Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/223

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Adesso fu la madre, ad arrossire.

— Ed io dovrei fare questa bella figura?

— Proprio voi, sì, — affermò Baldo con forza: poi, nel veder la madre piegare fin quasi sul grembo la testa, abbattuta da una umiliazione senza pari, aggiunse sottovoce: — Sì, lo so; egli ha tanta stima di noi, e sopratutto di voi, che andargli a dire: in casa nostra c’è un mascalzone che vuole rovinarti la vita; è come metterglisi nudi sotto i piedi. Eppure bisogna farlo. Del resto, — riprese dopo un momento di silenzio, — anche lui non viene qui a raccontarvi i suoi guai e le sue debolezze? Tutti eguali siamo, nel mondo, e Gesù disse che bisogna umiliarsi per essere esaltati.

Ella tentò di ribellarsi.

— Oh, fammi un po’ il santissimo piacere di smetterla con le tue sentenze.

Ma egli le puntò subito un dito sul braccio.

— Anche voi. Anche voi contro Dio. E va bene.

Poi si alzò, lungo dritto contro luce: e sullo sfondo chiaro dell’aia, alla madre parve alto, più alto della casa, circondato di splendore, bello e forte come un giovine Apostolo.