Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/232

Da Wikisource.

— Caro Emilio, tu mi parli con un tuono così risoluto che mi dà poca speranza di riuscire... Nondimeno lasciami andar in fine del progetto che ho sognato per te, e poi tu sarai sempre padrone di fare ciò che più ti conviene. Sappi dunque che colla maggiore età hai acquistato il diritto di disporre del capitale che ti fu costituito alla nascita, e di cui ti ho fatto tenere finora gli interessi regolarmente... Lasciami continuare... le domande me le farai dopo, e ti prometto di rispondere in tutto quello che... potrò. Quel capitale è, come sai, di cinquantamila lire, vale a dire di quarantamila svanziche, che tu metteresti nel fondo sociale accanto ad altre molte del tuo socio, e che ti potrebbero fruttare, come sai, il trenta per cento. Oltre a ciò, siccome il tuo socio ha una figlia unica, bella, di sedici anni, io non avrei che a dire una parola, e tanto lei che la sua dote di centocinquantamila lire diventerebbero tue... Che ne dici?

— Cosa volete che vi dica, caro tutore? — sclamò Emilio ridendo — Voi mi recitate uno squarcio delle Mille e una notti. Mi concederete che se dovessi accettare questo matrimonio così sui due piedi...

— Non dico che tu debba ora accettarlo, — interruppe il vecchio — e tanto meno sui due piedi. Io non ho neppure la facoltà di proportelo finora... Ti chiedo soltanto se, nel caso che giungessi a persuadere l’amico di fondar la banca a Milano invece che a Lione..., tu saresti così lontano dal prender moglie?