Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/113

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— Che devo dire a Urbano Giannini?

— Che hai da dirgli? Nulla. Che stiamo bene ed auguriamo che sua moglie si ristabilisca presto. Le uova del contratto di fitto gliele ho già mandate. E ringrazialo per la carrozza.

— Quello è dovere mio, — egli disse sempre più burbero. E andò via come se l’offeso e perseguitato fosse veramente e solamente lui.

Ma tornò rasserenato, allegro anzi, oblioso di tutto: poichè egli era un pò come certi animali selvatici addomesticati, che fanno presto ad inferocirsi e più presto ancora a dimenticare la punizione per le loro malefatte.

Anche gli altri, in casa, erano tutti contenti, per il tornato bel tempo, perchè lo zio Dionisio stava meglio, perchè Gina, presa anche lei da un risveglio di attività e di premura per la famiglia, preparava un gustoso desinare.

C’era nell’aria come un senso di liberazione: forse perchè la neve se ne andava; forse perchè anche Pietro doveva andarsene.