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Istorie fiorentine/Libro quarto/Capitolo 16

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Libro quarto

Capitolo 16

../Capitolo 15 ../Capitolo 17 IncludiIntestazione 31 agosto 2009 75% Storia

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In questo tempo Giovanni de’ Medici ammalò, e cognoscendo il male suo mortale, chiamò Cosimo e Lorenzo suoi figliuoli, e disse loro: - Io credo essere vivuto quel tempo che da Dio e dalla natura mi fu al mio nascimento consegnato. Muoio contento, poi che io vi lascio ricchi, sani, e di qualità che voi potrete, quando voi seguitiate le mie pedate, vivere in Firenze onorati e con la grazia di ciascuno. Perché niuna cosa mi fa tanto morire contento, quanto mi ricordare di non avere mai offeso alcuno, anzi più tosto, secondo che io ho potuto, benificato ognuno. Così conforto a fare voi. Dello stato, se voi volete vivere securi, toglietene quanto ve n’è dalle leggi e dagli uomini dato; il che non vi recherà mai né invidia né pericolo, perché quello che l’uomo si toglie, non quello che all’uomo è dato, ci fa odiare, e sempre ne arete molto più di coloro che, volendo la parte d’altri, perdono la loro, e avanti che la perdino vivono in continui affanni. Con queste arti io ho, intra tanti nimici, intra tanti dispareri, non solamente mantenuta, ma accresciuta la reputazione mia in questa città. Così, quando seguitiate le pedate mie, manterrete e accrescerete voi. Ma quando facesse altrimenti, pensate che il fine vostro non ha ad essere altrimenti felice che si sia stato quello di coloro che, nella memoria nostra, hanno rovinato sé e destrutta la casa loro -. Morì poco di poi, e nello universale della città lasciò di sé uno grandissimo desiderio, secondo che meritavano le sue ottime qualità. Fu Giovanni misericordioso; e non solamente dava lemosine a chi le domandava, ma molte volte al bisogno de’ poveri, sanza esser domandato, soccorreva. Amava ognuno; i buoni lodava, e de’ cattivi aveva compassione. Non domandò mai onori, ed ebbeli tutti; non andò mai in Palagio, se non chiamato. Amava la pace, fuggiva la guerra. Alle avversità degli uomini suvveniva, le prosperità aiutava. Era alieno dalle rapine publiche, e del bene commune aumentatore. Ne’ magistrati grazioso; non di molta eloquenzia, ma di prudenza grandissima. Mostrava nella presenza melanconico; ma era poi nella conversazione piacevole e faceto. Morì ricchissimo di tesoro, ma più di buona fama e di benivolenza. La cui eredità, così de’ beni della fortuna come di quelli dello animo, fu da Cosimo non solamente mantenuta, ma accresciuta.