Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/203

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— Ero tutto sporco e puzzavo come Pinon: ecco perchè non sono venuto. Lo abbracceresti tu, adesso, Pinon?

— Se mi volesse bene, sì.

— Ah, vuol dire che io non ti voglio bene. Me lo hai pure scritto. E sia! E allora perchè sono andato a lavarmi nel fiume? Per chi ho cambiato vestito? Anzi, adesso che ci penso, voglio adornare Pinon con la mia divisa: così ti farai un’idea della bellezza che io rappresentavo.

La proposta di vestire da soldato il mendicante dissipò la tempesta: anche Isabella, già stretta dai bambini, rise con loro, e Pietro, d’altronde, non si curò più di lei.

Prese la sua divisa e accennò a Pinon di seguirlo nella stalla: poco dopo, tutti i Bilsini, riuniti nell’ingresso, intonarono un coro selvaggio, di urli, di risate, di esclamazioni: lo stesso Baldo nascondeva il viso sulle spalle della madre per frenare la sua ilarità prepotente. Sulla porta Pinon, vestito da soldato, ma coi calzoni allacciati sulle gambe nude pelose, il berretto calcato fin sugli occhi, faceva il saluto militare.