Pagina:Arrighi - La scapigliatura e il 6 febbrajo, Milano, Redaelli, 1862.djvu/236

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— Dite, padre mio, v’ascolto.


— Il giorno 16 dicembre 1829, — cominciò il vecchio — io me ne stavo a letto leggendo un trattato sulla flogosi,... mi ricordo,... poco dopo la mezzanotte,... quando la mia serva Caterina, che è morta nove anni fa, e che tu non hai conosciuta, venne a svegliarmi dicendomi che era stato suonato il campanello, e che ci era qualcheduno in istrada che aveva bisogno di me e dei soccorsi della mia scienza. Stavo per levarmi, quando vidi entrare un giovine della tua età, circa, il quale dopo avermi detto che aveva bisogno ch’io lo seguissi fuori di Milano ad assistere una donna di sua conoscenza, mi fe’ capire che ella aveva interesse di non lasciarsi conoscere, in modo che dovetti promettergli di lasciarmi bendare gli occhi, perfino lungo la strada. Infatti, quando fui nella carrozza, che quel signore aveva fatto avvicinare alla porta, nel frattempo ch’io terminavo di vestirmi, mi cavai di tasca il mio bravo fazzoletto, me lo misi sugli occhi, e così feci tutta la strada, al buio. Giunti nella casa dove era tua madre, smontammo, e quando fummo giunti in una certa sala, che mi par ancora di vedere dopo ventiquattr’anni, il giovine che mi accompagnava, e che era tuo padre, mi sbendò, e mi lasciò solo un momento. Guardatomi intorno, vidi che le pareti di quella sala erano piene di quadri; allora, preso un lume, mi diedi ad esaminarli, e non appena ebbi gettati gli occhi sul primo, che mi