Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/196

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— È proprio così, — annuì ancora lei, ascoltando con occhi grandi le parole di lui.

— Ma forse ci si litiga per il piacere di far poi la pace. È tanto bello far la pace d’amore.

La pace d’amore! Ecco un’espressione che Isabella non avrebbe mai saputo inventare, e che la colpì quindi come una rivelazione. Ma già, gli uomini la sanno lunga, in fatto di amore.

Spiegando di qua e di là il volante della sua veste, come una libellula che apre le ali, domandò sottovoce:

— Dimmi, dimmi, dove vi vedete?

— Prima ci si vedeva in un viottolo, dietro la loro casa; ma il padre se ne accorse e minacciò di bastonarci. È povero, il Maresca, ma orgoglioso come un milionario. D’altronde io in casa loro non ci posso andare, come fidanzato, per non dare dispiacere alla mamma.

Questi particolari non interessavano Isabella: con voce densa e dolce, che aveva sapore di frutto proibito, ella insistè!

— E adesso, dove vi vedete, adesso?

— Adesso ci vediamo di notte, quando in casa sua tutti dormono: lei scende scalza e mi riceve nell’ingresso, separato dal resto della casa da un uscio ch’ella chiude a