Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/126

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le prode dei campi dove cresceva il nasturzio e odoravano le viole nascoste; persino il bastone che lo aiutava a camminare ancora gli sembrava bello: onde rispose:

— Se non oggi domani, i puttini dovevano pure scalzarsi: potessi farlo anch’io. Chi sa però! Guarda, guarda.... Che meraviglia!

Si fermò davanti ad un palo che, piantato lo scorso anno, dopo essere parso definitivamente morto, metteva i germogli. Le foglie si aprivano rasenti al tronco, e parevano piccole mani imploranti protezione dagli uomini e dal cielo.

Anche Gina si tese a guardare con stupore, e non rise, come faceva il vecchio, nel sentire le parole di Annalena:

— Anche questo sarà un miracolo del prevosto.


Di questo prevosto si cominciò a parlare dai Bilsini come nello scorso inverno si parlava del nuovo Messia.

Baldo era stato ad ascoltare una sua predica, e, affascinato dalle parole di lui, ades-