Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/25

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— È Gesù Cristo che vuole così.

La madre aveva altro da pensare: doveva apparecchiare, e gli oggetti necessari si facevano cercare e pescare qua e là nei punti più disparati. Sopra la tavola, lunga e imbevuta di vino come quelle delle osterie, una lampada a petrolio fumicava e non riusciva a vincere il chiarore del fuoco e l’ultimo barlume rosso delle finestre.

Quella luce calda ed ambigua confaceva alla figura alquanto enigmatica della giovine donna: alta e sottile ma un po’ dura, tutta vestita di nero per la morte del padre, bruna di capelli, di occhi, di pelle, con la bocca grande e carnosa, ella pareva una donna del sud, trapiantata fra la razza bianca e bionda dei Bilsini.

Quando parlava, il bianco dei suoi denti brillava azzurrognolo, come quello degli occhi; ma ella parlava poco e teneva sempre le palpebre abbassate: e sembrava triste, preoccupata da un suo pensiero segreto: cosa che però non le impediva di eseguire con cura, quasi con disciplina, le sue più minute faccende.

Stese la tovaglia, in modo che non facesse una piega, ripulì ancora una volta i piatti ed i bicchieri prima di metterli sulla mensa, tagliò a fette trasparenti il salame e