Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/253

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Pensava a quello spione di Baldo, con rancore mortale, e al modo di vendicarsi. E doveva esserci di mezzo anche la madre, e tutta l’onorata famiglia, che lo teneva in punta di naso, e lo perseguitava, lo sospettava, gli metteva sempre i bastoni fra le ruote, per impedirgli di camminare e fare il fatto suo.

Un momento. Si sentì gonfiare le tempie; si sollevò anche lui, di fronte al vecchio, con un viso di brigante, minaccioso e sanguigno.

— Che cosa intendete dire: rimediare, se la cosa è vera?

— Intendo dire andar dritto, immediatamente, dal disgraziato Giannini, confessargli il misfatto, chiedergli perdono, e togliendolo dalla sua mortale angoscia, rimettersi umilmente a lui per il resto.

— Oh, che bella festa; oh, che bella festa! E se, ammesso che io, come voi dite, sia colpevole, il Giannini, invece di accogliermi a braccia aperte, mi tirasse una schioppettata, o mi denunziasse ai carabinieri?

— Egli non lo farà. È troppo angosciato, per farlo; e se lo facesse, sarebbe un giusto castigo per te.

— Grazie tante, — sogghignò Pietro; e parve riflettere; poi rise di nuovo, col suo