Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/195

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— Nessuno, me lo ha detto. Lo so da me.

— Allora tu sogni, Bella. Io invece la sposerò, se lei mi aspetterà. Ma bisogna che aspetti un bel pezzo. Due anni di servizio militare, — egli calcolò, spezzando in quattro lo stecchino di saggina, — ed almeno altri due prima che io mi sia sistemato. E la mamma non ce la vuole, in casa, perchè è povera e non è buona a lavorare nei campi. La mamma le vuole ricche e che lavorino: ed ha ragione. Ma l’amore è l’amore.

— L’amore è l’amore, sì, — sospirò Isabella. — È una bella trappola, tutta d’oro di fuori, e con dentro la morte.

Infervorato, Bardo cercò di spiegare, per conto suo, com’è fatto l’amore.

— È un nemico che non si vince; un pensiero che ti scava il cervello con una vanga a punta e te lo sconvolge tutto come un campo arato. Proprio così!

— E ci si va sotto anche senza volerlo, come quelli che sono investiti dalle automobili. Anche se si è corrisposti, sono sempre tribolazioni. Tu vedi col pensiero la persona amata e le dici tante cose belle: quando poi ci si vede, non trovi più le parole, resti lì come un badalucco, oppure ci si litiga.