Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/234

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bene che io non sono solo a trascinare questa vita! Che direbbero se disertassi così il campo dove, poco o tanto, si combatte e si spera, per ritirarmi a vegetare egoisticamente... e a far denari? Qual è il giovane di cuore che vorrebbe mettersi a posto finchè dura questo orribile stato di cose? Non è vero che fra un anno, fra due mesi, domani forse, mi toccherebbe di piantar là moglie e banca e interessi e ogni cosa, per correre alla chiamata di Garibaldi, o di chiunque altri promettesse di mandar via questa maledetta canaglia di Tedeschi...?

— Ah povero Emilio! Tu speri dunque ancora?

— Ancora? Se spero? Dio santo!! Pensate che ho ventiquattro anni, e che se non sperassi... morirei.

— Tu sei un bravo giovine, Emilio! — disse il vecchio appoggiando la fronte sulle mani raccolte sul pomo della sua canna — Dio tolga ch’io non riconosca la nobiltà delle tue idee. Contuttociò senza credere di essere tacciato di vecchio egoista, ti dirò che a questo mondo colle tue idee si va a rischio di essere infelice per tutta la vita, e che certe speranze senza fondamento non giovano nè a sè, nè agli altri, nè al paese. Non è, secondo me, colla sdegnosa inazione che potrete raggiungere più presto ciò che andate sperando; la forza sta nell’azione e nella ricchezza; se userete di tutte le vostre forze vive a far ricco il paese, sarete più vicini allo scopo che non stando colle mani alla cintola.

— Io non sto colle mani alla cintola...