Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/57

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abbrustolire una lunga fila di fette di polenta, andò a svegliare i ragazzi. Poichè i suoi figli erano sempre ragazzi, per lei, a cominciare da Osca; ed il primo ad essere chiamato era lui, anche perchè Gina, propensa ai buoni sonni del mattino, sentisse la sveglia. Quando infatti sentì bussare all’uscio, ella aprì gli occhi spaventata; ricordò a stento, sembrandole di essere ancora nell’altra casa, e sospirò quasi con angoscia: ma vinse subito il sonno che la riprendeva con insidia voluttuosa e si buttò dal letto come fuggendo un luogo di pericolo.

La madre intanto continuava l’appello: entrò in punta di piedi nella camera dello zio, per non svegliarlo, e senza parlare scosse Giovanni. Anche Giovanni aprì gli occhi smarrito: vide il giorno, prima che nella finestra, negli occhi chiari di lei, e senz’altro cacciò fuori dalle coperte una gamba rossa muscolosa e tese in su le braccia stirandosi tutto come per provare le sue forze ringagliardite dal sonno.

Il difficile veniva adesso, coi due ragazzi dormiglioni e pigri. Con loro la madre non faceva complimenti; ogni volta che si trattava di svegliarli o spronarli al lavoro, per smorzare la sua tenerezza naturale ella ricordava il cattivo risultato dei suoi prozii