi, affannosi, per il cumulo de’ vapori, nella seconda parte della State, con pericolo connesso di malattie: il 18 giorno più caldo dell’anno.

Il fresco della State, fa dolere il corpo
d’Inverno,

perchè significa anno scarso.

AGOSTO.

Cominciano le guazze abbondanti; benchè si faccia sentir qualche colpo gagliardo di Caldo a S. Lorenzo, San Rocco, anche a S. Bartolommeo, però è più vero che la prima buona pioggia d’Agosto, rinfresca il bosco; e le mattine per le noui allungate, sono sempre fresche.

Se piove a S. Lorenzo, la viene a tempo;
Se piove per la Madonna, l’è ancor bona;
Se per S. Bortolamè, soffiale di drè.

Credo non vi sia bisogno di spiegazione.
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SETTEMBRE.

La Luna Settembrina
Seco sette ne strascina.

Questo Proverbio l’abbiamo spiegato sopra, in Marzo; se non si verifica per sette Lune, ha per lo più luogo per tre, sino al Solstizio dell’Inverno.

Il Giorno di S. Gorgon è osservato ne’ nostri paesi, quando piove minaccia un Autunno tutto piovoso; ma se anche sia sereno, non è da fidarsi.

Se canta la Cicala nel Settembre
Non comprar grano da vendere.

Poichè un Settembre asciutto, e caldo, fa maturare, e governare ogni frutto, preparare le Terre per le semente.

In questo Mese sono le Tempore d’Autunno il Popolo per Proverbio nomina le Piogge delle Tempore. In fatti cadono vicine dell’Equinozio, che combinandosi colla Nuova, o Piena Luna, porta sensibile alterazione di Tempo. Quasi lo stesso è delle altre [p. 69 modifica]Tempore, sempre vicine, o all’Equinozio, o ai Solstizj.

V’è anche il Proverbio delle Fiumane di S. Michele, per la stessa ragione dell’Equinozio; le Piogge de’ Morti, ai primi di Novembre, possono frequentemente verificarsi, per essere allora la seconda parte dell’Autunno, quando si passa dal caldo, sotto il temperato, al freddo, col levar acronico, o sia serotino, delle Plejadi.

OTTOBRE.

D’Ottobre, il Vin nelle Doghe
Per S. Simone la Nespola si ripone.
Quando il Giuggiolo si spoglia, e tu ti vesti
Quando il Giuggiolo si veste, e tu ti spoglia.

Circa la metà d’Ottobre cascano le foglie; e quella è la Stagione di seminare . Del giorno di S. Gallo abbiamo detto. [p. 70 modifica]

NOVEMBRE

L’Estate di San Martino
Dura tre giorni, ed un pochino.
Per S. Martino la sementa del Poverino

secondo però i terreni, e l’esposizione.

Per San Martino ogni mosto è vino.
Per Santa Catterina la Neve alla Collina.

DECEMBRE.

Per Santa Lucia, il più corto dì che sia.


(Era vero già 400 anni)


Per il dì di S. Tomé,
Cresce il dì, quanto il Gallo alza il Pè.

Dopo la correzione del Calendario, che taglia 11 giorni, ciò sarà vero per l’Epifąnia. [p. 71 modifica]

PROVERBI GENERALI.

Secca annata non è affamata.
Anno fungato, anno tribolato.
Guai a quell’Estate,
Che genera Zucche sagine, e rape.
Chi vuol arricchire
Basta avvinire.


Ma altresì, chi lo beve non lo mangia, è detto del Campo troppo vitato.

Fammi povera, dice la Vite, che ti farò ricco.
Così, chi vuole un buon potato, più un occhio, e meno un capo.
Chi mal semina mal raccoglie.
Chi prima nasce, prima pasce.
La sementa rada non fa vergogna all’aja.
Chi semina nella polvere,
Faccia i Granai di Rovere.

Tre cose vuole il Campo:

Buon seme, buon tempo, e buon lavoratore.
Per andar sçalzo, e seminar fondo,
Non arricchì mai uomo al mondo.

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(Concime in oltre ci vuole).

Faccia chi può prima che ’l tempo mute,
Che tutte le lasciate son perdute.
La buona Cantina fa il buon vino.
Chi fa e non custode,
Assai spende, e nulla gode.
La buona greppia fa la buona bestia.
Sulla Gioventù (degli animali che si comprano).
Non si fa mai male.
Dice il Porco, dammi, dammi,
Nè mi contar mesi, nè anni.
Loda il Monte, e attienti al Piano.
Molta Terra, Terra poca.
Terra poca, Terra molta.
Terra nera buon pan mena;
Terra bianca, tosto stanca.
Avaro Agricoltor non fu mai ricco.

(Lo stesso può dirsi di altre professioni, per miseri risparmi si perde assai di più).

Chi ha quattrin da buttar via,
Tenga l’opre, e non vi stia.
Chi affitta, sconficca.
Tante mute, tante cadute.

[p. 73 modifica](s’intende del mutar lavoratori, ed anche cambiar Casa).

Dal Campo ha da uscir la Fossa

(dice il Contadino, rifacendosi dell’estorsioni del Padrone).

Con un par di Polli si compra un podere.

(dice pure il Contadino, facendo un regalo al Fattore).

Val più un vecchio in un canto,
Che un giovane nel campo.
Casa fatta, e vigna posta,
Non si sa quant’ella costa.
Freddo e fame fa brutto pelame.
Chi non ha orto, e non ammazza porco,
Tutto l’anno sta a muso torto.
Quando piove, o tira vento,
Serra l’uscio, e resta drento.
Carestia aspettata non fu mai.
Quando il grano è nei Campi,
Egli è di Dio, e de’ Santi.
Nè di tempo, nè di Signoria,
Non ti tor malinconia.

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PIOGGIE DELL’ANNO 1791. IN VARJ LUOGHI D’ITALIA.

In Pollici, Linee, e Decimali del Piè di Parigi.


Alt. in Pu. Ariano Brescia Cercive Chiozza Coneglian Feltre Fossombron. Mansuè Molfeta
Gennaro 
4. 4,5 2. 9 4. 9,9 3. 0,8 4. 10,7 6. 4,6 1. 9 5. 3,9 2. 10,0
Febbraro 
0. 11,5 2. 6 2. 1,7 2. 5,0 1. 6,6 3. 6,7 1. 8 1. 5,2 1. 10,4
Marzo 
3. 6,7 0. 2 1. 2,6 1. 2,2 0. 10,1 0. 7,0 8. 6 0. 3,0 3. 2,9
Aprile 
2. 7,4 1. 3,9 7. 2 4. 11,8 0. 10,5 3. 9,5 7. 3,9 0. 2 3. 11,3 0. 6,9
Maggio 
2. 8,2, 1. 11,6 3. 9 3. 3,0 2. 0,1 2. 10,5 6. 0,4 5. 11 1. 10,2 3. 8,0
Giugno 
0. 11,2 4. 0,1 5. 10 8. 6,3 0. 9,2 4. 6,3 12. 1,5 2. 0 4. 9,0 0. 6,9
Luglio 
0. 11,7 1. 9,1 3. 2 8. 10,1 1. 4,10 6. 0,0 8. 2,5 2. 7 6. 1,2 0. 9,9
Agosto 
1. 3,9 3. 5,4 4. 4 3. 8,9 1. 5,3 2. 4,9 4. 6,5 3. 1 1. 4,4 4. 9,3
Settembre 
2. 6,2 2. 6,1 0. 9 1. 10,2 2. 7,9 2. 0,3 1. 7,9 2. 9 1. 4,5 3. 3,1
Ottobre 
2. 7,7 5. 2,5 9. 3 16. 1,7 1. 9,6 5. 11,7 13. 7,9 3. 7 4. 4,3 3. 0,6
Novembre 
0. 9,1 4. 10,2 9. 2 21. 9,4 2. 11,8 7. 5,9 17. 4,7 10. 5 4. 1,9 1. 9,1
Decembre 
2. 0,0 4. 7,7 7. 3 6. 7,9 3. 11,6 3. 2,8 1. 7,1 4. 6 2. 4,6 3. 2,1
Somme 25. 2,1 29. 8,6 56. 1 83. 11,5 24. 7,0 45. 7,3 83. 0,7 46. 11 37. 2,0 29. 7,3
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Segue la Tavola delle Pioggie dell’Anno 1791.


Padova Pirano Sacile Schio Spilimb. Tolmezzo Trieste Valdobb. Verona Vicenza
Gennaro 
3. 9,1 4. 7 5. 8,0 6. 2 5. 5,5 4. 11,3 3. 0,0 3. 5,0 2. 4,73 3. 4,4
Febbraro 
1. 10,3 0. 9 1. 2,7 5. 1 1. 9,8 5. 11,3 1. 1,5 3. 4,9 0. 11,34 2. 4,3
Marzo 
0. 10,2 0. 4 1. 0,7 0. 2 1. 3,0 1. 10,8 0. 4,5 1. 8,1 0. 5,88 1. 1,0
Aprile 
1. 5,2 2. 4 3. 11,1 13. 7 4. 11,5 5. 3,0 1. 6,0 4. 7,0 1. 4,15 2. 9,0
Maggio 
2. 6,3 1. 8 2. 11,2 5. 3 7. 9,9 2. 8,9 1. 2,5 2. 9,9 2. 4,51 0. 30,0
Giugno 
1. 3,7 2. 8 3. 3,5 9. 2 5. 10,3 6. 8,3 3. 1,0 3. 11,9 3. 4,13 2. 0,2
Luglio 
1. 7,8 3. 3 7. 1,2 8. 2 9. 2,9 6. 11,5 2. 2,5 7. 8,8 4. 4,93 1. 8,4
Agosto 
1. 7,0 1. 11 1. 6,1 3. 6 1. 3,8 2. 2,8 2. 10,5 2. 7,0 3. 4,82 0. 10,1
Settembre 
1. 3,7 0. 11 1. 3,8 1. 6 2. 4,8 4. 1,1 1. 8,8 2. 2,0 2. 5,92 0. 5,1
Ottobre 
3. 5,6 5. 2 6. 10,0 14. 3 5. 3,8 15. 11,5 2. 9,5 11. 4,0 5. 4,51 6. 0,8
Novembre 
3. 1,4 3. 9 6. 10,0 10. 6 7. 7,9 22. 2,9 3. 8,5 9. 8,9 3. 5,69 6. 10,3
Decembre 
3. 1,0 2. 3 3. 3,5 7. 2 4. 5,2 2. 4,4 1. 6,5 2. 11,0 2. 6,57 4. 0,8
Somme 25. 11,3 27. 11 44. 11,8 84. 6 51. 6,4 81. 4,1 24. 1,8 56. 4,5 32. 0,18 31. 4,4
 
[p. 275 modifica]

Segue la Tavola delle Piogge dell’Anno 1791.


Ferrara Milano Novara Parma
Gennaro 
3. 8 0. 4, 51 0. 8,0 4. 3,6
Febbraro 
1. 5 0. 9, 43 0. 8,0 2. 11,9
Marzo 
1. 11 0. 0, 14 0. 0,0 1. 6,9
Aprile 
1. 2 2. 7, 38 3. 2,6 2. 8,1
Maggio 
3. 7 2. 4, 26 2. 2,6 3. 1,8
Giugno 
1. 0 5. 7, 65 1. 8,0 0. 11,4
Luglio 
3. 6 1. 6, 45 0. 4,6 0. 8,3
Agosto 
1. 8 1. 8, 0 0. 1,6 1. 5,3
Settembre 
1. 11 2. 9, 4 0. 6,0 1. 10,9
Ottobre 
2. 9 1. 5, 82 4. 1,8 3. 6,4
Novembre 
2. 9 7. 1, 07 1. 7,0 3. 11,4
Decembre 
4. 2 1. 3, 22 2. 3,0 3. 5,7
Somme 29. 6 27. 6, 97 18. 1,6 31. 4,8
 
[p. 276 modifica]

Questo è il Quadro delle Pioggie misurate in varj luoghi d’Italia, vicini, e rimoti, raccolto per la cortesia de’ sopra indicati Osservatori. In quest’Anno si sono aggiunti i tre luoghi nuovi, Ariano, Ferrara, e Novara, dei quali non si aveva notizia quanto alla quantità della Pioggia. Veramente in Ariano non sono che nove Mesi, pure porgono qualche indizio della costituzione di quel luogo. Ma per Ferrara, abbiamo quattro Anni, per Novara cinque, mediante la cura de’ nominati Osservatori. Dai quattro Anni di Ferrara si raccoglie la quantità media dell’Acqua Piovana di Poll. 26. 8. Per Novara li cinque Anni danno un medio di Poll. 26. 1,9.

Considerando questa Tavola si potrà rimarcare il consenso, o dissenso, le vicende delle Stagioni, e dei Mesi, ben rimarcabile per la quantità della Pioggia. E si noterà una gran differenza tra i luoghi della Lombardia Cispadana, come Novara, Milano, e tutti gli altri luoghi: per esempio, nel Gennajo, Marzo, Luglio. Per altro l’Inverno generalmente riuscì tiepido, e senza Nevi; all’opposto la Primavera fu umida, e fredda; ai 10 di Aprile il Termometro fu [p. 277 modifica]quasi al Gelo con Brine dannosissime, anche in Francia. Infierirono inoltre Procelle, e Gragnuole immense desolatrici di Territorj, e Provincie, non che di tratti e poderi particolari; e questo generalmente in tutta l’Italia . Anche la prima parte della State fu umida, e fredda; la seconda parte secca; l’Autunno inoltrato fu stemperato nelle Pioggie, e fecondo di escrescenze di fiumi rovinosissime. Quindi scarsissimo il prodotto del frumento a cagione della tiepidezza dell’Inverno, del freddo della Primavera, e dell’umidità della State. Scarsa fu la vindemmia. I Grani Minuti dell’Autunno malamente raccolti. V’era abbondanza di Frutta Arboree, ma patirono per le Graġnuole, la rendita della Sete fu men che mediocre.