Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/144

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Del resto egli sembrava non badasse direttamente a lei, alla sua apparenza fisica, ma a qualche cosa di lontano, oltre di lei eppure in lei, inafferrabile eppure certo. Lo disse subito:

— Non credere, Annalena, che io venga qui con secondi fini. Sei ancora una bella donna, ma sei sopratutto una brava donna e per questo mi piaci. Mi piaci attraverso i tuoi figli, attraverso la tua casa, direi attraverso te stessa. Quando sono venuto qui la prima volta, il sabato santo, uscivo di casa mia come dall’inferno, dopo che mia moglie s’era fatta venire le convulsioni per delle miserie, e bestemmiava contro il Signore risorto: entrando qui m’è parso di entrare nel paradiso; e se ancora ci torno è per respirare un sorso d’aria buona.

Allora Annalena, in uno slancio di pietà, per consolarlo pensò di confidargli che anche lei aveva le sue pene segrete: Pietro, Gina, Baldo con la sua crescente mania religiosa; le strettezze finanziarie, l’incertezza del domani, la sua stessa ambigua simpatia per lui; ma l’istinto misterioso di conservare intatto il prestigio suo e della famiglia agli occhi di lui, nell’interesse di tutti, le chiuse le parole nel cuore.

Domandò invece: