Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/230

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voluto scrutare nel di lui volto il più intimo e segreto senso delle sue risposte. Ora, avendo veduto quel pudico imbarazzo da innamorato, si sarebbe detto che sul suo viso si facesse più intensa e più viva la mestizia e la pietà che già vi trasparivano al suo primo presentarsi.

— Fu una grave imprudenza da parte di quella signora; — diss’egli — una gravissima imprudenza!

Emilio, che si era accorto di quel contegno insolito, preso da una vaga inquietudine, quasi presentimento di sventura, ripassava velocemente nella memoria le ragioni probabili di quella visita inaspettata e non trovava parole.

All’osservazione del tutore consentì con un moto di testa senza aprir bocca. Il vecchio stette un po’ ancora in silenzio, poi ripigliò:

— Sono venuto dunque per parlarti di cose molto serie, caro Emilio... Sì; capisco che cosa vuoi dire; — proseguì alzando una mano al vedere che il giovane si animava in volto e stava per interrogarlo — Un po’ di pazienza e saprai tutto... tranne ben inteso ciò che non posso dirti; il nome de’ tuoi genitori è ancora e deve essere un segreto per tutti... Ma, prima che del tuo passato, io vorrei parlarti oggi del tuo avvenire; il quale, credilo a me che ti amo, vale assai più che quello.

— Sia come volete, padre mio! — disse Emilio assai calmo e come rassegnato — Dite; io sono tutt’orecchi.