Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/224

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Allora, d’improvviso, ella sentì l’orgoglio e la felicità di essergli madre. Così bambino ancora, egli aveva già la saviezza e lo spirito di salute di un vecchio carico di anni e di esperienza: neppure lo zio Dionisio, con la sua croce di dolore sulle spalle, giudicava gli uomini e le cose come lui.

Ella ebbe voglia d’inginocchiarsi ai suoi piedi, di confessargli la sua pena ed i suoi scrupoli; dirgli che forse la moglie di Urbano Giannini non sarebbe completamente impazzita se lei non avesse considerato ed accolto il padrone non come tale ma come un possibile amante da sfruttare in tutti i sensi: la sua dignità di madre fu però ancora una volta superiore ad ogni altro sentimento.

Ella non doveva diminuirsi agli occhi di Baldo, per rispetto a lui: d’altronde Dio vedeva la sua coscienza, la sua ferma volontà di sollevarsi e purificarsi col suo stesso pentimento.

Come spinta da questi pensieri, si sollevò, fu davanti al figlio e parve misurarsi con lui. Disse solo queste parole:

— Domani parlerò col padrone.

Ma il suo accento era tale che Baldo ricordò il momento dell’Elevazione, nella chiesa bianca d’incenso, quando solo la voce