Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/63

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col laccio. La sua presenza bastava per animare i giovani, specialmente il prediletto Giovanni, ed egli lo sentiva e se ne confortava.

Quando il sole fu sopra la siepe, e grande e pieno inondò di oro i campi incolti, ed anche gli umili fiori del radicchio e della malva parvero fiori di giardino, Osea aveva già scavato parecchi solchi e le ceste erano piene d’uva bianca: Annalena dunque ripercorse il sentiero centrale del podere e rientrò in casa per aiutare la nuora.

La nuora, anche lei, se non era sorvegliata, si attardava nelle faccende e volentieri si appoggiava ai davanzali delle finestre o si metteva a sedere, sognando. Nessuno sapeva di questi suoi sogni e neppure lei cercava di approfondirli: adesso, per esempio, mentre la suocera rientrava dai campi, ella stava seduta accanto alla madia, rosicchiando di mala voglia una fetta di polenta abbrustolita, e contava i travicelli del soffitto.

Ventiquattro erano i travicelli che come