Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/31

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— La pompa, ah, la pompa! Voleva la tua pompa. Ma quale? Quella da soffiarti ancora il naso?

E la disputa avrebbe preso un colore serio senza l’intervento dello zio barbone. Mentre con la mano sinistra s’ingegnava a tagliare la sua porzione di frittata, senza sollevare gli occhi, disse:

— Che state a questionare? Quella ragazza guardava me, non voi.

E una risata generale rimise d’accordo le parti.

— C’è poco da ridere, — egli riprese, parlando, come sempre, con lieve difficoltà; e pareva lo facesse apposta per rendere più burlevoli le sue parole: — non sono scapolo anch’io? E se lo sono non è perchè le donne non mi abbiano guardato. Annalena vostra madre, qui presente, può dirlo. Io forse non ho avuto che l’imbarazzo della scelta: per questo sono rimasto senza moglie. Ma sono sempre a tempo. Solo che sono di difficile contentatura. Sicuro.

Gina, che si era seduta nell’angolo accanto alla madia e profittando della penombra si confortava anche lei delle parole del marito col rosicchiare tutti gli avanzi della cena, guardava ed ascoltava lo zio e finalmente sorrideva. Annalena invece, sebbene