Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/214

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mi era indifferente, adesso la detesto. Sento che se la sposo l’accoppo a bastonate fin dal primo giorno: anche così come siamo, liberi ancora, mi viene spesso voglia di prenderla a schiaffi ed a pugni. Sì.

La sua voce era profondamente irritata. Bardo si sentiva come percosso lui, da tutta quell’abbondanza di botte; tuttavia una gioia inaudita gli ribolliva nel sangue, al pensiero che dunque egli poteva corteggiare senza scrupoli Bellina; e la rabbia di Pietro gli destava il riso.

— Calma, calma. Se vuoi ne parlo io, alla mamma.

— La mamma è causa lei, di tutto. Con la sua smania di farci lavorare anche alla notte, di renderci simili ai somari. Ci vuole ricchi a tutti i costi, e non sa che quando ci avrà spremuto il sangue dagli occhi non saremo più uomini, ma stracci. Lavorare, sì, ma come gli altri cristiani, otto ore al giorno e non diciotto, come lei vuole. Io non me la sento. Ed allora, in un momento di disperazione, ho pensato a Bellina. Pensavo: me ne andrò a stare con le Mantovani; farò crepare presto la vecchia avaraccia e così sarò padrone io: padrone di lavorare quando occorre e di riposare quando ce n’è di bisogno. Ma ades-