Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/26

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sbattè senza fine le uova per la frittata: e fu lei che distribuì le fette della polenta, portandole calde sulla palma della mano come su un bel piatto vivo: prima allo zio Dionisio, poi alla madre, poi al marito ed ai cognati, in ultimo ai bambini.

Tutti si erano già seduti intorno alla mensa, nell’ordine che usavano nell’antica casa; solo la madre rimaneva in piedi, a capo tavola, di fronte allo zio; e disse con voce forte:

— Prima di toccare il cibo si dovrebbe recitare il pater nostro.

Uno dei figli, il pallido, rise, mentre gli altri rimanevano con le fette del salame sospese fra le dita: allora lo zio, dopo che si era appena seduto a stento, si alzò severo e disse in tono di comando:

— In piedi!

Tutti si alzarono, compreso il pallido, che anzi lo fece con esagerata prontezza; e le loro voci seguirono con diversi toni quella della madre che recitava con accento sonoro, come un prete in chiesa, la preghiera in latino. Anche i bambini, rappacificati e incuriositi dalla novità della scena, dorati e freschi come gli angioletti che accompagnano i santi nei quadri, rispondevano saltando le parole.