Pagina:Annalena Bilsini, di Grazia Deledda, Milano, 1927.djvu/87

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con una tosse forzata — Brutti tempi, figlio mio; brutti assai. E il mio povero marito che non c’è più! Triste Natale.

— Lasciate correre, mamma Mantovani: sono venuto per invitarvi, voi e la vostra Isabella, a venire da noi, appunto per passare assieme il Santo Natale. Ho giù la carrozza.

I suoi occhi si rianimano.

— Come posso lasciare la casa sola, figlio bello? Però, se Isabella vuol venire.... Tu sei un bravo giovane, eh?

— Sicuro che sono un bravo giovane, e Bellina è come una mia sorella. Ed al ritorno vi porteremo qualche regalo di mia madre.

— Bravo, bravo, come sta Annalena?

— Sta meglio del papa. — E mentre noi si chiacchierava, Isabella faceva saccheggio in casa. La sentivo muoversi e ridere da sola: poi sturò una bottiglia e costrinse anche la madre a bere.

— Vi farà passare il raffreddore.

Così ottenne il permesso di restare qualche giorno con noi. La nostra intenzione era di venircene a piedi; ma poichè cominciava a nevicare, io mi sono fatto prestare la carrozza ed il cavallo di Urbano Giannini.